Senza Errori di Stumpa

Pasqua Per Iscritto

Cominciamo col dire che Pasqua non è Natale: non ci sono legioni di autori ansiosi di servirsi dell’atmosfera pasquale per ambientarci qualche bella scena commovente e significativa. Sarà perché, tutto sommato, si associa molto meno mistero, magia ed emozione a Pasqua? Non intendo questo da un punto di vista religioso, naturalmente, ma è un fatto che non esiste nemmeno una “atmosfera pasquale” propriamente detta. Primavera, sì, violette, uova e pulcini, e le processioni del venerdì santo con le fiaccole, ma non lo si può negare: c’è molta meno suggestione emotiva. Per verificarlo a livello molto spicciolo, basta contare il numero di spot pubblicitari che capitalizzano su Pasqua: tolte le uova di cioccolato, nulla, zero, zip.

Ciò detto, in letteratura?

Prima di tutto, sembra esserci più poesia che prosa. Se si cercano poesie pasquali, si parte da Jacopone da Todi, ma poi si trova parecchio fra Otto e Novecento: in ordine sparso, Manzoni, Pascoli, Christina Rossetti, Browning, Ada Negri, Gozzano, Yeats, per citarne qualcuno.

In prosa va peggio.

C’è un racconto di Checov che si chiama Vigilia di Pasqua, ma trattandosi di Checov è tutto fuorché quello che ci si aspetta.

C’è la Pasqua di Strindberg, che per chiunque altro sarebbe feroce e desolata, ma trattandosi del buon August è quasi lieta. Se non altro non finisce con un conto cadaveri.

C’è la Settimana Santa religioso-mondan-adulterina degli Uzeda ne I Viceré, dove si descrivono minutamente i riti, Consalvo fa il chierichetto, e il Conte Raimondo corteggia donna Isabella Fersa persino nella canonica del Duomo.

C’è la Pasqua povera dei Malavoglia, col debito da pagare, i fiori per tutta festa, e il triste matrimonio della Mena.

C’è la mala Pasqua sanguinosa di Cavalleria Rusticana, col duello campagnolo tra Alfio e Turiddu (prima della messa nel racconto, subito dopo nell’opera, perché non si buttano via le occasioni musicali…)

E c’è la Pasqua in collegio di Emi Mascagni che, fedele al suo stile, personifica i giorni della settimana santa: martedì è un discolo, mercoledì ha un’aria d’importanza, giovedì è sordo e amaro, venerdì triste… e tutti si aggirano per il Collegio, osservando non visti (ma sentiti assai) i preparativi di ragazze, insegnanti e servitù.

In definitiva, quella della Mascagni è la Pasqua più emotiva – e la più lieta, – quella di Checov è molto russa (e con questo abbiamo detto tutto), e le varie Pasque siciliane comportano vari gradi di amarezza. Per trovare un trattamento più strettamente religioso – ma per nulla narrativo – del tema bisogna rivolgersi alla poesia, per trovare della letizia… francamente non saprei.  

A meno di voler considerare un caso completamente diverso, vale a dire i gialli medievali. Non ricordo il titolo, al momento, ma uno dei misteri di Fratello Cadfael, di Ellis Peters, è ambientato attorno ai preparativi per la Pasqua, e non mi stupirei se qualcosa di simile avesse fatto anche Candace Robb. Questi vanno a finire bene, nel senso che l’investigatore scopre sempre il colpevole, e la Pasqua serve più che altro per il valore dello sfondo storico e particolare, essendo Cadfael un monaco benedettino, e Owen Archer il capitano delle guardie dell’Arcivescovo di York. Quindi, ci sono ma fanno testo fino a un certo punto: l’Inghilterra in questo caso recupera come fondale il suo passato cattolico, e forse alla fin fine la questione si è che alla Pasqua letteraria è mancato un Dickens?

Una cosa sembra certa: il lieto fine a Pasqua è decisamente un bestia rara e, considerando che festa di risveglio, risurrezione e nuovi inizi sia, la faccenda è quantomeno bizzarra, nevvero?

Pasqua Per Iscrittoultima modifica: 2018-03-28T10:59:00+02:00da
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