Tagged with " Cavalieri di Malta"
Giu 19, 2017 - posti    Commenti disabilitati su Dodici Pillole Maltesi

Dodici Pillole Maltesi

MaltaColours1. Il colore di Malta a prima vista – dal finestrino dell’aereo: oro pallido i campi coi muretti a secco, verdi le frange d’oleandri e fichi d’india e indaco il mare. Il colore giusto.

2. Sliema di pomeriggio – con le persiane azzurre, i balconi colorati, le bougainvillee che si arrampicano su per le facciate, i gatti che riposano all’ombra e i negozi chiusi – e non un’anima in giro.

3. Una granita al limone, tra sole e vento, sulla terrazza che guarda su Balluta Bay.

Manoel4. La fuga di mura e torri e bastioni e campanili color miele – l’Isola Manoel, Floriana, la Valletta – vista dalla marina di Msida.

5. La nuova porta cittadina della Valletta – opera di Renzo Piano – con la pietra moderna che si fonde così bene con quella antica, con la stessa impressione di forza duratura.

6. La commistione di lingue nelle strade della Valletta – la cantilena araba del Maltese, Inglese, Italiano, e poi Francese, Spagnolo e whathaveyou, come era di certo ai tempi dei Cavalieri.

CaravaggioStJohn

7. Il San Giovanni Decollato di Caravaggio nell’Oratorio della barocchissimissima concattedrale di San Giovanni – feroce e meraviglioso, e la luce… oh, la luce!

8. La finestrella delle scale di San Paolo del Naufragio, che guarda su una sagrestia semibuia, con un lampadario a gocce e un armadio scuro in cima al quale una parrucca da giudice inglese se ne sta appollaiata e polverosa come un uccello impagliato.

9. Il cortile medievale di Palazzo Falson,  cartolina di un Medio Evo siculo-normanno-bizantino di fantasia, reimmaginato dal Capitano Gollcher nella magnifica antica capitale Mdina.

Grand Harbour10. Una gloria di campane e colpi di cannone che si rispondono attraverso il Grand Harbour, tra la Valletta, Cospicua, Vittoriosa e Senglea a mezzogiorno.

11. Pastizzi maltesi per pranzo al bellissimo Caffè Cordina in Republic Street.

12. Forte Sant’Elmo, poderoso e opprimente – e in qualche modo desolato persino nella più luminosa e azzurra delle giornate – come ci si aggirassero ancora gli sfortunati difensori del 1565, i cavalieri di San Giovanni, morti dal primo all’ultimo per guadagnare un po’ di tempo ai loro confratelli a Sant’Angelo.

E poi gli autobus sobbalzanti dai tragitti incomprensibili, e gli orafi che lavorano la filigrana nelle botteguzze semibuie, e i magazzini dei fornitori navali lungo il porto, e adesso davvero non so più se a Malta devo assolutamente tornarci o se non devo tornarci mai più per non guastare le memorie felici e piene di luce di questo viaggio.

Cavalieri di Malta

knights_of_maltaGli Ospitalieri di San Giovanni – in generale meglio conosciuti come Cavalieri di Malta, in narrativa appaiono in diversi colori, ma in genere non godono della nomea nigerrima che affligge altri ordini cavallereschi – primi tra tutti i Templari.

Ci sono pessimi Cavalieri di Malta, come Farnese, governatore dell’isola nell’Ebreo di Malta di JewofMalta.jpgMarlowe – un opportunista machiavellico e fedifrago, cui non pare nulla di brutto non solo vessare gli Ebrei (peccato veniale a fine Cinquecento – ammesso che peccato fosse affatto), ma anche di venir meno alla parola data con estrema facilità. Insomma, se il Barabas eponimo è l’antieroe della tragedia, non è che Farnese ci faccia una gran figura… Oh, d’accordo: nessuno fa una gran figura in questa storia – ma d’altra parte una delle tesi di Marlowe era che in fatto di religioni c’era poco da scegliere e, come si dice con colorita efficacia dalle mie parti, prendi uno e strozza l’altro…

Don_Carlos_Marquis_Posa__500x664_On the other hand, avete presente il Marchese di Posa? L’amico di Don Carlos, quello di animo nobile, fiero e disinteressato, il campione del libero pensiero che si guadagna l’ammirazione e l’affetto dell’algido Re Filippo, quello che alla fine – con più generosità che buon senso, if you ask me – si fa uccidere per salvare il suo amico? Ecco, all’opera di solito lo si dimentica, ma Rodrigo, Marchese di Posa, è un Cavaliere di Malta. Ed è il genere di giovanotto che a diciotto anni lascia gli studi per arrivare a Malta alla vigilia del Grande Assedio, presentandosi come uno “la cui croce è stata comprata, e ora viene a guadagnarsela. E se la guadagna eccome – battendosi valorosamente a Sant’Elmo e, dopo che il forte è perduto ai Turchi e tutti i suoi compagni sono morti, tornando a nuoto sull’isola a portare notizie vitali.

