2. Sliema di pomeriggio – con le persiane azzurre, i balconi colorati, le bougainvillee che si arrampicano su per le facciate, i gatti che riposano all’ombra e i negozi chiusi – e non un’anima in giro.
3. Una granita al limone, tra sole e vento, sulla terrazza che guarda su Balluta Bay.
5. La nuova porta cittadina della Valletta – opera di Renzo Piano – con la pietra moderna che si fonde così bene con quella antica, con la stessa impressione di forza duratura.
6. La commistione di lingue nelle strade della Valletta – la cantilena araba del Maltese, Inglese, Italiano, e poi Francese, Spagnolo e whathaveyou, come era di certo ai tempi dei Cavalieri.
7. Il San Giovanni Decollato di Caravaggio nell’Oratorio della barocchissimissima concattedrale di San Giovanni – feroce e meraviglioso, e la luce… oh, la luce!
8. La finestrella delle scale di San Paolo del Naufragio, che guarda su una sagrestia semibuia, con un lampadario a gocce e un armadio scuro in cima al quale una parrucca da giudice inglese se ne sta appollaiata e polverosa come un uccello impagliato.
9. Il cortile medievale di Palazzo Falson, cartolina di un Medio Evo siculo-normanno-bizantino di fantasia, reimmaginato dal Capitano Gollcher nella magnifica antica capitale Mdina.
11. Pastizzi maltesi per pranzo al bellissimo Caffè Cordina in Republic Street.
12. Forte Sant’Elmo, poderoso e opprimente – e in qualche modo desolato persino nella più luminosa e azzurra delle giornate – come ci si aggirassero ancora gli sfortunati difensori del 1565, i cavalieri di San Giovanni, morti dal primo all’ultimo per guadagnare un po’ di tempo ai loro confratelli a Sant’Angelo.
E poi gli autobus sobbalzanti dai tragitti incomprensibili, e gli orafi che lavorano la filigrana nelle botteguzze semibuie, e i magazzini dei fornitori navali lungo il porto, e adesso davvero non so più se a Malta devo assolutamente tornarci o se non devo tornarci mai più per non guastare le memorie felici e piene di luce di questo viaggio.