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Set 25, 2011 - musica, Poesia    1 Comment

Joan Of Arc

Oh, Leonard Cohen! Riuscire a trattare poeticamente un personaggio storico in una maniera così profonda e universale – e farlo in musica così bella, con questa intensità… *sospirone*

E buona domenica.

E Poi La Musica: Heart Of A Soldier

Oggi, come dieci anni fa, ero al lavoro quando mi telefonarono per dirmi di accendere la televisione.

C’erano le Torri Gemelle in fiamme, c’erano le colonne di fumo sul Pentagono, c’erano le sirene, le grida, l’aria piena di polvere – e la terribile incertezza: che cosa stava succedendo?

Era il mondo che cambiava.

Poi è venuta una guerra, sono venute le commemorazioni, sono venuti i film e i libri, sono venute le teorie cospirazioniste – e il mondo non è più quello di dieci anni fa.

Confesso di non avere molta pazienza con i cospirazionisti – non foss’altro che per logica occamiana. Ne ho ancora meno con chi, come Stockausen o Franco Piperno, è capace di definire l’attacco alle Torri come “un atto di sublime bellezza” compiuto da “audaci intellettuali”.

Preferisco chiamare intellettuali gente come la librettista Donna di Novelli, il compositore Christopher Theofanidis, la regista Francesca Zambello e il baritono Thomas Hampson, i creatori dell’opera Heart Of A Soldier, nata in occasione del decennale. HoaS debuttava ieri sera alla San Francisco Opera. Ancora non so di quanta “sublime bellezza” si possa parlare a proposito dell’opera in sé, ma ricordare mettendo in versi e musica una storia di amicizia, di amore, di responsabilità, di perdita, di idee, di decisioni difficili, di dovere, di differenze e di sacrificio – questo è quel che mi piace definire un atto di bellezza.

Apr 1, 2011 - musica    Commenti disabilitati su La Fisica Dei Concerti

La Fisica Dei Concerti

Hampson_marco-borggreve2-300x248.jpgLa teoria di Thomas Hampson in fatto di lieder è che ognuno va interpretato come se fosse una storia, un’opera in miniatura. Questa teoria è uno dei fattori – insieme a una tecnica superlativa e a un’espressività intensa e raffinata al tempo stesso – che hanno fatto di lui un liederista di prim’ordine. Specialmente quando si parla di Mahler, Thomas Hampson è la meraviglia delle meraviglie.

Nondimeno, quando lunedì sera ha iniziato il suo recital alla Scala, doveva avere qualche riserva. Forse perché in Italia canta poco, forse perché qui da noi è accompagnato da una serie di pregiudizi nei confronti della sua voce “non verdiana”, forse perché all’inizio il teatro sembrava la sala da musica di un sanatorio, dove tutti continuavano a tossire, schiarirsi la voce e soffiarsi il naso…

Insomma, non è stato il più caloroso degli inizi. Gli applausi sono arrivati fin da subito – fin da dopo ScalaInterno520x543.jpgSchubert, ma non c’era quella specie di magica elettricità che si produce tra esecutore e pubblico nelle occasioni davvero felici. Poi le cose sono migliorate con Liszt, mano a mano che il pubblico restava sempre più incantato e Hampson se ne accorgeva… Lo si vedeva rilassarsi lied dopo lied, e quando siamo arrivati a Mahler, nella seconda parte del concerto, la corrente delle grandi occasioni fluiva in entusiasmante abbondanza.

Il tutto si è chiuso in un tripudio di ovazioni e bis durato una ventina di minuti, e tutti ce ne siamo venuti via con l’impressione che la Scala e Thomas Hampson si fossero conquistati a vicenda.

A volte gli stati di grazia arrivano inaspettati.

Feb 27, 2011 - cinema, musica    3 Comments

Piccioni & Lacrime

Ci sono tre cose che mi fanno lacrimare senza fallo.

Una è il V Atto del Cyrano de Bergerac, l’altra è il finale de La Cripta dei Cappuccini di Roth, e la terza, più incomprensibilmente, è questa ninna-nanna che Julie Andrews canta in Mary Poppins. Non so che farci, si vede che tocca qualche centro nervoso, ma fin da bambina, appena Julie-Mary comincia a tubare colla vecchietta, coi piccioni e colla cattedrale, I open the waterworks. 

Ci credete se vi dico che per postare qui ho aperto il filmato su YouTube, ne ho ascoltati forse venti secondi per accertarmi che fosse quel che volevo e ho già i lucciconi? Sì, secondo me ci credete, e vi divertite anche…

E voi? Non avete niente che vi faccia venire gli occhi lustri in maniera del tutto irragionevole?

