Troppete Troppete
Questo sito è fantastico. Come entrare nella caverna dei Quaranta Ladroni. E poi, nel mio caso, restarci tutto il fine settimana, mentre Gente Più Saggia di Me ululava che uscissi a godermi la prima temperatura decente da mesi a questa parte…
“Di che cosa diamine parli, Chiara?”
Er… sì, scusate. Il luogo in questione si chiama TV tropes, vale a dire, più o meno, Tropi Narrativi Televisivi. A dire il vero potrebbe anche chiamarsi Topoi Narrativi Televisivi, o Funzioni Narrative Televisive, perché il contenuto si presta a definizioni elastiche, ma non divaghiamo. E non facciamoci nemmeno sviare dalla parte “Televisivi”, perché non rende del tutto giustizia.
Diciamocelo: non capita tutti i giorni di trovare un archivio sterminato di meccanismi narrativi, tipi di personaggi, trame, finali, luoghi comuni, variazioni sugli stessi… Immaginatevi una specie di versione web delle Funzioni di Propp, solo enorme e piena di esempi…
Ok, ammetto che per la maggior parte gli esempi sono presi da serie anime, telefilm americani, libri di fantascienza, (video)giochi e, sa il cielo perché, dal wrestling. D’altra parte, sull’etichetta c’è scritto TV tropes, nevvero? E a dire il vero c’è anche qualche esempio letterario e cinematografico classico, ma la parola operativa qui è qualche.
Comunque non importa più di tanto: ogni trope* è descritto in modo dettagliato e riconoscibile (e con una buona dose di humor, che non guasta mai), cosicché è estremamente istruttivo, e talvolta sorprendente, constatare quanti tropes differenti compaiano in ogni libro o racconto di nostra conoscenza, e come siano combinati.
Sì, d’accordo, questo genere di esercizio è l’equivalente letterario dello smontare il giocattolo per vedere come funziona. Sapere come funzionano i meccanismi toglie un po’ di suspense alla lettura, ma apre botole inaspettate sugl’ingranaggi della struttura narrativa… non desideriamo forse tutti di fare un giro dietro le quinte a vedere come funzionano le macchine di scena?
Ecco, considerate TV tropes una guida piuttosto irriverente al backstage tour della letteratura. Da prendersi, magari in combinazione con questo (saltando la convoluta e insopportabile sezione intitolata Forster-Harris), una volta al dì, prima o dopo i pasti.
*Nota a pie’ di Post: seguito a chiamarli tropes non perché sia un’orrida esterofila°, ma perché nell’accezione vaga che ho detto il termine diventa difficile da tradurre.
° Ok, sì, magari un po’. E poi no: “anglomane incurabile”, semmai… E’ diverso. Sì, lo è. E invece sì.
Non Si Può Avere Tutto
Bella giornata a Modena Book, domenica.
In particolare, lunga conversazione con Loris Ferrari, autore di Damnati ad Metalla, nonché fisico.
Affascinante teoria: i Greci, che sapevano una cosa o due in fatto di narrazione e di storie, dicevano che guerre, carestie, pestilenze e tragedie in generale erano mandate dagli dei perché gli uomini avessero qualcosa da raccontare. E adesso come adesso, dopo sessant’anni di relativa pace e di più o meno indisturbato sviluppo, l’Occidente non ha più molto da raccontare. Tanti libri, sì, tanta gente che scrive, tanti buoni e discreti autori ma… niente capolavori, perché mancano a monte quelle tragedie che trascendono l’esperienza personale e generano storie il cui senso sopravvive alle generazioni.
Ho sempre pensato che la mancanza di guerre plasmi una civiltà, proprio come la plasmano le guerre, anche se ovviamente non allo stesso modo.
Loris Ferrari conclude che sarebbe abbastanza criminale lamentarsi, visto che la controparte della carenza di capolavori sono sessant’anni di pace e sviluppo.
E quindi, tanto per parafrasare Brecht, beato quel popolo che non ha bisogno di capolavori?
Come dicevo, affascinante teoria.
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Domani, “Fumo e Nebbia, La Londra Cupa di Charles Dickens”, all’Università della Terza Età di Gonzaga (MN)