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Mag 17, 2015 - musica    Commenti disabilitati su Estate… ♫

Estate… ♫

SalutSalonSì, lo so, è ancora presto.

Ma mi hanno segnalato questa cosa di un quartetto tedesco chiamato Salut Salon (che si vanta di combinare musica classica e tutto il combinabile…) ed è davvero spassoso, e non è colpa mia se cominciano con Vivaldi per finire con Weil…

Ecco, queste signore mi sono simpatiche – e hanno anche una collezione di nomi da romanzo: Angelika Bachmann (violino), Iris Siegfried (violino), Anne-Monika von Twardowski (piano) and Sonja Lena Schmid (violoncello).

E buona domenica.

Mag 6, 2015 - musica, Ossessioni, teatro    2 Comments

Turandot – Guida Men Che Seria

Turandot_2010_-ph-Hans-van-den-Bogaard-19-630x358 Avete visto la prima della Turandot alla Scala, venerdì sera?

Bella edizione. Cast tra il discreto e l’ottimo – con menzione speciale per la Liù di Maria Agresta e il Ping di Angelo Veccia – magnifica direzione di Riccardo Chailly, bellissimo il finale di Berio, e visuals inconsueti ed efficaci. Confesso che, se l’avessi solo sentita descrivere, forse sarei un pochino inorridita dalle scelte registiche di Lenhoff – e invece no. Questa Cina stilizzata e immaginaria, tutta bianca, rossa e nera con l’occasionale pennellata d’oro, disseminata di elegantissimi dettagli, poteva risultare un nonnulla inquietante, ma funzionava molto bene.

Ma, come ognun sa, qui dalle parti SEdS siamo più che un pochino ossessionati dalle storie, e non siamo nemmeno capaci di goderci un’opera senza rimuginare tutto il tempo sulla tenuta narrativa del libretto… E non c’è nulla da fare: tra i grandi libretti pucciniani, questo è il più… mah. Turandot_Suite_Score_Cover

E badate che la fonte da cui si partiva, la fiaba-con-commedia-dell’arte di Gozzi, era un po’ convoluta, ma tutto sommato innocua. Obiettivamente, nonostante una certa quantità di decapitazioni e di torture, avrebbe funzionato meglio per un’opera buffa. Adami e Simoni presero la storia, aggiunsero amori incrociati, morte a carrettate, instabilità mentale  di qua e di là e un’abbondante dose di insufficienza cranica tenorile, facendo della fiaba una faccenda di travolgente passione tra una psicopatica omicida e un ossessivo manipolatore di supremo egoismo. Ah – e nel mezzo malcapita una povera ragazza con un complesso del martirio ai limiti del masochismo…

A ben pensarci, le potenzialità per una rivisitazione horror di questa storia sono maiuscole – ma passiamoci sopra.

Turandot2Voglio dire – partiamo dalla protagonista eponima. Turandot, principessa imperiale della China, non solo non vuole sposarsi, ma si diverte a mandare a morte un pretendente di sangue reale dopo l’altro perché ce l’ha con gli uomini. E sapete perché ce l’ha con gli uomini? Perché sente l’impellenza di vendicare su tutta la specie la triste fine di un’ava stuprata e uccisa la bellezza di un paio di millenni addietro.

Oddio, data l’insistenza del libretto sulle iperboli orientali in fatto di tempo, magari saranno anche solo un paio di secoli – but still, diciamo che il trauma non è dei più diretti. Nondimeno i pretendenti, ammaliati a distanza dalla bellezza di Turandot, seguitano a fioccare, a fallire e a rimetterci la testa uno dopo l’altro, per lo sconforto episodico dei sudditi, quello un filo cinico dei ministri e quello sincero dell’Imperatore. Ecco, questo Imperatore, che continua a ripetere di disapprovare nel profondo la carneficina e non poterci fare nulla per via di un Orrendo Giuramento…

Giuramento di che? A chi? Non lo sappiamo né lo sapremo mai – ma è ragionevole immaginare che Turandot la forte volontà l’abbia ereditata dalla madre. Calaf

Con queste premesse, se foste un principe tartaro in esilio, e capitaste a Pekino (dove infinite ciabatte stridono, sappiatelo), non cerchereste di tenere un basso profilo? Se mi dite di sì, è chiaro che non sarete mai eroi d’opera. Il nostro tenore Calaf – che, guarda caso, è proprio un principe tartaro in esilio, arriva giusto in tempo per veder decapitare l’ultimo mancato sposo, il bel principe di Persia, e maledire tra sé la crudele principessa che, sorda alle suppliche del popolo, manda a morte i suoi innamorati.