Buona domenica, va’…

Feb 20, 2011 - musica    2 Comments

Note E Neuroni

Questo è meraviglioso: al Festival Mondiale della Scienza 2009, Bobby McFerrin fa una cosa spettacolare al pubblico, e sostiene di riuscire a farlo ovunque, con qualsiasi pubblico, perché il nostro cervello è programmato per riconoscere gli intervalli musicali. Confesso di essermi sempre chiesta se la percezione dei toni fosse innata o derivata – voglio dire, in Asia, per esempio, la musica è organizzata diversamente…

Questa sembrerebbe una risposta – e non quella che mi aspettavo.

 Buona domenica!

Gen 2, 2011 - musica    Commenti disabilitati su In The Bleak Midwinter

In The Bleak Midwinter

Musica da caminetto, oggi. Musica da tazza di tè speziato, da gatto sulle ginocchia, da pila di libri accanto alla poltrona più comoda. E magari, da neve fuori dalla finestra. Non posso fare a meno di pensare che quello di Loreena McKennit è un inverno tutt’altro che desolato.

Buona domenica.

Dic 26, 2010 - musica, Natale    Commenti disabilitati su Il Buon Re Venceslao Si Affacciò Alla Finestra

Il Buon Re Venceslao Si Affacciò Alla Finestra

Carola natalizia medievale: la sera di Santo Stefano, S. Venceslao, futuro re postumo di Polonia*, si affaccia alla finestra del suo castello. La neve è alta, la luna splende e il freddo è tagliente. Enter un uomo che raccoglie legna. Di notte? E vabbe’, è una leggenda. Il Re chiede al suo Paggio chi sia, e scopre che si tratta di un Pover’Uomo che vive in una capanna presso la fonte di Sant’Agnese. Mosso a compassione, il Re carica se stesso e il Paggio di legna, vino e vivande, ed esce per una spedizione benefica, facendo molto felice il Pover’Uomo. Ma sulla via del ritorno la neve è alta, il freddo tagliente, e il Paggio è sul punto di soccombere al freddo e alla fatica. E allora, miracolo: le impronte del Re all’improvviso aprono un sentiero nella neve e i due caritatevoli viandanti ritrovano felicemente la via del castello.

 

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* Postumo, sì: in vita era Duca di Boemia, e non so più quale degli Ottoni lo creò re post mortem. Dopodiché fu anche santificato.

Dic 24, 2010 - musica, Natale, Poesia    Commenti disabilitati su Campane

Campane

bells3.jpgDa bambina, mi pareva sempre che la Notte di Natale dovesse essere piena di campane e campanelle… Forse è per via di questa poesiola che ripetevo insieme alla mia meravigliosa nonna ogni 24 dicembre…

 

 

La Gelida Notte

 

Suonate, squillate,
campane beate
del santo Natale!
E’ tutta splendente
di luce divina
la stella d’oriente.
Cammina, cammina,
s’appressano a frotte,
cantando, i pastori.
La gelida notte
è tutta splendori.

 

(Canto tradizionale)

 

E, visto che ci siamo, la Carola delle Campane, tratta da una melodia tradizionale ucraina:

 
 http://senzaerroridistumpa.myblog.it/media/02/01/57219277.2.mp3

Con parole:

Hark! how the bells, sweet silver bells
All seem to say, throw cares away.
Christmas is here, bringing good cheer
To young and old, (meek and the bold)
Ding, dong, ding, dong, that is their song,
With joyful ring, (all caroling)
One seems to hear words of good cheer
From everywhere, (filling the air)
O, how they pound, raising the sound
O’er hill and dale, telling their tale

Gaily they ring, while people sing
Songs of good cheer, christmas is here!
Merry, merry, merry, merry christmas!
Merry, merry, merry, merry christmas!

On, on they send, on without end
Their joyful tone to every home
(Hark! how the bells, sweet silver bells
All seem to say, throw cares away.)
Christmas is here, bringing good cheer
To young and old, (meek and the bold)
Ding, dong, ding, dong, that is their song
With joyful ring, (all caroling.)
One seems to hear words of good cheer
From everywhere, (filling the air)
O, how they pound, raising the sound
O’er hill and dale, telling their tale

Gaily they ring, while people sing
Songs of good cheer, christmas is here!
Merry, merry, merry, merry christmas!
Merry, merry, merry, merry christmas!

Credo che sia diabolicamente complicata, ma per chi volesse cimentarsi, qui c’è lo spartito per pianoforte, e qui per coro a quattro voci.

Buona Vigilia a tutti!

bells2.jpg

 

Dic 12, 2010 - musica, teatro    Commenti disabilitati su Chi Ha Detto Che Lo Spettacolo Deve Andare Avanti?

Chi Ha Detto Che Lo Spettacolo Deve Andare Avanti?

Ho trovato in un libro una scena in cui, tra gli ospiti di una festa chic-risquée nella Londra dei primi Anni Trenta, c’è Noel Coward, attore e autore di commedie e canzoni, che a un certo punto si siede al piano forte e comincia a cantare una delle sue canzoni (o almeno credo che sia sua) in una maniera che l’eroina/narratrice descrive come precisa ed annoiata insieme.

