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Ott 13, 2013 - musica    Commenti disabilitati su Greensleeves

Greensleeves

Oggi Vaughan Williams: Fantasia on Greensleeves.

Greensleeves è una di quelle cose.

Confesso che è stato un piccolo shock per me scoprire che c’è gente cui non piace Greensleeves…

Col che non voglio dire che non apprezzare Greensleeves sia grave… oh well, avete capito che cosa intendo.

Buona domenica.

Piove, Piove, O Pastorella

Avete badato che fa freddo? E avete badato che piove?

E allora…

Me la cantava mia nonna quand’ero bambina, ma non sapevo che venisse da un’operetta del 1780 chiamata Laure et Pétrarque.

Il pleut, il pleut, bergère
Presse tes blancs moutons
Allons sous ma chaumière
Bergère vite allons
J’entends sous le feuillage
L’eau qui tombe à grand bruit
Voici venir l’orage
Voici l’éclair qui luit

Entends-tu le tonnerre ?
Il roule en approchant
Prends un abri, bergère
À ma droite en marchant
Je vois notre cabane
Et tiens voici venir
Ma mère et ma soeur Anne
Qui vont l’étable ouvrir

Bonsoir, bonsoir ma mère
Ma soeur Anne, bonsoir
J’amène ma bergère
Près de nous pour ce soir
Va te sécher, ma mie
Auprès de nos tisons
Soeur, fais lui compagnie
Entrez petits moutons

Soignons bien, oh ma mère
Son tant joli troupeau
Donnez plus de litière
À son petit agneau
C’est fait allons près d’elle
Eh bien donc te voilà
En corset qu’elle est belle
Ma mère, voyez-la !

Soupons, prends cette chaise
Tu seras près de moi
Ce flambeau de mélèze
Brûlera devant toi
Goûte de ce laitage
Mais tu ne manges pas ?
Tu te sens de l’orage
Il a lassé tes pas

Eh bien voilà ta couche
Dors-y jusques au jour
Sur ton front pur ma bouche
Prend un baiser d’amour
Ne rougis pas bergère
Ma mère et moi demain
Nous irons chez ton père
Lui demander ta main

E buona domenica. E se per caso siete da queste parti e se vi va, ci vediamo a teatro.

Set 29, 2013 - musica    Commenti disabilitati su La Stella Della Sera

La Stella Della Sera

Che poi questo è anche l’anno wagneriano, a ben pensarci.

E no, non mi metterò a raccontarvi i libretti di Wagner, però un po’ di musica sì.

Dal Tannhauser, la bellissima O du mein holder Abendstern di Wolfram – cantata da Thomas Hampson.

E buona domenica.

Ago 25, 2013 - musica    2 Comments

Clair De Lune

Siccome mercoledì Claude Debussy avrebbe compiuto 151 anni, oggi ascoltiamo il suo celeberrimo Clair de Lune in una veste un tantino inconsueta.

Voi lo sapevate che nel 1940 questo incantevole pezzo, nella versione per orchestra, era stato animato per Fantasia? Se, come me, non lo sapevate, è perché fu tagliato pre-anteprima. Troppo lungo – e forse un nonnulla statico a fini cinematografici…

Ed era anche andato perduto – o almeno così si credeva, finché non saltò fuori dagli archivi, danneggiato e incompleto. Restauro, buchi rappezzati con footage preso da altre parti del film, e il risultato è questo, accompagnato dall’interpretazione della Philadelphia Orchestra diretta da Leopold Stokowsky. 

E buona domenica agostana.

Ago 11, 2013 - musica    Commenti disabilitati su Catch A Falling Star – Nina Wall

Catch A Falling Star – Nina Wall

Avete visto le stelle cadenti, la notte scorsa? Io quattro.

E a quanto pare, il bello deve ancora venire, perché dovrebbero vedersene molte di più tra il dodici e il tredici…

Intanto, musica appropriata:

E buona domenica.

Lug 28, 2013 - musica, Poesia    Commenti disabilitati su La Febbre Del Mare

La Febbre Del Mare

Kris Delmhorst canta una bellissima e inconsueta versione di Sea Fever, di John Masefield.

