Non so voi, ma personalmente ho sempre creduto che l’età eroica in cui cinema e teatri avevano il loro organo fosse terminata col tramonto dei film muti. Ebbene, scopro che non è affatto così.
O almeno, non dappertutto.
A quanto pare, all’inizio degli Anni Sessanta, strumenti e pratica sopravvivevano ancora. Le sale cinematografiche avevano organi di vario prestigio e varia potenza, e un organista residente che non accompagnava più i film, ma suonava durante gli intervalli, prima o dopo le proiezioni, oppure tra uno spettacolo e l’altro. Mi par di capire che la prassi variasse, ma gli organisti delle grandi sale erano artisti apprezzati e applauditi.
E adesso arriva l’aneddoto antipodeo…
Dovete sapere che a Sydney c’era il Prince Edward Theatre, un elegante cinema/teatro da millecinquecento posti, costruito nel 1924 e tutto parato di velluto azzurro. Ci si proiettavano film e ci si tenevano spettacoli musicali dal vivo, c’erano paggi e usherettes in uniforme, e ragazze in abito da sera bianco che distrubuivano programmi agli spettatori nelle occasioni importanti, e posacenere d’argento massicio nel foyer, un organo teatrale Wurlitzer e un’organista titolare che era una star cittadina: Noreen Hennessy.
Ebbene, nel 1962 il Prince Edward ospitò la prima australiana del Billy Budd di Ustinov, con tanto di serata di gala e raccolta di fondi per non so quale causa benefica. Era una di quelle occasioni di cui si diceva: ragazze in bianco nel foyer, signore in abito da sera, uomini in abito scuro, la Sydney bene e la Sydney artistica raccolte nelle poltroncine di velluto azzurro…
Ecco, poi sappiamo tutti come va a finire Billy Budd, giusto?
Va a finire in modo tale che, quando Noreen entrò di soppiatto a una decina di minuti dai titoli di coda, il pubblico era occupato a singhiozzare con gran gusto…
Oh, poveri agnellini – benedetti i loro cuori teneri! dovette dirsi Noreen. Adesso ci penso io a risollevare millecinquecento animi afflitti…
E senza preavviso, sulla scena che conclude tragicamente un film per nulla allegro, la signora in chiffon color giunchiglia attaccò – poiché di Marina si trattava – Anchors Aweigh!
Il pubblico sobbalzò al repentino cambio d’atmosfera, spalancò collettivamente millecinquecento paia di occhi lustri e poi si sciolse in un’altrettanto collettivo convulso di risate. Non so quanto fossero soddisfatti Ustinov, lo spirito aleggiante di Melville e la gente della Allied Artists, ma Noreen si ebbe una standing ovation più lunga della sua esibizione, e si ritirò inchinandosi ad ogni passo e sorridendo come un faro nella notte.
Ah, cos’è che non si può fare, con la giusta dose di nonsense?