E sapete tutti come funzionano queste cose. Ci s’infila con l’intenzione di dare soltanto un’occhiatina, e poi ci si perde tra le enciclopedie vecchie, i fondi di magazzino, le scatole di volumini grigi della vecchia BUR, gli arnesi illustrati che pesano come una piastra di ghisa…
Ed ero in questa felice condizione quando l’occhio mi è caduto su un volume Anni Cinquanta della Romantica Mondiale Sonzogno.
No – aspettate a sghignazzare.
Con questo nome allarmante, la RMS era una collana di avventure miste assortite – assortitissime. Ci si trovavano abbondanti dosi di Sabatini, Orczy, London e Zane Grey, un po’ di Ridder Haggard, i Libri della Giungla di Kipling, l’occasionale Stevenson, Conan Doyle o Sienckiewicz (purché ci fossero spade), una discreta quantità di Conrad, Le Quattro Piume di Mason, Cappa e Spada* di Achard… Insomma, vi fate un’idea, giusto?
Per quel che posso vedere, in tutto ciò di autori italiani ne compaiono due soltanto. Uno è il principe Valerio Pignatelli della Cerchiara – pittoresco personaggio di suo, soldato, diplomatico, spia, avventuriero e autore di diversi romanzi di cappa-e-spada incentrati sull’antenato e dragone napoleonico Andrea Pignatelli.
Trecentosedici pagine di avventure di
Confesso di avere dato soltanto un’occhiatina per ora, e magari sarà una lettura da vacanze natalizie, ma il ritrovamento in sé è stato una piccola delizia. Autore di cui sapevo e seguito a saper pochino, finestrella su un’altra era del romanzo storico italiano****, bancarella, serendipità, di-chi-sarà-stato-questo-libro…
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* Leggenda vuole che da questo romanzo abbia preso nome il genere. Come la maggior parte di queste storie, non è proprio così. Il coniatore fu in realtà Ponson du Terrail, ma Achard e il suo editore avevano un miglior senso del marketing.
** Il paragone non è casuale. Lo scorso anno, sempre a Bologna e in circostanze non del tutto dissimili, ho comprato il libretto di una sconosciutissima opera dei primi del Novecento, la cui prima scena era piena di mercenari tedeschi che imprecavano pittorescamente e progettavano il rapimento di una donna…
*** L’intenzione è di aggiungere un’immagine – quando il mio scanner risuscita o si reincarna. Luci di taglio, conci di pietra, il protagonista e il suo sidekick feriti – o forse moribondi? Gasp! – lunghe ombre a proseguire sulla costa e, sul retro, la scala del titolo, giù per la quale corre un rivolo di sangue… Credo che l’illustratore debba essere Guizzardi.
**** O quanto meno d’avventura storica. Mi par di capire che il buon Pitta non esca poi troppo di strada, ma potrei sbagliarmi. Semmai ne riparleremo a lettura avvenuta. E l’era è proprio un’altra, visto che si tratta di una riedizione di un romanzo del 1937.
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Ah, una nota d’altra natura: qualche tempo fa, un lettore occasionale mi scrisse una mail in cui chiedeva lumi su Pitta. Risposi che non avevo gran lumi… Ecco, questo è un lumicino nuovo, unitamente al fatto che credevo Pitta solo un traduttore di gialli e cappa e spada, ma apparentemente ha tradotto anche una certa quantità di Conrad… Se ripassa di qui, o Lettore Occasionale di cui non possiedo più l’indirizzo, ecco che la metto a parte.
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