Senza Errori di Stumpa

Bugiarda, Ipocrita – e Impaziente

Si era a lezione e si discuteva dei motivi che spingono un autore a scrivere una specifica storia. A un certo punto…

Allieva – Per raccontare la propria esperienza umana, per comunicare ciò che si ha dentro.

Io (che sono cinica) – Sì, anche questo. Soprattutto qui da noi, dove impera l’autobiografismo narrativo.

Un’altra Allieva – All’estero non è così?

Io – Nel mondo anglosassone, per esempio, da meno a molto meno.

Allieva – Ah, ma questo è perché gli Inglesi sono ipocriti!

Ecco che ci risiamo

Ho levato un sopracciglio e chiesto se allora solo l’autobiografia è sincera e tutta la narrativa non autobiografica è per sua natura menzognera e ipocrita. L’allieva cui non piacciono gli Inglesi non è stata molto chiara in proposito, e degli altri, qualcuno era decisamente contrario all’idea, qualcuno dubbioso. Poi purtroppo la discussione ha virato in altra direzione, e siamo passati oltre.

Però, reitero: ecco che ci risiamo, con l’idea che scrivere consista nell’aprirsi le coronarie e versare il contenuto sulla pagina. E quando non è così, allora si scrivono bubbole irrilevanti nella migliore delle ipotesi, e deliberate menzogne nella peggiore.

Qui, a dire il vero, eravamo a mezza strada: lo scrittore che “inventa” le sue storie è (britannicamente) ipocrita. Non so se riuscirò ad approfondire la faccenda – e potrei sbagliarmi – ma per ora sono costretta ad assumere che l’ipocrisia consista nel nascondere la propria vera natura dietro uno schermo di finzione non autobiografica…?

Il che, in teoria, non incide sulla qualità della narrativa in questione. Ora, di nuovo, non ho indagato – ma dubito che la signora in questione voglia sostenere che tutta la narrativa anglosassone (e/o non autobiografica) sia inferiore a quella italiana (e/o autobiografica). O almeno lo spero vivamente. E, una volta chiarito questo, riecco la sciaguratamente radicata idea che l’autobiografia goda di qualche genere di superiorità morale, di un grado di sincerità preclusa all’invenzione narrativa.

Confessione (autobiografica!): questo piccolo scambio mi ha riportata indietro di qualche decennio, all’asilo – dove, nelle rare occasioni in cui mi azzardavo a coinvolgere qualche altro implumino nei miei make-believe o a raccontare qualcuna delle storie che immaginavo, le suore mi punivano perché ero bugiarda. E sì, ricordo almeno un’occasione alla Jane Eyre, in cui fui piazzata in piedi in mezzo alla stanza. “La vedete? Lei dice le bugie!”

Inutile dire che in quell’asilo non rimasi a lungo – e che ne dite? magari sono i postumi di questo trauma infantile a rendermi così spinosetta e reattiva sull’argomento?

Perché devo confessare: in realtà, se la discussione che dicevo si è arenata è stato per colpa mia. “Spero di non sconvolgere nessuno dicendo che gli scrittori inventano,” ho detto, con più sarcasmo di quanto fosse il caso. Il che ha divertito la maggior parte della classe, ma non è stato dialetticamente carino da parte mia. Avrei dovuto invece argomentare che in realtà nessuno scrive a prescindere da se stesso e che, specularmente, la sincerità assoluta non esiste da nessuna parte, men che meno in narrativa – ma non l’ho fatto.  E ho sbagliato.

Cercherò di riparare alla prima occasione, riprendendo la discussione se appena sarà possibile e se i tempi ristretti del corso lo permetteranno – perché è giusto e perché l’argomento merita di essere discusso sul serio, non risolto con una battuta.

 

 

Bugiarda, Ipocrita – e Impazienteultima modifica: 2017-12-06T11:02:39+01:00da
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