Coward era un curioso personaggio con un umorismo sottile e cinico, che scriveva commedie di enorme successo ed eseguiva le sue stesse canzoni con irresistibile flair. Kenneth Tynan, un critico americano degli Anni Cinquanta, lo descrive mentre si piazza davanti al microfono “deciso a dimostrare come vanno fatte queste cose” e poi “tubando come una colomba baritonale” esegue il suo pezzo “con l’impulsività  tambureggiante e cieca di una mitragliatrice.” Ammetto che non suona come un gran complimento, ma Tynan aveva in mente certe altrui maniere languide e strascicate, e adorava Coward.

Ora, per darvi un’idea, ecco come Noel Coward dissacrava uno dei mantra del teatro dei suoi e dei nostri tempi. The show must go on? Be’, a dire il vero…

Buona domenica!

 

 

 

Dic 7, 2010 - musica    Commenti disabilitati su Una Sera Alla Scala

Una Sera Alla Scala

Da La Scala di prima, di Raul Radice.

la-scala.jpg“Alla Scala […] si va soltanto in serate che sono vigilia di vacanza, e soltanto se si è accuratamente vestiti. Da casa al teatro il tratto di strada è breve e lop si percorre a piedi, senza affrettarsi (si è usciti per tempo) ma con una tendenza incoercibile ad allungare il passo almeno fino al momento di entrare in Santa Margherita, quasi per timore di trovare la Scala chiusa, non importa per quale ragione.

Che sollievo, oltrepassando il monumento a Carlo Cattaneo, vedere accesi i globi collocati sulla terrazza che sovrasta il portico d’ingresso a livello del ridotto dei palchi. In quella luce calda che invade la strada quanto è lunga pare di cogliere non si sa bene quale saluto, un ‘benearrivato’ di cui più avanti, durante la guerra, si sarebbe avvertita la mancanza.

Dopo quella prima accoglienza si poteva nuovamente rallentare il passo, salire senza troppo affannarsi le scale che non finivano mai, sostare davanti al guardaroba, e finalmente sedere al proprio posto con l’ammonimento di non lasciare cader niente in platea. Del resto la mamma custodiva nella borsetta, insieme al libretto dell’opera (di cui si sarebbe poi letta qualche riga ad alta voce) le caramelle che ScalaInterno520x543.jpgavrebbe elargito una alla volta; e il cannocchiale, quello sì strumento pericoloso, non usciva dalle mani del babbo. Al più qualche volta il babbo lo poneva , a turno, davanti agli occhi dei ragazzi, senza tuttavia abbandonarlo mai. Ma di fatto i ragazzi avevano altro a cui pensare. Essere arrivati con qualche anticipo consentiva di vedere i palchi affollarsi a poco a poco, di osservare da quella altezza vertiginosa come era vestita la gente entrata in platea; quali posti occupavano, uno o due alla volta, gli spettatori accompagnati con tanta premura da inservienti stranamente vestiti; di contare i professori che via via entravano nel recinto dell’orchestra (tutti con la giacca a coda), una parte di esse con in mano strumenti dei quali si udivano per la prima volta i nomi (ce n’era uno buffo, il fagotto); e anche tentare di contare, ma era impresa disperata, quante erano le lampadine appese a grappoli al grande lume centrale. Un lume di proporzioni enormi, che al primo guardarlo incuteva paura suscitando la domanda di che cosa sarebbe accaduto se si fosse improvvisamente staccato dal soffitto, immediatamente seguita da un secondo interrogativo sul ‘come facevano a sostituire le lampadine fulminate’.

Intanto tutti quei suoni che confusamente salivano dall’orchestra diventavano più fitti, crescevano d’attimo in attimo fino a culminare nel momento in cui la sala era resa più splendente da altre luci improvvisamente accese. Ed ecco, all’improvviso, il silenzio che precede l’ingresso del direttore d’orchestra, l’applauso che lo saluta e il buio in sala. Ma là, alla ribalta, altra luce si diffonde sul sipario, trae nuovi riflessi dagli ori e dal rosso del velluto, segna una barriera oltre la quale apparirà scene-from-die-walkure.jpgun mondo magico in cui ogni cosa diventa sorprendente.”

E (stasera) a questo punto, sipario e… Die Walkure, allegerrima storia di adulterio, incesto, gelosia, disobbedienza, second-guessing, cavalcate, castigo e incantesimi – più o meno in quest’ordine – il tutto in meravigliosa musica. E il tutto per preparare il fatto che Sigfried, l’Eroe per eccellenza della Saga dei Nibelunghi, non solo è figlio di due fratelli, ma a un certo punto s’innamorerà di sua zia…

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Con un pensiero al signor G.G. che, tanti anni fa, mi regalò questo bellissimo libro, pezzo della sua sterminata collezione: Teatro alla Scala – dai laboratori al palcoscenico. La vita del più famoso teatro lirico del mondo, di Raul Radice e Giorgio Lotti.