Poi, per la Terza Legge dell’Opera, in questa affollatissima piazza chi deve ritrovare il nostro eroe, se non il vecchio babbo detronizzato, sconfitto, esiliato e cieco? Il povero Timur, ridotto a mendicante, avrebbe già fatto una pessima fine se non fosse stato per le premure della giovane schiava Liù, che si è accollata da sé il compito di proteggere, guidare e sfamare il suo vecchio padrone – un po’ per buon cuore, e un po’ perché è innamorata di Calaf… È una vita dura, povera ragazza – ma adesso hanno ritrovato il principe, e le pene sue e di Timur sono finite, giusto?

Giusto?

Turandot_2010_-ph-Hans-van-den-Bogaard-19-630x358Ennò, nemmeno per idea, perché proprio in quel mentre, Turandot ha la brillante idea di mostrarsi al verone. Colpo di fulmine. Calaf, dopo averla intravista da lontano per qualcosa come dieci secondi, decide che la vita non ha più senso senza la bella pluriomicida. L’ha appena maledetta per i suoi metodi? Fa nulla. Ha un Vecchio Babbo Cieco a cui provvedere? Dettagli. Liù si è sfiancata per questo e non ce la fa più? Ah ecco, giusto: Liù, piccina, ho troppo sofferto nell’ultimo minuto e mezzo e tu, se mi ami devi occuparti ancora del mio VBC a tempo indefinito, mentre io vado a rischiare (e probabilmente perdere) la vita per amore di un’assassina.

Dopodiché Calaf procederà per la sua strada con l’ottusa ineluttabilità di una carica di gnu, sordo a ogni dovere, misericordia e buon senso. I tre ministri gli faranno discorsi molto sensati, l’Imperatore lo supplicherà di non gettare via la sua vita, Turandot stessa non sarà mai men che odiosa e sleale nei suo confronti? E lui avanti.E gli enigmi li risolve anche, ma la gelida matta – che proprio non sa perdere – gli chiede un controenigma non protocollare, e lui glielo concede (insieme alla possibilità di decapitarlo) prima di subito. A questo punto Turandot perde definitivamente la testa: per scoprire la risposta che le serve minaccia di morte tutta Pekino, cattura Timur, fa torturare Liù che si uccide pur di non parlare… E credete che tutto ciò squota più di tanto il nostro amoroso forsennato? No, perché, you see, lui vuole Turandot. Turandot_2010_-ph-Hans-van-den-Bogaard-14-200x200

Io tendo a sorridere dei tenori  verdiani – ma ammettiamolo: Calaf è un deficiente in musica magnifica.

Sì, perché poi la musica è davvero meravigliosa, e il libretto dimostra di essere capace di humour incantevole e cattivello quando si concentra sui tre ministri Ping, Pong e Pang…

But still. E lo so che non si va all’opera per la logica narrativa, ma giochiamo per un attimo a Dopo Il Sipario. Lanterne rosse, incensi, offerte, giubilo, matrimonio imperiale, sollievo di tutti… E poi? Immaginiamoci che genere di prole possono produrre Turandot e Calaf, combinando i rispettivi senso di responsabilità, stabilità mentali e capacità di empatia…

Non so voi, ma io questa China immaginaria, la vedo proprio male.

Mag 3, 2015 - elizabethana, musica    Commenti disabilitati su La Signora dalle Maniche Verdi ♫

La Signora dalle Maniche Verdi ♫

greensleeves-rossetti-mod1Vi stupite se vi dico che sono in un mood elisabettianeggiante anziché no?

No, non vi stupite troppo. E allora King’s Singers, con una cosa vecchia come le colline, il cui narratore si duole melodiosamente dell’indifferenza e crudeltà della sua Signora dalle Maniche Verdi…

E lo so – è una delle cose più udite, rifatte e whatnot della storia della musica, ma questa è una bella versione.

E questa magari è per… mah, diciamo verso sera, quando il crepuscolo comincia a stringersi. La luce cala, voi vi fate una tazza di tè, la sera arriva, tutta verde e azzurra… oppure verde e grigia, a seconda del meteo – ma va benissimo lo stesso. Guardate, mi spingo a dire che va benissimo anche se tira un po’ di vento e/o piove. Musica per tutte le stagioni. Dopo tutto è stato Shakespeare a far invocare al suo Falstaff una pioggia di patate e tuoni al ritmo di Greensleeves…

E buona domenica.

Apr 19, 2015 - musica    Commenti disabilitati su CTAPA!

CTAPA!

BorisOvvero Gloria! in Russo, perché oggi sono in vena di incoronazioni.

