Senza Errori di Stumpa

Il Pitta Ritrovato

Un paio di settimane fa ero a Bologna e, a tre passi dalla stazione, mi sono imbattuta in un gruppo di bancarelle di libri usati.

E sapete tutti come funzionano queste cose. Ci s’infila con l’intenzione di dare soltanto un’occhiatina, e poi ci si perde tra le enciclopedie vecchie, i fondi di magazzino, le scatole di volumini grigi della vecchia BUR, gli arnesi illustrati che pesano come una piastra di ghisa…

Ed ero in questa felice condizione quando l’occhio mi è caduto su un volume Anni Cinquanta della Romantica Mondiale Sonzogno.

No – aspettate a sghignazzare.

Con questo nome allarmante, la RMS era una collana di avventure miste assortite – assortitissime. Ci si trovavano abbondanti dosi di Sabatini, Orczy, London e Zane Grey, un po’ di Ridder Haggard, i Libri della Giungla di Kipling, l’occasionale Stevenson, Conan Doyle o Sienckiewicz (purché ci fossero spade), una discreta quantità di Conrad, Le Quattro Piume di Mason, Cappa e Spada* di Achard… Insomma, vi fate un’idea, giusto?

Per quel che posso vedere, in tutto ciò di autori italiani ne compaiono due soltanto. Uno è il principe Valerio Pignatelli della Cerchiara – pittoresco personaggio di suo, soldato, diplomatico, spia, avventuriero e autore di diversi romanzi di cappa-e-spada incentrati sull’antenato e dragone napoleonico Andrea Pignatelli. 

L’altro è Alfredo Pitta, traduttore attivissimo, autore di gialli sotto lo pseudonimo di Norman Charger e, per l’appunto, di almeno una mezza dozzina di cappa-e-spada dai titoli pittoreschi come I Cinque Falchi, Santajusta, Fior di Sogno, Castelmalo, Il Liberatore, La Scala Vermiglia… E dico almeno perché i primi cinque titoli li ho trovati via OPAC, ma il sesto non risulta semplicemente perché non fa parte delle collezioni di nessuna biblitoeca, ma esiste. È la mia trouvaille bolognese.

Trecentosedici pagine di avventure di Sigismondo “Cordifoco” Malatesta, a iniziare con una di quelle scene in cui i mercenari tedeschi progettano il rapimento di una donna e imprecano pittorescamente e si dicono l’un l’altro cose che dovrebbero già sapere come nella prima scena di un’opera**. Il tutto rilegato in brossura rosso vermiglio, con una sovraccoperta illustrata*** e, alas, malandatella.

Confesso di avere dato soltanto un’occhiatina per ora, e magari sarà una lettura da vacanze natalizie, ma il ritrovamento in sé è stato una piccola delizia. Autore di cui sapevo e seguito a saper pochino, finestrella su un’altra era del romanzo storico italiano****, bancarella, serendipità, di-chi-sarà-stato-questo-libro…

Potrei sospirare un poco sul fatto che, come adesso, tanto negli Anni Trenta quanto negli Anni Cinquanta l’autore italiano di avventure storiche era una bizzarra e rara specie aviaria. Sì, potrei sospirare – ma per questa volta diciamo di no, e limitiamoci a compiacerci delle gioie molteplici delle bancarelle di libri di seconda mano.

______________________________________________

* Leggenda vuole che da questo romanzo abbia preso nome il genere. Come la maggior parte di queste storie, non è proprio così. Il coniatore fu in realtà Ponson du Terrail, ma Achard e il suo editore avevano un miglior senso del marketing.

** Il paragone non è casuale. Lo scorso anno, sempre a Bologna e in circostanze non del tutto dissimili, ho comprato il libretto di una sconosciutissima opera dei primi del Novecento, la cui prima scena era piena di mercenari tedeschi che imprecavano pittorescamente e progettavano il rapimento di una donna…

*** L’intenzione è di aggiungere un’immagine – quando il mio scanner risuscita o si reincarna. Luci di taglio, conci di pietra, il protagonista e il suo sidekick feriti – o forse moribondi? Gasp! – lunghe ombre a proseguire sulla costa e, sul retro, la scala del titolo, giù per la quale corre un rivolo di sangue… Credo che l’illustratore debba essere Guizzardi.

**** O quanto meno d’avventura storica. Mi par di capire che il buon Pitta non esca poi troppo di strada, ma potrei sbagliarmi. Semmai ne riparleremo a lettura avvenuta. E l’era è proprio un’altra, visto che si tratta di una riedizione di un romanzo del 1937.

_________________________________________

Ah, una nota d’altra natura: qualche tempo fa, un lettore occasionale mi scrisse una mail in cui chiedeva lumi su Pitta. Risposi che non avevo gran lumi… Ecco, questo è un lumicino nuovo, unitamente al fatto che credevo Pitta solo un traduttore di gialli e cappa e spada, ma apparentemente ha tradotto anche una certa quantità di Conrad… Se ripassa di qui, o Lettore Occasionale di cui non possiedo più l’indirizzo, ecco che la metto a parte.

 

Salva

Il Pitta Ritrovatoultima modifica: 2012-11-28T08:10:00+01:00da
Reposta per primo quest’articolo