Trovi tutti questi siti che dicono che il blocco dello scrittore non esiste, che è solo un mito. Sarà, ma io è da settembre che non scrivo un cacchio. Vorrei tanto, ho questo racconto che mi piace, e mi pare anche una buona idea, e non è che non ci provi. Però non mi viene proprio: mi siedo lì, guardo il foglio, giocherello con la biro, disegno un alberello in un angolo, poi un gatto sotto l’alberello, e poi, visto che faccio pure schifo a disegnare, mi metto a giocare a filetto da sola. Quindi, per riassumere, il blocco dello scrittore è un mito, e io si vede che ho il mito, ma in forma grave.
Sì, li ho visti anch’io, i siti che sfatano il “mito”. Siti e libri in abbondanza. E allora diciamo pure che il blocco non esiste, ma esistono i momenti/giornatacce/lunghi mesi in cui dai inutilmente la caccia a qualche idea, ne catturi solo di asfittiche e comunque fa lo stesso, perché non riesci a metterle giù nemmeno a piangere in Cinese. I momenti in cui giochi a filetto da sola. Io un tempo giocavo al solitario del computer, a dire il vero – poi ho disinstallato tutti i giochi dal computer. Quindi adesso, quando ho quella cosa che non esiste, vado per le vaste praterie di Internet a caccia della versione elisabettiana di un toponimo che forse – forse – mi servirà fra venti o ventidue capitoli… Oppure ci sono sempre Pinterest e TVtropes…
E comunque li ho visti anch’io, quei siti lì, e li detesto un pochino. Vogliamo dire che il Blocco non esiste? Diciamolo pure, ma questo non cambierà il fatto che è capitato a tutti, a tutti capita e capiterà sempre. Di solito è una fase che passa* , ma stare ad aspettare che passi non è divertente. Magari è come il raffreddore che, dicono gli Inglesi, se non lo curi passa in una settimana. E se lo curi? Ah well, allora passa in una settimana.
Confesso di avere sempre aspettato che passasse, smaniando, lacrimando e rendendo variamente infelice la famiglia, fino a quando non ho trovato un libro che diceva che il blocco esiste eccome, e l’unico modo per uscirne è riprendere a scrivere.
Sembra una sciocchezza, ma intanto si rimette in piedi l’abitudine, la disciplina alla scrittura e, presto o tardi, il filo del discorso che si era perduto torna a farsi vivo e, quasi senza accorgersene, si è ripreso a scrivere.
No, questa era una bugia: non succede quasi senza accorgersene. Succede per volontà, determinazione, per disciplina e per passione. Perché chi dice che per scrivere (o per praticare qualsiasi forma di arte, se è per questo) serve solo l’ispirazione e non la disciplina, mente come chi dice che il blocco dello scrittore è solo un mito.
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* Oddìo, c’è il caso di Edwin che, in New Grub Street, di blocco dello scrittore finisce per morire, ma non credo che capiti spessissimo.