Senza Errori di Stumpa

Di Dilemmi e Cose Truci

Oh, dubbio lacerante! Oh, amletica incertezza! Oh, dilemma bicornuto…!

Insomma, si tratta del romanzo in corso, e la faccenda è così.

C’è questa cosa un po’ truce che accade nel giugno del 1594. Accade davvero, intendo: accadde. È un po’ che ci rimugino su a intermittenza, perché pur non coinvolgendo strettamente il mio protagonista, ha due legami con le sue vicende – uno storicamente documentato e uno, shall we say… psicologico.

Se dico che ci rimugino a intermittenza è perché ogni tanto provo a incastrarla nella storia, e ogni volta giungo alla conclusione che dopo tutto è meglio di no, perché il giugno del ’94 è già un periodo densissimo per il mio protagonista. Gli capita di tutto, povero Ned, e poi ne esce a vele spiegate – in una serie di circostanze in cui le implicazioni psicologiche della Cosa Truce finirebbero per essere di necessità un po’ troppo oppure non abbastanza.

No, davvero: credetemi se vi dico che ha più senso di quanto sembri dal paragrafo qui sopra. Ma insomma, il fatto è che l’ultimo tentativo con la Cosa Truce l’ho fatto nel corso del finesettimana – e, una volta di più, ho dovuto rinunciarci a malincuore. Suona eccessivo, suona forzato… troppo sale, you know.

“Peccato non poterlo avere a ottobre 1597, quando potrebbe condurre perfettamente al climax…” ho sospirato tra me – e… zzinnnnnng!

Sapete com’è, la scintilla che si accende e illumina all’improvviso un intero paesaggio di concatenazioni che si agganciano le une alle altre con suono di campane?

Oh, gioia! Se a giugno ’94 la Cosa Truce è troppo sale, a ottobre ’97 tende un allascamento che mi rendeva un pochino infelice, e lo trasforma in un arco perfetto. Se avete mai scritto una storia, sapete che sono gran bei momenti.

Solo che…

Solo che questo è durato poco, perché il fatto incontrovertibile resta che la Cosa Truce è accaduta irremovibilmente nel giugno del 1594, e nessuna vaghezza deliberata, nessun gioco di telescopio può spostarla nelle più remote vicinanze dell’autunno del ’97. Fosse un atto unico, non ci penserei due volte – ma questo è un romanzo. Un romanzo in cui tutto il resto è piuttosto accurato, e varie cose dipendono da questa ragionevole accuratezza.

Epperò… è davvero un gran peccato, sapete? La storia ne beneficerebbe in modo enorme, e dopo tutto, come dicevamo, la storia in questione è un romanzo, giusto?

Quindi adesso che ho deciso di trasgredire alle mie stesse regole per una volta, tutto sta nel decidere in che modo preferisco farlo. Eccolo qui, il dilemma:

– sposto la Cosa Truce al ’97 e, spiegandolo poi nella Nota dell’Autore?

Oppure…

– Accenno alle implicazioni pratiche della Cosa Truce nel giugno ’94 e poi invento un episodio simile per l’autunno del ’97 e uso le implicazioni psicologiche per i miei biechi fini narrativi? (E probabilmente ammetto anche questo nella NdA?)

E non lo so. Non ancora. È da ieri sera che mi ci dibatto – e forse è solo presto. Devo rimuginarci di più, magari sperimentare con entrambe le possibilità.

Vi farò sapere – e, nel frattempo, o Lettori, voi che ne pensate?

Di Dilemmi e Cose Truciultima modifica: 2017-02-06T14:17:54+01:00da
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