Pensiero I – il Fantasma è stato un innegabile successo. Era partito quasi per scherzo, una decina di repliche per chiudere la scorsa stagione – e, per essere proprio sinceri, non eravamo preparati all’entusiasmo che ha incontrato fin dall’inizio: platea stracolma sera dopo sera, una frenesia di prenotazioni e richieste, le repliche aggiuntive, gli speranzosi in attesa delle rinunce… A Mantova non è cosa del tutto comune, e non ha molti precedenti nella storia della Campogalliani – e che devo dire? È piuttosto entusiasmante.
Pensiero II – Perché tutto ciò? Ce lo siamo chiesti, e siamo giunti ad alcune conclusioni. In primo luogo, Oscar Wilde – e questo titolo in particolare. Il Fantasma è conosciuto e molto letto nelle scuole, e lo zio Oscar è sempre una meraviglia: frizzante e cattivello, beffardo e giocoso, spumeggiante e aguzzo… In secondo luogo, una signora mi diceva, dopo la replica di sabato, che di questi tempi cupi e tempestosi, il pubblico viene a teatro in cerca di spensieratezza e di un lieto fine – e questo spettacolo offre entrambe le cose. Infine credo che, tra tutti, siamo riusciti a restituire lo spirito della novella con una certa grazia sorridente che ha funzionato bene.
Pensiero IV – E parlando del cast… li adoro! Briosi, vivaci, efficacissimi – e che dire dei tre giovanissimi fratelli Otis, la quarta generazione della famiglia Campogalliani sul palcoscenico del D’Arco? L’intrecciarsi di esperienza consumata e freschezza, sotto la direzione brillante di Grazia Bettini, ha funzionato prodigiosamente bene.
Pensiero V – oh, i fantasmi! A detta di tutti, questo spettacolo è stato tormentato da un’inconsueta quantità di inconvenienti tecnici, piccoli impicci, sipari impigliati, mandelli che cadevano, entrate salvate al volo e via dicendo. Son cose che accadono sempre, e di cui il pubblico di solito nemmeno si accorge. Questa volta, però, la densità ha spinto tutti a rimuginare cause soprannaturali. Nel mio candore, mi domandavo che avesse mai da lamentarsi Sir Simon – finché i tecnici mi hanno fatto notare che non si trattava affatto di lui: la Contessa d’Arco, mi è stato spiegato, è il fantasma residente del teatro – e chiaramente ha avuto una crisi di gelosia nei confronti dell’ectoplasma forestiero… Yes, well. Vedremo di ammansirla in futuro – magari con un’offerta d’inchiostro e carta? E nel frattempo, immagino che sia un bene non avere enormi lampadari di cristallo sospesi sopra la platea.
Pensiero VI – Non esistono due repliche uguali. Non esistono due pubblici uguali. Lo sapevo già, ma constatarlo ancora e ancora per una trentina di volte, seduta al buio, trattenendo il fiato, collezionando particolari inattesi, variazioni e l’occasionale piccolo infarto è stato favoloso.
E quindi, per ora, graziegraziegrazie Grazia, Michele, Giancarlo, Andrea, Martina, Beatrice, Federico, Davide, Simone, Francesca, Daniele, Luca, Margherita, Nicholas, Giorgio, Nicola, Max, Diego, Chiara B, Donata, Egisto e pubblico tutto. È stata un’incantevole avventura – e ci rivediamo a ottobre.