Poco più di quattrocento anni orsono, come ieri, per la precisione attorno a mezzanotte, una pattuglia di guardie era impegnata a perlustrare i sotterranei della Camera dei Lord, a Westminster.
C’era una lettera anonima che parlava di cospirazioni, di cattolici, di gesuiti… E Giacomo VI e I, figlio di una regina cattolica decollata e re protestante di un’Inghilterra inquieta, non era tipo da prendere alla leggera una cosa del genere.
E si direbbe che non avesse tutti i torti, perché nei sotterranei i soldati trovarono un uomo a guardia di trentasei barili di polvere da sparo.
L’uomo era Guy Fawkes, un ex soldato cattolico, cospiratore e aspirante regicida, e i trentasei barili erano tutt’altro che uno scherzo. Se Fawkes li avesse fatti esplodere, l’intero palazzo sarebbe crollato, seppellendo tutti al suo interno…
Fawkes fu comprensibilmente arrestato, e i suoi compagni tentarono di fuggire, ma non andarono lontano. Ci fu una battaglia vera e propria tra soldati e mancati regicidi, e alla fine solo in sette sopravvissero per raggiungere Fawkes davanti a una corte e poi sul patibolo. Impiccati e squartati.
C’era mancato proprio poco e, nello spirito degli scampati pericoli, il 5 di novembre divenne un giorno di celebrazioni, scampanamenti, gratitudine, sollievo e… fuochi.
Per diversi secoli gli Inglesi – at Home e nelle colonie – hanno commemorato con falò e fuochi d’artificio il fallito regicidio, e bruciato pupazzi con le fattezze di Guy Fawkes cantando ditties di questo genere:
Don’t you Remember,
The Fifth of November,
‘Twas Gunpowder Treason Day,
I let off my gun,
And made’em all run.
And Stole all their Bonfire away.
Poi negli ultimi decenni la tradizione ha cominciato a declinare, scoraggiata più o meno attivamente da una generale scarsa simpatia per i falò incontrollati, i roghi in effigie, l’esuberanza pirotecnica nelle strade, le risse e il sentimento anticattolico – tutto assai poco politically correct. D’altra parte, già da parecchio tempo i due ultimi elementi non erano più necessariamente connessi: certuni Isolani mi raccontavano di faide falò/falò, con furti di legna*, inseguimenti e dispetti vari, che duravano attraverso le decadi…
Per cui dubito alquanto che, di questi tempi, i fuochi d’artificio della Bonfire Night esplodano in uno spirito terribilmente anticattolico – tanto più che in letteratura e nella cultura popolare c’è tutto in filone di simpatia nei confronti di Guy Fawkes.
Si parte da un Milton diciassettenne, si passa per il romanziere vittoriano William Harrison Ainsworth, per i teatrini di carta di Pollock e per un certo numero di Penny Dreadfuls, e si finisce con l’arrivare ad Alan Moore e al suo V – e sempre Fawkes appare come una brava persona, un interessante ribelle, un eroe d’azione, un esempio di lotta al regime…
Per cui, se intendete far saltare in aria un parlamento (con o senza sovrano in dotazione), non state a preoccuparvi troppo della vostra fama postuma. Che abbiate successo o meno, non è del tutto improbabile che, col passare dei secoli, vi ritroviate un certo numero di simpatizzatori, romanzi, film, teatrini di carta, gente che indossa la vostra maschera nelle strade e, nel mondo anglosassone, persino una Gunpowder Plot Society…
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* E non c’entra la berserker fury che secondo Carlyle era tipica dell’animo britannico. Queste cose succedono dalle mie parti con i falò della Vecchia attorno all’Epifania. Lo spettacolo di sonnacchiosi villaggi rivali che si rubano, sabotano e incendiano preventivamente le pire nella più vikinga delle maniere non manca mai di sconcertarmi un pochino…