Un temp
Così, per esempio, benché siano passati quasi trent’anni, non potrò mai sentire la IV Sinfonia di Brahms senza pensare al Deserto dei Tartari. L’Allegro non troppo e le travi scure della Fortezza Bastiani sono legati indissolubilmente per me. E la cosa buffa è che non mi ricordo nemmeno se nelle descrizioni di Buzzati la fortezza avesse davvero queste travi, ma è come la immaginavo ascoltando questa musica, e dubito che cambierò mai idea.
Poi ci sono accostamenti seriamente dissennati, come la X Sinfonia di Mahler e l’Introduzione alla Sociologia Generale di Roucher (a cui andrebbe aggiunto anche il tè al bergamotto), oppure Dio che nell’alma infondere, dal Don Carlo di Verdi, e tonnellate di Economia Politica, o le Danze Ungheresi di Brahms e EC Law… l’ho già detto che ascoltavo musica mentre studiavo? Questi sono del tutto casuali, ma non per questo meno durevoli, visto che non sono svaniti in vent’anni e rotti, e sono solo alcuni di un numero notevole. E siccome non ho uno straccio di memoria visiva, ma ricordo perfettamente quello che studiavo o leggevo o facevo in corrispondenza di decine e decine di pezzi musicali, ne deduco che il mio cervello funzioni molto meglio con i suoni che con le immagini. Quando dovevo ricordare a memoria formule o elenchi, l’unico metodo veramente efficace era appiccicarli a un pezzetto di musica. Non c’è niente da ridere: è così che, dopo vent’anni abbondanti, mi ricordo ancora che nella quollah etiope si coltivano dura, mais, cotone e tabacco*. O almeno ci si coltivavano trent’anni fa**.
Qualcun altro funziona nello stesso modo? Che cosa e come associate? E qualcuno che ragiona e ricorda per immagini?
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* Da cantarsi sull’aria di “Maramao perché sei morto?” Don’t. Ask.
** Sì, lo so: una di quelle nozioni che non sai mai quando potranno servirti nella vita…