E questo è il testo:

I must go down to the seas again, to the lonely sea and the sky,
And all I ask is a tall ship and a star to steer her by;
And the wheel’s kick and the wind’s song and the white sail’s shaking,
And a grey mist on the sea’s face, and a grey dawn breaking,
 
I must go down to the seas again, for the call of the running tide
Is a wild call and a clear call that may not be denied;
And all I ask is a windy day with the white clouds flying,
And the flung spray and the blown spume, and the sea-gulls crying.
 
I must go down to the seas again, to the vagrant gypsy life,
To the gull’s way and the whale’s way where the wind’s like a whetted knife;
And all I ask is a merry yarn from a laughing fellow-rover,
And quiet sleep and a sweet dream when the long trick’s over.

E buona domenica a tutti.

Lug 14, 2013 - musica    Commenti disabilitati su Musica Da Velieri

Musica Da Velieri

Mare aperto e tempeste oggi – ovvero il secondo movimento della Tall Ship Suite di Dave Roylance e Bob Galvin, suonata dalla Liverpool Royal Orchestra diretta da William Connor.

E buona domenica!

Lug 7, 2013 - musica    Commenti disabilitati su Sinfonia Del Mare

Sinfonia Del Mare

Ve l’ho detto che sono al mare? Be’, sono al mare.

E allora mi sembra sensato postare oggi il primo movimento della Sea Symphony di Ralph Vaughn-Williams – eseguita dalla Bournemouth Symphony Orchestra.

Ecco.

E buona domenica.

Lug 1, 2013 - Anno Verdiano, musica    2 Comments

Librettitudini Verdiane: Alzira

Se mai opera nacque sotto i migliori auspici, probabilmente fu l’Alzira. giuseppe verdi, anno verdiano, salvatore cammarano, alzira, voltaire, teatro san carlo

Insomma, il San Carlo di Napoli era un teatro difficile da accontentare. Venirci chiamati – come capitò a Verdi nel ’44, e vedersi offrire la collaborazione con un principe dei librettisti come l’esperto, celebre e notevole Salvadore Cammarano, era un’opportunità non da poco.

Verdi accettò di slancio e diede a Cammarano carta bianca – bianchissima: qualsiasi cosa il librettista avesse in mente, lui l’avrebbe musicata con entusiasmo.

giuseppe verdi,anno verdiano,salvatore cammarano,alzira,voltaire,teatro san carloE Cammarano aveva in mente Voltaire. Ma non un Voltaire qualunque: Alzire, Ou Les Américains – tragediona in cinque atti con gli Incas e i Conquistadores, il Buon Selvaggio e il Cristianesimo, l’Amore e la Vendetta – tutto in maiuscole. E, giusto per non farsi mancare nulla, il tutto si svolgeva in Perù! Che si poteva volere di più in fatto di esotismo?

Per un po’, Verdi e Cammarano si danzarono intorno in reciproco entusiasmo come due uccelli-lira nella stagione del corteggiamento, sotto lo sguardo benevolo di Vincenzo Flauto, impresario del San Carlo. Poi…

Be’, poi cominciarono i guai.

Cammarano si rivelò verseggiatore lento.

Verdi si ammalò.

L’Eugenia Tadolini, il supersoprano su cui Verdi aveva messo gli occhi per il ruolo eponimo, si rivelò incinta.

Di Anna Bishop, la possibile Alzira inglese caldeggiata da Flauto, Verdi non voleva nemmeno sentir parlare.

Cammarano diceva sempre di sì a tutte le modifiche richieste da Verdi – e poi faceva sempre di testa sua.

Verdi seguitava in cattiva salute.

Flauto cominciò a credere (forse non del tutto a torto) che Verdi stesse tergiversando.

Il libretto dopo tutto era molto meno meraviglioso di quanto fosse parso in un primo momento.

Anna Bishop sobillò melomani e stampa contro il compositore forestiero…

Alla fine fine, tanto si procrastinò che la Tadolini rientrò in servizio e Verdi, col libretto finalmente completo, si mise al lavoro. Leggenda vuole che musicasse tutto quanto in venti giorni – per poi precipitarsi a Napoli per le prove. giuseppe verdi,anno verdiano,salvatore cammarano,alzira,voltaire,teatro san carlo

Con Flauto seccato, la Tadolini convalescente, Verdi convalescente e seccato, Cammarano freddino, la città ostile e la Bishop che soffiava sul fuoco, potete immaginare che il clima non fosse dei migliori.

