A ripensarci, mi è venuto in mente che cosa siano: li avevo usati, un certo numero di anni fa, per mettere in ordine i pezzi di un play di ambientazione elisabettiana (ha!) – o almeno un atto del play in questione, credo. A un certo punto, esasperata dalle contorsioni serpentine della progressione logica, avevo annotato i punti salienti su altrettanti dischetti e mi ero seduta sul pavimento a cercare di dar forma alla cosa.
Con qualche successo, evidentemente: il play vive finito nel mio hard disk e non ne sono del tutto insoddisfatta – e, se non ha ancora trovato casa, ha ricevuto però un certo numero di commenti lusinghieri e incoraggianti.
But never mind. Il punto sono i dischetti. I dischetti di cui avevo dimenticato l’esistenza – e che, se qualcuno me ne avesse chiesto, avrei giurato di aver buttato via. Invece ecco che riemergono, con le loro annotazioncine blu e arancio… Un pochino criptiche, vi dicevo: tanto che, a guardarle così e a non avere riletto il play da tempo, potrebbero essere qualcosa d’altro interamente.
Potrebbero essere… prompts.
Persino il ventisettesimo dischetto, quello debateable – perché dice solo DCL? No! Francamente, a questo punto, non ho proprio idea di che diamine volesse dire DCL – e perché No!… Dammi Cento Lire? Devi Correre Lontano? Due Corsieri Lusitani? Dama Con Leopardo? Donald Certainly Lying? Sono ragionevolmente certa che non significasse nulla di tutto ciò – ma, di nuovo, ciascuna possibilità suggerisce almeno un pezzetto di storia, non vi pare?
Quindi sì: sono molto soddisfatta del mio ritrovamento, e pienamente intenzionata a farne uso. Li metterò in una scatoletta acconcia, e magari ne aggiungerò altri. Magari andrò a caccia di vecchie annotazioni criptiche, frammenti luccicanti e accostamenti inaspettati da trascrivere sui dischetti, e poi li terrò pronti per il bisogno. Come prompts per il freewriting, come gomitate nei momenti di fiacca, come scintille in scatola, come storie potenziali…
Non si sa mai quando si potrà avere bisogno di un dischetto, giusto?