Senza Errori di Stumpa

E Vedi Di Mentirmi Per Bene

Non è come se fosse la prima volta che ne parliamo, ma in questi giorni varie cose sono capitate a farmi rimuginare di nuovo sulla questione di arte & verità – che messa così suona terribilmente pretenziosa, ma abbiate pazienza mentre rimugino.

Varie cose, vi dicevo.

Una è stata una discussione con un attore che, in occasione di una rappresentazione all’aperto, voleva assolutamente scagliare davvero la freccia di Ulisse – you know, quella che passa attraverso gli anelli di dodici asce in fila. Ora, a parte l’atroce pericolosità di scagliare frecce in direzione casuale in un luogo affollato, a parte il fatto che l’attore in questione, pur appassionato d’arcieria, dubito sia capace di centrare una dozzina di anelli, il mio punto era un altro*: non c’era affatto bisogno della freccia. Il suo mestiere d’attore non è scagliare frecce vere, bensì far vedere al pubblico una freccia che non c’è.

Come ha detto G. La Regista in un momento d’ispirata esasperazione: “Quello che voglio da voi è solo verità nella finzione!”

Perché quello che succede sul palcoscenico è, signore e signori, finzione dipinta con colori di verità. Non è vero nemmeno per un momento – se non dentro il cerchio disegnato dal buon vecchio patto narrativo: raccontatemi una storia e, per il tempo che voi impiegate a farlo meglio che potete, tutti fingeremo che sia vero.

Ma l’efficacia e la bellezza della rappresentazione non hanno nulla a che vedere con quanto c’è di vero nell’interpretazione degli attori o di autobiografico nel testo.

Ci siamo fin qui?

O quanto meno dovremmo esserci – ma è un fatto che molti, troppi lettori** sono divorati dall’ansia di quel che c’è di vero in ciò che leggono e, specularmente di identificare l’autore con quel che scrive.

Guardate Salgari che, per tutta la vita, ha millantato una captaincy di marina mercantile – mai conseguita, ma molto adatta all’autore di tante avventure marinare. “Navigò per sette anni… visitò quasi interamente tutti gli oceani,” recita la sua nota biografica nel catalogo dell’editore Cogliati per il 1898 – ed è tutto falso.

Questo rende per caso i romanzi di Salgari meno avventurosi o meno marinari? Ovviamente no, ma il grado e i viaggi fittizi, oltre ad appagare grandemente Salgari stesso, servivano al marketing editoriale, a sdoganare personaggio e libri. A tanti lettori, un Salgari terricolo sarebbe parso meno Salgari del supposto capitano di gran cabotaggio…

E per contro, leggete il guest post di Carlotta Sabatini su strategie evolutive, e le sue considerazioni amarognole su come sia facile essere etichettati in base a quello che si scrive – perché se si scrive narrativa erotica è chiaro che si è cattive ragazze, e se si scrivono romanzi storici è chiaro che si condividono i pregiudizi dei propri personaggi d’altri secoli. E quando voi provate a far notare che scrivere non consiste nell’aprirsi le coronarie e versarne il contenuto sulla pagina, di sicuro qualcuno inizierà a guardarvi con qualche grado di disapprovazione. Perché se è vero che non condividete le superstizioni medievali del vostro narratore in prima persona vissuto nel XIII secolo, allora dovete essere bugiardi. Avete mentito. Avete ingannato il lettore.  

E a questo proposito, badate anche… ok, badate a tutto il post, perché è interessante e istruttivo – ma badate in particolare all’elenco delle motivazioni per cui si scrive, soprattutto la voce n° 2:

perché proviamo piacere (fidatevi, sono un’esperta) nel mettere delle idee nella testa degli altri, e giocarci, giocare con loro, attraverso quelle idee

E a dire il vero, anche se non sappiamo di trovarci gusto, anche se non ci consideriamo consapevolmente dei manipolatori***, è quello che facciamo: usiamo mezzi tecnici al fine di produrre un effetto nel lettore. È, se ci pensate bene, l’essenza del nostro mestiere di narratori, perché potremmo limitarci a dire che il nostro protagonista va in battaglia e ne esce vivo per miracolo, ma per quello basta il sussidiario di terza elementare. Da narratori, quel che facciamo è descrivere la battaglia attraverso gli occhi del nostro protagonista – completa di colori, odori, rullar di tamburi, deflagrazioni, urla, schizzi di sangue e quant’altro. E per farlo usiamo tecniche descrittive per far immaginare la battaglia al lettore nel modo più vivido possibile.

Mezzi usati per ottenere un effetto.

Manipolazione.

Nello stesso modo in cui un pittore manipola lo sguardo dell’osservatore con le linee, i colori e la prospettiva. Che diamine: l’occhio di cielo nella Camera Picta non è vero. Non c’è nessun putto arrampicato sulla balaustra, nessun cesto di verzura in bilico su un bastone… Vogliamo dire che Mantegna è un bugiardo manipolatore perché vuole che crediamo a una finestra circolare aperta sull’azzurro spazio e popolata di gente che guarda giù?

Però se uno scrittore dice questo genere di cose ad alta voce, si guadagna ulteriore disapprovazione – bugiardo e manipolatore…

Ma, chiedevo in un commento in coda al post di cui si diceva, se non si vogliono menzogne ben confezionate, se non si è disposti ad essere manipolati, se non si è pronti a farsi amabilmente condurre attorno, perché perché perché diavolo leggere narrativa, andare a teatro, andare al cinema?

Per passare il tempo, suggerisce sogghignando il padrone di casa – ed è una risposta legittima, seppure un nonnulla triste.

Ma mi vien da pensare che per passare il tempo siano ottimi anche il tennis, il piccolo punto, i francobolli e il ballo latinoamericano. O, se si è ansiosi di verità inadulterata, l’enciclopedia Treccani****…

A parte tutto il resto, non vi pare che ci sia qualcosa di sbagliato nel cercare affannosamente la verità nella narrativa che si fonda su un patto riassumibile in “E vedi di mentirmi per bene”? 

 

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* Col che non voglio dire che non fossi preoccupata della possibilità di un omicidio colposo in scena. Lo ero eccome – solo che, essendo tutte, ma proprio tutte le mie meschinissime competenze in fatto di arcieria derivate dall’uno o dall’altro romanzo, è stato subito chiaro che in materia non avevo un briciolo di standing.

** Lettori e theatre goers, ma per snellezza parleremo di lettori.

*** Personalmente ci trovo un gran gusto e mi considero una manipolatrice per mestiere – ma si sa che sono cinica…

**** Niente battute, grazie. Sono certa che anche la Treccani possa sbagliare all’occasione – ma lasciatemi la mia ingenua fiducia nel fatto che l’estensore medio e sano di mente non estenda lemmi deliberatamente menzogneri e manipolatori.

E Vedi Di Mentirmi Per Beneultima modifica: 2013-06-19T08:05:00+02:00da
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