E per di più il libretto era… yes, well.

Ma vediamo.

Per cominciare, immaginatevi una vasta pianura, irrigata dal Rima: l’oriente è ingombro di maestose nubi, imporporate dai raggi del sole nascente. Quando il sipario si apre sul prologo, una tribù di Americani è intenta a pregustare in coro le brutte cose da farsi al prigioniero spagnolo – nientemeno che il vecchio e canuto governatore del Perù.

E vi riporto, perché ne vale la pena…

Muoja, muoja coverto d’insulti,
I martiri sien crudi, ma lenti,
(Con accento ferocissimo)
Strappi ad esso codardi singulti

Il tormento di mille tormenti. –
O fratelli, caduti pugnando,
Dalle tombe sorgete ululando…
L’inno insieme del trionfo s’intuoni,
Mentr’ei sparge l’estremo respir.

Ecco, appunto. Ma mentre già levano dardi (!), picche e tizzi ardenti per grigliare Don Alvaro, piomba tra loro in canòa il tenore – accolto con gran gioia da tutti senza che, cosa rilevante, nessuno lo chiami per nome.

A dimostrazione del fatto che non è poi così selvaggio, il giovanotto fa grazia a Don Alvaro e lo rimanda per la sua strada. Solo a questo punto si rivela essere il capo locale Zamoro, che tutti credevano morto, e ci racconta come a) le voci sulla sua morte fossero decisamente premature; b) non abbia altra brama al mondo se non quella di vendicarsi di Gusmano, figlio di Don Alvaro; c) sia ansioso di riunirsi alla sua bella Alzira.

giuseppe verdi,anno verdiano,salvatore cammarano,alzira,voltaire,teatro san carloAh, ma il fatto si è che Alzira, insieme al babbo capo Ataliba, è prigioniera degli Spagnoli a Lima… Ebbene, ragione di più per raccogliersi attorno tutte le tribù furibonde, marciare su Lima e dare agli Spagnoli quel che spetta loro, giusto? E così, galvanizzati dalla prospettiva, i nostri Americani si avviano tumultuosi, agitando all’aura vivamente e dardi, e clavi, ed aste.

Sipario – e Atto Primo, che, alla maniera di Cammarano, ha un suo titolo: Vita per vita.

Siamo a Lima, adesso, dove è appena arrivata una nave recante dispaccio reale.

Alvaro comunica a soldati, ufficiali e popolo che Madrid gli ha concesso il sospirato pensionamento. Il nuovo governatore è suo figlio Gusmano – che è, badate bene, baritono.

E Gusmano comincia il suo governatorato stringendo la pace con Ataliba, re Inca – pace da suggellarsi con il matrimonio tra Gusmano stesso e Alzira, la bella figlia di Ataliba.

Ataliba chiede un po’ di tempo: Zamoro, il precedente fidanzato della fanciulla, è morto in battaglia e lei è ancora un tantino scossa… Gusmano capisce, ma è innamorato e non ha nessuna particolare voglia di aspettare. Vorrebbe, per favore, Ataliba esercitare la sua autorità paterna?

Perché insomma, va bene essere capitani vittoriosi, va bene essere governatori del Perù – ma senza il cor d’Alzira/un mondo è poco a lui…

Ataliba vorrebbe, e tutto il coro spagnolo simpatizza.

Chi non vorrebbe affatto è Alzira che, dicono le sue donzelle americane, di giorno e di notte, nel sonno e nella veglia, non fa altro che invocare Zamoro – che, ricordatevi, crede morto. E qui a noi balza vagamente l’idea che Alzira sia una tremenda rompiscatole, ma fingiamo di nulla e stiamo ad ascoltarla mentre si sveglia, racconta di avere sognato un’altra volta il defunto Zamoro, cui intende essere fedele, morte o non morte.giuseppe verdi,anno verdiano,salvatore cammarano,alzira,voltaire,teatro san carlo

Per cui, quando Ataliba arriva e le comunica che non c’è più trippa per gatti ed è gioco forza sposare Gusmano, la fanciulla non è per nulla contenta. Ma come, e Zamoro?