Avete obiezioni a un po’ di opera russa? Il Boris Godunov di Mussorgskij, nello specifico, con la sua musica sontuosa e una ferocissima storia di potere, ambizione, usurpazione vera e tentata, scelte difficili e terribili conseguenze. Contiene anche la faccenda del Falso Dimitri, di cui prima o poi parleremo, perché è favolosa.

Per oggi limitiamoci alla scena dell’incoronazione  – che è sempre grandiosa, e lo è particolarmente in questa produzione russa con la regia di Tarkovskij. Ebbene sì: Tarkovskij ha firmato anche regie d’opera – e che regie. Boris eponimo è Robert Lloyd.

Stirring, isn’t it? E buona domenica.

Feb 22, 2015 - musica, Ossessioni    Commenti disabilitati su Shakespeare E Le Sue Maschere

Shakespeare E Le Sue Maschere

foto05Non capirò mai perché non ci siano più storie che ritraggono il rapporto tra un autore e i suoi personaggi. Metateatro, metaletteratura – qualsiasi cosa contenga della metanarrazione di questa specifica varietà ha buone probabilità di incuriosirmi – e  non è come se ci fosse granché. È qualcosa che piace solo a me?

Well, mi sono imbattuta in una metanarrazione shakespeariana contenuta in un balletto classico. Shakespeare y sus Mascaras è un lavoro del Ballet Nacional de Cuba,  un Romeo e Giulietta su musica di Gounod, con una cornice metanarrativa, per l’appunto, in cui Shakespeare mette in moto, osserva e in parte vive la storia dei suoi personaggi…

Qui ce ne sono alcuni pezzetti – e, per quanto ho potuto vedere, è tutto quel che se ne trova:

Tutto qui – ed è difficile dire se la cornice sia efficace o poco più che un elemento decorativo… Ad ogni modo l’idea è interessante – o almeno a me così pare… Sapete per caso di qualche altra cosa del genere in campo tersicoreo?

E buona domenica.

Feb 15, 2015 - Kipling Year, musica, Poesia    Commenti disabilitati su La Ninnananna Della Foca ♫

La Ninnananna Della Foca ♫

seal-lullaby-by-melanie-stimmellEbbene sì, la foca.

Forse che le foche non possono cantare ninnenanne ai loro deliziosi cuccioli bianchi?

Secondo Kipling, sì.

C’è una storia di foche, nel Libro della Giungla, e ha per protagonista Kotick, la foca albina che salva il suo branco dai cacciatori conducendolo in una spiaggia inaccessibile…

All’inizio della storia c’è questa piccola poesia molto… marina. Il ritmo, l’abbondanza di sibilanti, le scelte lessicali, i colori – tutto è accuratamente pensato per ricreare un senso auditivo e visivo di onde che vanno e vengono…

Oh! Hush thee, my baby, the night is behind us,
and black are the waters that sparkled so green.
The moon, o’er the combers, looks downward to find us,
at rest in the hollows that rustle between.
Where billow meets billow, then soft be thy pillow,
Oh weary wee flipperling, curl at thy ease!
The storm shall not wake thee, nor shark overtake thee,
asleep in the arms of the slow swinging seas.

E proprio in questo spirito, qualche anno fa il compositore Eric Whitacre ha messo il tutto in musica. Questa è l’esecuzione dello Junges Vokalensemble di Hannover, diretto dal compositore:

Dolce, nevvero?

E buona domenica a tutti.

Feb 8, 2015 - musica    Commenti disabilitati su Vai Alla Fiera Di Scarborough? ♫

Vai Alla Fiera Di Scarborough? ♫

herbsNe parlavamo di recente, vero M.?

A cambric shirt – una camicia di batista, ma senza nemmeno una cucitura, è uno dei compiti impossibili che il giovanotto della vecchia, vecchia ballata in questione manda a dire a quella che un tempo era la sua bella… o forse no. La batista è un tessuto pregiato, che prende il suo nome inglese dalla città di Cambrai, e si usava per la biancheria pregiata. Ma, quale che sia la stoffa, come si fa a fare una camicia senza cuciture? E quindi il messaggio è una beffa bella e buona.

Nella versione che tutti conosciamo, perché è stata ripresa e cantata da un piccolo esercito di cantanti, la faccenda si ferma lì – ma nella ballata originale la fanciulla risponde per le rime, mandando a dire al ragazzo che avrà la sua camicia senza cuciture, lavata in una fonte secca e asciugata su un rovo impossibile, quando lui per primo le avrà trovato un acro di terra tra mare e sabbia e lo avrà coltivato in varie maniere impossibili. Su cosa significhi davvero tutto ciò ci sono ipotesi – compresa una derivazione da una ballata scozzese in cui un elfo cerca di portarsi via una ragazza, ma lei si rivela più furba di lui. Personalmente non posso fare a meno di vederci un battibecco à la Beatrice e Benedick…

Ad ogni modo la ballata è bellissima a sentirsi e, come dicevasi più sopra, l’hanno cantata un po’ tutti. Per oggi sentiamo la versione di Celtic Woman:

Ah, prezzemolo salvia rosmarino e timo… Buona domenica a tutti.

