Dic 10, 2010 - bizzarrie letterarie    Commenti disabilitati su Una Specialità Inglese: Lo Scrittore-Spia

Una Specialità Inglese: Lo Scrittore-Spia

Francis_Walsingham.jpgL’Inghilterra possiede questa ineguagliata tradizione di spie che erano anche scrittori/scrittori che erano anche spie. Ad avere la brillante idea, a quanto pare, fu Sir Francis Walsingham, ideatore* del servizio segreto della Grande Elisabetta nel secondo Cinquecento. All’epoca, con Maria di Scozia ancora viva, la paranoia principale aveva per oggetto i Cattolici e le loro cospirazioni. Tutta paranoia non era, i complotti c’erano (anche se spesso erano più che altro avventure di gente sprovveduta), i Gesuiti inviavano i loro missionari a celebrare messe clandestine per i criptocattolici inglesi, e istruivano i loro allievi nei seminari in Francia. Walsingham voleva occhi e orecchie in quei seminari, ma dove trovare giovani istruiti e in grado di farsi passare per cattolici? Risposta: nelle Università, naturalmente!

Così, Sir Francis e i suoi cominciarono a reclutare tra Oxford e Cambridge ventenni intelligenti e più o meno al verde, con una buona conoscenza di Latino e Teologia. Kit Marlowe, irrequieto, più brillante della media, squattrinato e ansioso di dar prova di sé, fu in tutta probabilità uno dei corrieri di Marlowe.jpgWalsingham, abbastanza utile e/o abbastanza imprevedibile perché nel 1587 il Consiglio Privato facesse pressioni per lui sul Senato Accademico di Cambridge. Ma Kit non fu il solo: altri quattro o cinque autori contemporanei meno noti si contano sui registri paga del servizio segreto – tutti autori di teatro o poeti, tutti di backgrounds simili a quello di Marlowe: popolani o borghesi con un’educazione universitaria, talento da vendere e più ambizioni che denaro o connessioni. Che cosa portasse tanti scrittori a lavorare per Walsingham è materia di dibattito. Pura e semplice flamboyance? Mancanza di scrupoli? Nessuna reputazione da perdere? Gusto per l’avventura e il proibito? Bisogno cronico di denaro? Varie combinazioni di tutto quanto, direi.

Marlowe è forse il più celebre del gruppo e le ipotesi su di lui abbondano, più o meno plausibili: corriere, informatore, agente provocatore, falso seminarista a Reims, falso falsario a Vlissingen, coinvolto nel Babington Plot, poi assassinato perché diventato scomodo… Tutto molto romanzesco, tutto supportato da qualche documento, nulla di provato.

Daniel_Defoe.jpgUn secoletto più tardi troviamo Daniel Defoe, che nella sua avventurosa vita conobbe di tutto – dal Grande Fuoco di Londra al commercio di vini sul Continente, dalla gogna alla fabbricazione di mattoni, dalla Monmouth Rebellion alla celebrità letteraria, dal servizio governativo alla prigione – trovò anche il tempo di lavorare nell’intelligence di diversi governi, tanto i Tories quanto i Whigs. Dei suoi predecessori elisabettiani, Defoe conservava il fatto di essere un viaggiatore e un poliglotta, e la sua mentalità di scrittore ne faceva un buon osservatore dell’umana natura.

Viaggiatore, poliglotta e osservatore era anche William Somerset Maugham, Maugham.jpgfigura meno audace ma altrettanto complessa. Piccoletto, complessato, infelice e balbuziente, Maugham aveva più di quarant’anni allo scoppio della I Guerra Mondiale. Troppo vecchio per arruolarsi, voleva nondimeno fare la sua parte. Cominciò come guidatore di ambulanze (come molti altri scrittori della sua generazione), ma fu ben presto reclutato dal Servizio Segreto per raccogliere informazioni, dalla Svizzera in un primo momento e poi in Russia. Nel ’17 il suo incarico era quello di mettere in atto l’appoggio britannico al governo provvisorio – che aveva i suoi guai con i Bolsevichi – e contrastare la propaganda pacifista tedesca volta a far uscire la Russia dalla guerra. Maugham era un osservatore profondo e un buon manipolatore, ma il compito era arduo anche per lui. Tutti sappiamo come andò a finire, ma il nostro scrittore-spia sostenne sempre che, con sei mesi di tempo in più, avrebbe potuto ottenere il suo scopo. Maugham inaugurò un altro aspetto della tradizione, trasformando letterariamente la sua esperienza in una serie di racconti che hanno per protagonista Ashenden, commediografo inglese dalla doppia vita di agente segreto. Ashenden è elegante, sofisticato e non perde mai il suo aplomb…

ian_fleming.jpgVi ricorda qualcuno? Ian Fleming, forse, che con il nome in codice 17F lavorò per il servizio segreto della Marina inglese durante la II Guerra Mondiale. A quanto pare era più un ideatore di piani che un raccoglitore d’informazioni. Alcuni vennero scartati perché brillanti in teoria ma scarsamente pratici (ciò è molto da scrittore, nevvero?), compreso un falso incidente con scambio di equipaggi per recuperare informazioni sul celeberrimo codice Enigma. Altri furono messi in atto e funzionarono. Addirittura, pare che Fleming fosse tra gli ideatori di Mincemeat, l’operazione che lasciò Tedeschi incerti fino all’ultimo se difendere Sicilia o Normandia. Negli Anni Cinquanta, anche lui cominciò a scrivere, creando il suo sofisticato e flemmatico James Bond, l’uomo dei drinks agitati e non mescolati.

Insomma, cinque secoli di tradizione vogliono gli scrittori inglesi – specie se poliglotti e abituati a viaggiare – adatti al lavoro dell’agente segreto. Si direbbe che una buona istruzione, uno studio dell’umana natura e l’abitudine a concepire storie siano una combinazione che piace al Servizio Segreto di Sua Maestà.

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* E molto spesso anche finanziatore: la Buona Regina Bess aveva l’abitudine di pretendere che i suoi sudditi pagassero da sé i servizi che le rendevano.

Una Specialità Inglese: Lo Scrittore-Spiaultima modifica: 2010-12-10T07:55:00+01:00da laclarina
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