Ataliba le fa notare che: 1) Zamoro è, you know, morto; 2) solo sposando Gusmano può restituire la pace al suo popolo; 3) poteva andarle peggio, visto che Gusmano è sinceramente innamorato di lei; 4) e comunque glielo ordina suo padre: poche storie e agl’imenei si proceda.

E mentre Alzira fa sopraneschi propositi di morte, l’ancella Zuma le annuncia che… Be’, di fatto le annuncia che secondo una sentinella c’è un Americano che chiede udienza – ma qui siamo all’opera, per cui Zuma dice che:

Alcun fra loro, cui vegliar le porte
S’ingiunge, annunzia che venirne implora
Un de’ nostri al tuo piede.

Chi fia? E indovinate un po’?

Ma Zamoro, naturalmente – che dapprima Alzira scambia per un fantasma. Ma no, è lui in carne, ossa e sete di vendetta, per non parlare di un’ombra di sospettosa indignazione: ma come, davvero è pronta a sposare uno Spagnolo? Quello specifico Spagnolo fra tutti? Alzira, con notevole sottigliezza, risponde che non era pronta affatto: doveva farlo e basta. Al che Zamoro si scioglie, e i due cinguettano un diluvio di teneri e appassionati emistichi…

…Fino all’ingresso di Gusmano con Ataliba e coro al seguito!

Gusmano, non incomprensibilmente, non è colmo di letizia nello scoprire che Zamoro è ancora vivo, e lo condanna a morte.

Alzira strilla, Ataliba è perplesso, il coro si divide in pro e contro e, nel mezzo del pandemonio, entra Alvaro, che riconosce in Zamoro il nobile selvaggio che gli ha salvato la vita nel prologo.

Segue confusione: incalzato da Alzira, Ataliba e parte del coro, Alvaro supplica il figlio di essere clemente; Zamoro pensa di migliorare la sua situazione insultando Gusmano; il resto del coro chiede misure drastiche; Gusmano comincia inflessibile, poi è scosso quando il babbo gli s’inginocchia davanti, poi spiega di non poter cedere perché c’è di mezzo Alzira…

giuseppe verdi,anno verdiano,salvatore cammarano,alzira,voltaire,teatro san carloMa all’improvviso, odesi un murmure lontano. Vi eravate dimenticati delle tribù furibonde, vero? Be’, eccole qui, le tribù furibondo, che vengono a riprendersi Zamoro, Alzira, Ataliba e, già che ci sono, Lima tutta e il maggior numero possibile di teste spagnole.

Questo sì che decide Gusmano – e, badate bene, non perché speri di placare gli attacanti. Scosso dalle preci del genitore, punto sul punto d’onore e ansioso di battaglia, rimanda Zamoro da dove è venuto (vita per vita!), con la promessa d’incontrarlo sul campo.

Il coro accoglie variamente la prospettiva di altro spargimento di sangue, Gusmano e i suoi escono da una parte, Zamoro dall’altra e Alzira, trattenuta dal padre e dalle donzelle americane, vaneggia di scudi umani.

Sipario.

L’Atto Secondo, che s’intitola La vendetta di una selvaggio, si apre sull’inequivocabile costatazione che gli Spagnoli sono più tosti degli autoctoni. Gli autoctoni le hanno prese di santa ragione (again), Zamoro è prigioniero (again) e Gusmano si appresta a firmare la sua condanna a morte (again). Arriva Alzira a supplicare la grazia per Zamoro (again), con il ricattatorio argomento che, se muore lui, muore anche lei.

Ma in fatto di ricatti, anche Guzmano non scherza: non c’è nessun bisogno che Zamoro muoia. Basta che Alzira ceda e il selvaggio è salvo.

Contro-contro-ricatto: ma non capisce Gusmano che tradire il suo giuramento ucciderebbe Alzira non meno della morte di Zamoro?

Ed è qui che Gusmano scopre il bluff di Alzira: sì, tutto molto poetico, ma la scelta resta tra le nozze e l’esecuzione.