Feb 1, 2015 - Kipling Year, musica, Poesia    7 Comments

il Canto dei Pitti ♫

PoPHKipling in musica? Be’, succede – seppur non spessissimo.

Di Puck of Pook’s Hill, e del suo seguito Rewards and Fairies, due delle mie cose preferite di Kipling, parleremo in dettaglio. Per ora basti dire che si tratta di due raccolte di racconti e poesie di ambientazione storica.

La poesia A Pict Song, tratta da questo ciclo, parla – non del tutto sorprendentemente – dei Pitti, la gente piccoletta e dipinta di blu che sta a nord del Vallo, e che non nutre sentimenti affettuosissimi nei confronti dei Romani. È stata musicata per la prima volta (credo) da Billy Bragg. Qui è nella versione degli Emerald Rose che, accento americano a parte, rende abbastanza l’idea:

Il testo dice più o meno* così:

 

Roma non bada a quello che calpesta

Ci schiaccia a passi ferrati,

Stomaci, cuori e teste;

E Roma non ascolta il nostro lamento.

Le sue sentinelle passano oltre – e basta.

Ma noi ci raccogliamo alle loro spalle

E complottiamo la riconquista del Vallo

Senza altra spada che le nostre lingue.

Siamo la Gente Piccola, noi!

roppo piccoli da amare o da odiare.

Ma lasciate fare a noi,

E vedrete se non sappiamo distruggere l’Impero.

Siamo il tarlo nel legno!

Facciamo marcire le radici!

Siamo il difetto di sangue!

Siamo la spina nel fianco!

Vischio che strangola una quercia –

Topi che rodono le cime –

Tarme che bucano i mantelli –

Chissà come amano il loro lavoro!

Sì, e anche noi Gente Piccola

Siamo proprio come loro –

Facciamo il nostro lavoro di nascosto –

Ma state a vedere!

Siamo la Gente Piccola, noi!

Troppo piccoli da amare o da odiare.

Ma lasciate fare a noi

E vedrete se non sappiamo distruggere l’Impero.

Siamo il tarlo nel legno!

Facciamo marcire le radici!

Siamo il difetto di sangue!

Siamo la spina nel fianco!

È vero che non siamo forti,

Ma conosciamo popoli che lo sono.

Oh sì, e li guideremo qui

A schiacciarvi e distruggervi in Guerra.

E allora ci faranno schiavi, dite?

Vero: siamo sempre stati schiavi, noi.

Ma voi… la vergogna vi ucciderà,

E allora danzeremo sulle vostre tombe.

 

Allegerrimo, eh? ma d’altra parte, chi l’ha detto che Kipling è un autore allegro? Er… buona domenica.

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* Traduzione mia e leggermente à l’impromptu: non sarà artisticissima, però è funzionale.

 

  

  

  

Gen 25, 2015 - musica    Commenti disabilitati su L’Arcolaio D’Oro ♫

L’Arcolaio D’Oro ♫

zlaty_kolovrat_by_faqy-d4q1ajrFiabe, oggi – anzi, una fiaba tradizionale ceca – qualcosa a mezza strada tra Cenerentola e Frankenstein.

C’è il re di passaggio nel bosco che s’innamora della bella fanciulla e la chiede in sposa. Ci sono la matrigna e la sorellastra che, anziché portare la fidanzata a corte, la assassinano e le tagliano mani e piedi e le cavano gli occhi – dopodiché la sorellastra procede a sposare l’ottuso regnante – che poi parte subito per la guerra. C’è il mago che trova quel che resta della defunta e si commuove e, per riportarla in vita, va dalla sorellastra e baratta i pezzi mancanti contro l’arcolaio d’oro eponimo. E naturalmente non t’intitolano una fiaba solo per essere bello e splendente: l’Arcolaio è magico e, quando il re torna dalla guerra, gli spiffera tutto ciò che è successo alla vera sposa… Il distratto monarca va a recuperarsela nel bosco, i malvagi sono puniti e tutti gli altri vivono felici e contenti per molti e molti anni.

Nel 1896, da questa cosa cruenta Antonin Dvorak trasse un incantevole poema sinfonico dello stesso nome, che potete ascoltare qui, eseguito dall’Orchestra della RAI, diretta da Netopil.

Buon ascolto e buona domenica.

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