Senza Errori di Stumpa

Cataclisma

E così viene il giorno in cui, dopo avere lavorato per tre mesi nel tentativo di rendere fluido il passo di un romanzo scritto secoli fa, devi arrenderti all’idea che proprio non ci riesci. Non se devi tenerlo in qualche ragionevole vicinanza del limite di 90000 parole. Però c’è di buono che, insieme a questa nigerrima rivelazione, viene anche il colpo di fulmine, l’istante di chiarezza cosmica che ti mostra il dannato motivo per cui non ci riesci. Non ci riesci, per la cronaca, perché il supposto romanzo non è un romanzo. No: è due romanzi. Allora siedi sul tappeto in mezzo a un diluvio di pagine stampate, post-it e note di revisione, e hai molta voglia di fare harakiri con una matita, perché con buona parte degli ultimi tre mesi di lavoro, questa sera, puoi accenderci il fuoco.

Tutto questo t’induce a prepararti una tazza di cappuccino fasullo, quello in bustina, e giusto per calcare la mano, c’intingi dentro non uno, non due, ma tre biscotti, quelli americani con tanto burro e tanto cioccolato da stendere una zebra. Ti metti alla finestra in atteggiamento semi-byronesco, guardi senza vederlo il giardino (e dove diavolo è finita la tempesta di neve dell’altro ieri?), mastichi vendicativamente i biscotti, lacrimi sulla schiuma del cappuccino e, ogni tanto, sogghigni di te, dell’arte, del mondo in generale e dei tre mesi che hai sprecato.

Ma.

C’è un dio per gli scrittori: a metà del terzo biscotto, cala su di te un secondo istante di chiarezza cosmica, mostrandoti l’ovvio motivo per cui, forse, puoi smettere di piangere nel cappuccino.

Forse.

Pianti la tazza lì dov’è e torni a precipizio al tuo macello di carte sparse. Fiuti, razzoli, frughi, sottolinei, cancelli, aggiusti, tagli, sposti, mugugni, rifiuti di andare a cena, mugugni ancora, rinunci, riprendi daccapo. Forse…

Alle due del mattino lo studio sembra un campo di battaglia. Tu attacchi alla porta un post-it che dice NON TOCCATE NIENTE!! e barcolli verso il letto. Non sai se funzionerà, ma invece di avere un romanzo da buttare, forse nei hai due scritti a metà. Forse. Mentre sali le scale al buio, cerchi di ricordarti qualche esempio di dilogia (is it even a word?) in letteratura. Deve pur essercene qualcuna. Non te ne viene in mente nessuna, ma per il momento fa lo stesso. Per il momento, l’importante è che il romanzo è vivo.

Diviso in due, ma vivo. Forse.

 

Cataclismaultima modifica: 2010-03-12T08:47:00+01:00da
Reposta per primo quest’articolo