E che deve fare un povero soprano? Alzira cede e Gusmano, nel suo entusiasmo, convoca il suo SIC per impartirgli queste affascinanti istruzioni:

Il pronubo
Rito solenne appresta…
E sia di tede innumeri
Splendente la città…

E quello corre. E Alzira si lancia nei consueti propositi di morte a’ pie’ dell’ara – cosa che potrebbe allarmare un nonnulla Gusmano, se non fosse troppo occupato a effondere sulla sua immensa gioia e sulla natura del suo amore…

Butta male, non pare anche a voi?

Ma spostiamoci per un momento in un’orrida caverna. Non potevamo assolutamente farci mancare un’orrida caverna. E in questa specifica orrida caverna si riuniscono i rimasugli della malconcia orda peruviana, a lamentare la batosta e a rallegrarsi della marginale consolazione di essere riusciti a liberare Zamoro corrompendo i suoi custodi.

Ed eccolo, Zamoro, cui secca maledettamente di essere giuseppe verdi,anno verdiano,salvatore cammarano,alzira,voltaire,teatro san carlostato sconfitto da Gusmano, e non è ancor nulla. Quando i suoi gli fanno notare le luci di Lima in lontananza e gli svelano le nozze imminenti, Zamoro perde la testa, maledice la fedifraga (again), giura vendetta e allarma i suoi correndo via nell’intento di imbucarsi al matrimonio – e non per scroccare i canapé.

Torniamo a Lima anche noi, e troviamo Gusmano che gongola, Alzira che si strugge e il coro che fa quel che i cori sono pagati per fare almeno una volta in ogni opera: compiacersi di un imene.

Ma proprio mentre Gusmano tende la destra alla sua riluttante e lacrimosa sposina, ecco Zamoro che, con balzo felino, esce di tra le quinte e pugnala lo sposo. A morte.

Orrore! Orror!!

Le sezioni armate del coro inorridito si avventano sull’omicida – ma aspettate… Colpo di scena! Con l’equivalente operistico di una conversione a U, Gusmano ferma tutti. Se non dispiace a nessuno, lui, che selvaggio non è, preferirebbe perdonare l’accoltellatore selvaggissimo e adoratore di dei crudeli.

Sensazione.

Il coro è perso in lacrimosa ammirazione. Zamoro è attonito (e forse anche un po’ seccato: che figura si fa a pugnalare un uomo che ti perdona?). Alzira, folgorata da tanta generosità, si converte all’istante. Don Alvaro è distrutto.

Gusmano non fa le cose a mezzo: ricongiunge i due innamorati, ingiunge loro di vivere felici e scagiona Alzira da qualunque intento matrimoniale. Sta a vedere che dopo tutto l’aveva ascoltata più di quanto sembrasse?

Il coro tutto è ammirato e commosso.

Gusmano barcolla, cade ai piedi del padre, gli chiede e ottiene una benedizione in extremis e manda l’estremo anelito per la disperazione del povero Don Alvaro e la commozione generale.

Spirò!…

commentano utilmente Gli Altri – caso mai il particolare ci fosse sfuggito.

Doppio accordo conclusivo regolamentare. Sipario.

E siamo alle solite, vero? Che un baritono possa vivere felice e/o amare ricambiato è proibito dalle leggi del Fato Operistico. Figurarsi. Oh well.*

giuseppe verdi,anno verdiano,salvatore cammarano,alzira,voltaire,teatro san carloAd ogni modo, quando alla fine andò in scena nell’agosto del ’45, l’Alzira non piacque. Il pubblico la trovò cortina, frettolosa, bruttarella di musica e parole…

La prima fu accolta freddamente, le tre repliche furono fischiate. Peggio ancora andarono le riprese di Roma e Milano. Dopo avere difeso senza troppa convinzione il suo lavoro per un po’, Verdi stesso giunse alla celebre conclusione che l’Alzira fosse proprio brutta.

Quanto questo giudizio del suo stesso autore abbia pesato sulla fortuna successiva di questa escursione peruviana, è difficile a dirsi. Di certo, quasi nessuno la mette in scena – e che vi devo dire? Di solito, se un’opera non viene rappresentata per decenni e decenni e decenni… be’, un motivo c’è.

 

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* E sì: ho un debole per i baritoni. So sue me. E vi avverto: rants come questo – e peggiori di questo – ne leggerete ancora.

 

 

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