Tutto ciò per dimostrare che di Ospitalieri narrativi ce ne sono di buoni e di cattivi – ma d’altra parte, l’Ordine non aveva Sir Walter Scott a fare cattiva stampa. Ora, Sir Walter Scott può piacere o non piacere, ma non gli si può negare una capacità non comune nel creare miti duraturi. I Malvagi Templari, il Malvagio & Meschino Giovanni Senzaterra, la Guerra delle Due Rose e gli Scozzesi in kilt sono soltanto alcune delle ombre lunghe dei suoi romanzi – di quelle cose che non si sa se volerlo strangolare per i macelli storici che ha combinato, o ammirare la sua capacità di modellare la percezione della storia per secoli a scendere… knightssiege

E quest’uomo pericoloso non nutriva per i Cavalieri di Malta un briciolo dell’antipatia che invece riservava ai Templari. Anzi. Li trovava abbastanza simpatici e ammirevoli da voler dedicare un romanzo al loro exploit più celebre: il Grande Assedio di Malta del 1565. Ora, è vero che è più facile simpatizzare con gli assediati – e questo assedio in particolare fu una di quelle faccende che sembrano fatte apposta per un romanzo: poco più di seimila difensori che ricacciano indietro otto volte tanti Ottomani… Immaginatevi una seconda edizione di Costantinopoli 1453 – però vittoriosa. E in tutto questo i Cavalieri si comportarono bene e pagarono un prezzo piuttosto alto .

Quindi si capisce la simpatia di Scott, che partì con una manciatina di Spagnoli in vari gradi dell’Ordine, poi si spostò nel campo turco, e infine si stancò della storia che stava scrivendo, e virò sulla cronaca dei fatti, disinteressandosi dei suoi personaggi… Poi nel 1832 Scott morì, lasciando un po’ meno di ottantamila parole manoscritte di The Siege of Malta – talmente bruttine che un perplesso esecutore letterario si augurò di non vedere mai pubblicato un romanzo così poco all’altezza della carriera dell’autore.

SiegeSolo che poi si sa come vanno queste cose: un ultimo Scott? Uno Scott inedito? Uno Scott sepolto con il suo autore? E i lettori, allora? E gli studiosi? Tutto sommato, c’è da stupirsi che si sia aspettato il 2008 prima di arrivare a una pubblicazione. Meno sorprendente è il caos che ne seguì, con i filologi che si accapigliavano sulla trascrizione dell’illeggibile manoscritto, i recensori impegnati a dissezionare la qualità tutt’altro che eccelsa dell’insieme, e qualche purista indignato per la speculazione editoriale sugli ultimi sforzi di un autore decaduto. Perché il fatto è che The Siege of Malta non è davvero un granché. Dopo una serie di ictus e indebitato fino al collo, Scott non era più lo scrittore di un tempo, e The Siege, con la sua trama senza capo né coda e i personaggi abbandonati per strada, ha tutta l’aria di risentirne. D’altra parte, Scott si dichiarò soddisfatto del romanzo – ma non fece nessun tentativo di pubblicarlo prima di morire, il che probabilmente è significativo…

Piacevano davvero a Sir Walter Scott questi suoi ultimi personaggi, Don Manuel de Vilheyna, il giovane Francisco e Ramegas? O li aveva lasciati cadere perché dopo tutto non si trovava così bene con i Cavalieri di Malta come aveva creduto dapprincipio? Si sarebbe mai sforzato di finire il romanzo se non fosse stato per tutti i debiti che doveva pagare? Sono di quelle cose che non sapremo più, e forse – forse sarebbe stato davvero giusto e compassionevole lasciare il manoscritto pieno di correzioni là dov’era – chiuso in una biblioteca, nell’ombra di un uomo malato, infelice e smarrito, che aveva avuto il dono di plasmare l’immaginazione dei secoli a venire, e forse sapeva fin troppo bene di averlo perduto.