Senza Errori di Stumpa

Sei, Sette, Otto – Ovvero, Teso Con Finezza

Sto leggendo The Forgotten Garden, di Kate Morton – che è un massiccio librone e un’ottima lettura, ben scritto, con una struttura interessante, personaggi attraenti,  vivide ambientazioni (plurale), misteri e segreti che si svelano lentamente e varie storie interconnesse a molti livelli.

E per una volta, udite udite, si trova anche in traduzione italiana, come Il Giardino dei Segreti, facilmente reperibile su Amazon.it.

Ma questa non è una recensione. Quella semmai verrà dopo, quando l’avrò finito.

Oggi volevo parlare di tecnica, perché Kate Morton è un’autrice sottile, e usa tutta una varietà di maniere per tenere desta la curiosità del lettore, per generare sospensione e per tenere tesa la storia.

Una tecnica che mi piace particolarmente è l’uso dell’interruzione. Si dà l’impressione di fare qualcosa, si monta un qualche grado di tensione e poi, mentre il meccanismo si avvia alla sua conclusione naturale, lo si interrompe con qualcosa di diverso – qualcosa che distrae il lettore, ma lascia aperta la questione originale. E naturalmente la questione originale tornerà in superficie in seguito, e il lettore si batterà la fronte nel vedersi compiere qualcosa che era rimasto sottilmente irrisolto, e mormorerà tra sé: ah, diavoletto di una scrittrice! 

A titolo di esempio, lasciate che vi descriva una scena in cui apparentemente non succede granché.

La piccola Cassandra, una delle tre protagoniste di questa storia, è stata… be’, forse abbandonata non è la parola giusta. La sua bellissima, svagata e risposata madre l’ha lasciata senza cerimonie a casa di una nonna che Cass conosce a malapena. Gliel’ha lasciata per un tempo indefinito. Certo, mamma ha parlato di una settimana, o forse due, ma i precedenti non sono incoraggiantissimi, e Cassandra si sente abbandonata a tutti gli effetti.

Non aiuta il fatto che tutto ciò sia capitato come un fulmine a ciel sereno, con un bagaglio minimo fatto di nascosto e contrabbandanto nel bagagliaio, e con il pretesto di una visita alla nonna… E per di più, nella fretta di mettere in atto il suo piano, mamma non ha nemmeno messo in valigia lo spazzolino da denti.

A sera, nella sua camera di fortuna, Cassandra se ne sta rannicchiata sotto le coperte, sperando che il temporale lontano non scoppi, e che mamma torni presto. La casa e la via sono silenziose. Si sentono i tuoni in lontananza e, ogni tanto, una macchina sulla strada. A un certo punto, Cassandra fa uno di quei piccoli rituali: se riesce a contare fino a dieci prima che passi un’altra automobile, sarà un segno che tutt è destinato ad aggiustarsi, compreso il temporale e il ritorno di mamma.

Cass comincia a contare. Conta lentamente, non ha intenzione di barare per non compromettere il responso.* Per un paio di paragrafi, seguiamo il conteggio e il batticuore della bambina. Arriviamo a cinque (metà strada e tutto va bene!), a sei, a sette (ci siamo quasi, ci siamo quasi…), a otto…

E a questo punto Cassandra si ricorda di colpo che la sua borsa da viaggio ha delle tasche. Magari mamma non si è dimenticata affatto. Magari lo spazzolino è in una delle tasche.

Dimentica del suo giochino oracolare, Cass balza dal letto e, alla luce dei lampi,** si precipita a frugare nelle tasche della borsa da viaggio, in cerca di quello spazzolino da denti che è diventato così significativo.

Dopodiché la scena vira in un’altra direzione, e la domanda di Cass – si sistemerà tutto? – rimane senza risposta. Sarà un buon segno? si domanda il lettore. La mancata risposta è un sì o un no? In realtà, a questo punto, il lettore può credere di avere già parte della risposta, ma è solo una parte, e può molto darsi che non sia nemmeno la parte giusta.

Risposte più complesse cominciano ad apparire solo molte, molte pagine più tardi, e al punto in cui sono è chiaro che è tutt’altro che finita.

E quindi, ecco qualcosa che si può fare: prendere una tecnica classica per creare tensione, e interrompersi a un passo dal compimento – per far succedere qualcosa d’altro, e ritardare il compimento. Quando la faccenda rispunterà, molte pagine più avanti, quando quella tensione interrotta, se saremo stati bravi, avrà assunto un altro colore e un altro significato, il lettore si batterà la fronte nel vedersi riannodato il filo narrativo irrisolto, e mormorerà tra sé: ah, diavoletto di uno scrittore!

O magari non mormorerà nulla, e non si accorgerà di come funziona il giocattolo – ma lo troverà di grande soddisfazione, e proseguirà avidamente la lettura, in cerca di altre sorprese a orologeria.

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* Incidentalmente, questo pezzettino di caratterizzazione tornerà, in tutt’altra veste e in tutt’altra luce, per un altro personaggio. Come diceva George Eliot a proposito di Daniel Deronda, in questo libro tutto è connesso a tutto il resto.

** Un’altra cosa destinata a riemergere…

Sei, Sette, Otto – Ovvero, Teso Con Finezzaultima modifica: 2013-05-15T08:05:00+02:00da
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