Senza Errori di Stumpa

Shakeloviana: Racconto d’Inverno

No, non Shakespeare.

O meglio, ovviamente sì – Shakespeare, e anche Marlowe.

Ma non quel Racconto d’Inverno.

Perché il fatto è che anche Connie Willis ha scritto un Racconto d’Inverno.

E parla di Shakespeare – e anche di Marlowe, in una maniera che…

Ora, il dilemma si è: come posso raccontarvi di questa storia senza rovinarvi la sopresa? Perché una sorpresa c’è, una sorpresa ben costruita e ben preparata – e qualora decideste di procurarvi l’antologia willisiana Impossible Things, che contiene la storia, questa sorpresa non vorrei davvero rovinarvela.

Allora, mettiamola così: la storia si svolge nel 16 a New Place, la casa da gentiluomo che Shakespeare, arricchitosi con il teatro e con il commercio, si è comperato nel villaggio natale di Stratford. New Place è, in buona parte, una piccola comunità femminile, visto che il padrone di casa non ci si è mai visto, e l’unico figlio maschio è morto bambino.

Ma all’inizio della storia, questo piccolo gineceo è in subbuglio. L’anziana e vedova Mistress Shakespeare, l’acida sorella Joan, Anne Shakespeare la moglie poco meglio che abbandonata, la figlia nubile Judith, la figlia sposata Susanna e la nipotina Bess aspettano in varia agitazione il ritorno del figliol/marito/padre/nonno prodigo…

E noi, attraverso gli occhi della narratrice Anne, assistiamo alla preparazione del secondo miglior letto, con le lenzuola fresche di spigo su cui salta la piccola Bess, con le domande di Judith, con la durezza apparente di Susanna…

E poi gli ospiti arrivano – tre uomini a cavallo dalla via di Londra, ed è passato tanto tempo che le donne Shakespeare, schierate davanti alla porta, faticano a riconoscere quale dei tre sia William…

E il resto è Connie Willis – e non perché ci sia alcunché di fantascientifico. Consideratela ucronia, se volete, o speculazione. Ricordatevi soltanto che le cose non sono quel che sembrano, nemmeno quando lo sembrano davvero tanto…

E se volete, prometto di non farlo più: in futuro, è molto probabile che Shakeloviana si comporti in modo più spudorato in fatto di trame* – ma questa volta… eh, questa volta non si può. Winter’s Tale – che, prima che me lo chiediate, è in un Inglese del tutto abbordabile, con appena una spolveratina di costruzioni elisabettiane – è un racconto da leggere due volte: una per la sorpresa e una per studiare la finezza con cui Ms. Willis ha preparato il tutto…

E poi basta, davvero: rivelare più di così sarebbe pessimo da parte mia.

___________________________________

* Lo avete visto la settimana scorsa, giusto? Vi pare che mi sia fatta il benché minimo scrupolo nel rivelare il finalone del play di Clemence Dane? Semmai, per il futuro, metterò qualche avvertimento prima dell’eventuale spoiler.

 

 

 


 

Shakeloviana: Racconto d’Invernoultima modifica: 2014-04-07T08:09:48+02:00da
Reposta per primo quest’articolo