Dieci o dodici anni orsono R. veniva a lezione di Latino – una volta ogni tanto.
E non so dire come fosse che, durante una lezione di Latino, R. venisse a nominare i Queen. Io non reagii in modo particolare, e mi limitai a dirle che nessun tentativo di dirottare la conversazione l’avrebbe salvata dal cercare proelior sul Castiglioni Mariotti.
E a R. cercare i verbi sul vocabolario proprio non piaceva, e poi forse era anche davvero stupita dalla mia scarsa reazione al nome dei Queen…
“Ma tu lo sai chi sono i Queen?” domandò con aria sospettosissima.
“Freddy Mercury e compagnia,” risposi vagamente, perché lì si esauriva la mia competenza in materia. “E adesso proelior, alla lettera P…”
R. chiuse il vocabolario con un tonfo e mi guardò con tutta la severità possibile.
“Ma tu hai mai sentito qualche canzone dei Queen?”
E siccome sapevo che, se avessi tentato di barare, R. avrebbe voluto sapere quali, come, dove e quando, mi parve più igienico rispondere di no e cercare di tornare in carreggiata.
“Ah,” disse R., annuendo con l’aria che Guglielmo il Conquistatore doveva avere avuto in vista delle coste inglesi. “Mi sa che qui bisogna allargare i tuoi orizzonti musicali.”
Dopodiché cercò proelior, finì la versione, andò a casa e io non mi preoccupai più. E invece la volta successiva R. si presentò armata di un CD di Greatest Hits.
“E ascoltalo sul serio, perché vedrai che ti piace,” ingiunse. “Non può non piacerti.”
E io non le credetti, perché ero stata tirata su a musica sinfonica prima e poi opera, e l’occasionale musical era più o meno l’unica variazione alla dieta, e così tergiversai fino al pomeriggio in cui R. tornò, e solo allora ascoltai, e…
R. aveva ragione! Mi piaceva. Mi piaceva da matti.
E la morale di tutto ciò è che non so davvero se sono riuscita a fare apprezzare il Latino a R., ma R. può dire di avere fatto apprezzare i Queen a me.
E buona domenica!