Ciò detto, in letteratura?
In prosa va peggio.
C’è un racconto di Checov che si chiama Vigilia di Pasqua, ma trattandosi di Checov è tutto fuorché quello che ci si aspetta.
C’è la Pasqua di Strindberg, che per chiunque altro sarebbe feroce e desolata, ma trattandosi del buon August è quasi lieta. Se non altro non finisce con un conto cadaveri.
C’è la Settimana Santa religioso-mondan-adulterina degli Uzeda ne I Viceré, dove si descrivono minutamente i riti, Consalvo fa il chierichetto, e il Conte Raimondo corteggia donna Isabella Fersa persino nella canonica del Duomo.
C’è la Pasqua povera dei Malavoglia, col debito da pagare, i fiori per tutta festa, e il triste matrimonio della Mena.
E c’è la Pasqua in collegio di Emi Mascagni che, fedele al suo stile, personifica i giorni della settimana santa: martedì è un discolo, mercoledì ha un’aria d’importanza, giovedì è sordo e amaro, venerdì triste… e tutti si aggirano per il Collegio, osservando non visti (ma sentiti assai) i preparativi di ragazze, insegnanti e servitù.
In definitiva, quella della Mascagni è la Pasqua più emotiva – e la più lieta, – quella di Checov è molto russa (e con questo abbiamo detto tutto), e le varie Pasque siciliane comportano vari gradi di amarezza. Per trovare un trattamento più strettamente religioso – ma per nulla narrativo – del tema bisogna rivolgersi alla poesia, per trovare della letizia… francamente non saprei.
A meno di voler considerare un caso completamente diverso, vale a dire i gialli medievali. Non ricordo il titolo, al momento, ma uno dei misteri di Fratello Cadfael, di Ellis Peters, è ambientato attorno ai preparativi per la Pasqua, e non mi stupirei se qualcosa di simile avesse fatto anche Candace Robb. Questi vanno a finire bene, nel senso che l’investigatore scopre sempre il colpevole, e la Pasqua serve più che altro per il valore dello sfondo storico e particolare, essendo Cadfael un monaco benedettino, e Owen Archer il capitano delle guardie dell’Arcivescovo di York. Quindi, ci sono ma fanno testo fino a un certo punto: l’Inghilterra in questo caso recupera come fondale il suo passato cattolico, e forse alla fin fine la questione si è che alla Pasqua letteraria è mancato un Dickens?
Una cosa sembra certa: il lieto fine a Pasqua è decisamente un bestia rara e, considerando che festa di risveglio, risurrezione e nuovi inizi sia, la faccenda è quantomeno bizzarra, nevvero?