Oh meraviglia, oh splendore, oh gioia! Lo sappiamo tutti: un’idea nuova è come un regalo di Natale. La scoprite con trepidazione, la rimirate rapiti, ci fantasticate sopra e vi sembra sempre più bella, più intelligente, più ricca di possibilità. E non solo è meravigliosa: è anche originale! Che cosa non si può fare con un’idea del genere? Oh, bliss!
Segue un periodo variabile (da qualche ora a diverse settimane) di beata e solitaria contemplazione mentre l’Idea (notate come abbia nel frattempo acquisito una maiuscola) germoglia, verdeggia, mette radichette. Ancora non ne parlate con nessuno, non iniziate nemmeno le ricerche – che pure ci vorranno, e magari in quantità industriale, ma diamo tempo al tempo e godetevi tanto l’innamoramento quanto la grata sensazione di avere una mente originale e un’immaginazione fuori dal comune. (♫ Smetana, Die Moldau).
Oppure cominciate a dare un’occhiata in giro, tanto per scoprire quanto dovrete investire in libri, spostamenti e prestiti interbibliotecari questa volta… e v’imbattete nel piccolo particolare che la vostra Idea nuova in realtà è una consolidata tradizione teatrale da un paio di secoli a questa parte – solo che non vi era mai capitato di accorgervene. Scogliera. Crespuscolo. Vento.
Oppure potete sempre fare come il Michael di Debbie Ohi:
Se non altro vi siete salvati dal commettere un plagio, seppure involontario. E se non altro ve ne siete accorti prima di effondere la vostra Idea in ottantacinquemila parole di prima stesura… Magari al momento non riuscite a provare una strabocchevole gratitudine, ma prima o poi ci arriverete. Tra dieci o vent’anni, quando sarete in grado di raccontare la storia alle cene e fingere di trovarla divertente per primi.