Senza Errori di Stumpa

Due Scuole Della Notte

Basterebbero le copertine a mostrare il genere di differenza che corre tra The School Of Night di Alan Wall e The School Of Night di Louis Bayard: un passaggio semi-illuminato su sfondo nero per Wall; per Bayard una figura scura sul viale in pieno sole che conduce a una magione inglese. Oh, e non dimentichiamo il documento antico in primo piano. Cupo e claustrofobico mistero contro mistero pittoresco e avventuroso – perché sempre di mistero si tratta: lo stesso mistero, in larga parte.

Vediamo un po’: l’inglese Sean Tallow e l’americano Henry Cavendish sono due fallimenti accademici – l’uno per cacciare una sua chimera personale, l’altro per essersi screditato con un giovanile peccato d’entusiasmo. Entrambi sono di estrazione modesta e provvisti di un amico facoltoso e brillantissimo. Entrambi sono ossessionati dalla Scuola della Notte, il (supposto) gruppo di liberi pensatori che (forse) disputava in segreto di argomenti proibitissimi nella Londra elisabettiana, a cavallo tra Cinque e Seicento. Tanto in segreto, incidentalmente, che l’esistenza del gruppo è del tutto ipotetica, e persino il nome viene da un riferimento shakespeariano piuttosto oscuro*. Detto ciò, Sean e Henry si ritrovano coinvolti in attività considerevolmente illecite incentrate attorno alla figura di Thomas Har(r)iot, il Galileo inglese, amico di Sir Walter Ralegh**, forse alchimista, e anima scientifica della Scuola. Entrambi si ritrovano in mano documenti che non dovrebbero esistere. In entrambe le storie si snoda un parallelo tra il protagonista nei guai e Har(r)iot (ma nel caso di Sean forse anche Marlowe), con l’amico facoltoso e brillante nei panni di Ralegh, un sacco di denaro in circolazione e una storia d’amore irrisolta. In entrambe le storie la posta in gioco non è affatto quel che sembra…

Dopodiché iniziano le differenze. Sean è introverso, passivo, taciturno e un po’ grim, elargisce al lettore tonnellate di speculazioni filosofiche ed erudizione elisabettiana, sempre col tono di chi si scusa per un dato di fatto – mentre si aggira tra uno Yorkshire grigissimo e una Londra notturna. Henry è ironico, meno rassegnato di quanto voglia sembrare, perspicace e pronto all’azione. E di essere pronto all’azione ha bisogno, visto che, a differenza di Sean, gli tocca galoppare su e giù per l’America estiva e poi across the Pond in Inghilterra, tra omicidi, feste in costume, dubbi contatti medianici e rapimenti.

Ora, come pensare che le notevoli somiglianze siano del tutto casuali? Chiariamo una cosa: ho diretta e malinconica esperienza del fatto che le coincidenze capitano, e che si può, in piena innocenza, scrivere lo stesso libro che ha già scritto qualcun altro. Il fatto che il romanzo di Wall sia uscito nel 2001 e quello di Bayard nell’Undici non significa molto. Quel che mi dà da pensare non è tanto il numero delle somiglianze, quanto la natura delle differenze.

Sotto più di un aspetto, è come se Bayard avesse preso le ossa della storia di Wall, ne avesse tolto tutta la filosofia e ci avesse aggiunto luce, colore e tutte quelle cose che portano una storia sulle scrivanie giuste a Hollywood: un’ambientazione glamourous tra la Washington bene e il mondo del collezionismo, un malvagio inglese con accento upper-class ed enorme gorilla taciturno al seguito, un coprotagonista che somiglia a Peter Ustinov, una tosta fanciulla dalle gambe lunghissime e dal passato misterioso, un certo numero di omicidi, una spruzzatina di alchimia, giusto quel pochino di sesso, una voce narrante un po’ hard-boiled… avete capito che cosa intendo.

Stesso discorso per il protagonista: Sean e Henry sono piuttosto simili, con il loro passato accademico, la loro ossessione storica, la loro triste incapacità di adattarsi al mondo reale, una buona dose di self-deprecating humour… però Sean è il genere di persona con cui non vorreste ritrovarvi da sole in un vagone della metro, mentre Henrì è simpatico.

Insomma, è del tutto possibile che non ci sia relazione tra le due Scuole della Notte. Ma se saltasse fuori che Bayard ha letto il libro di Wall, trovato che l’idea non fosse stata sfruttata nel modo giusto e deciso di rifare tutto a modo suo, non ne sarei enormemente stupita.

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* Ed è di necessità, ammesso che sia un riferimento at all, il riferimento di un osservatore esterno, perché di sicuro Shakespeare non era un membro della Scuola.

** O Raleigh – ma a quanto pare l’ultimo grido in fatto di spelling è senza la -i. Dopodiché va’ a sapere, perché una certezza costante in fatto di Elisabettiani è che nessuno di loro aveva la più pallida idea di come scrivere il proprio nome.

Due Scuole Della Notteultima modifica: 2011-10-31T08:07:00+01:00da
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