Senza Errori di Stumpa

Incubi Di Carta

Si parlava, qualche tempo fa, di libri che segnano. In realtà poi ci sono libri che segnano in modo molto meno duraturo – ma più sgradevole. Avete mai avuto incubi da lettura? Io a bizzeffe. Sarà che in qualche modo la parola scritta, con la sua capacità di evocare senza esplicitare del tutto, ha sempre avuto su di me molto più effetto delle immagini. Sia come sia, ho passato molte notti insonni a rimpiangere di avere mai posato gli occhi sull’uno o sull’altro libro. E non solo da bambina: c’è voluta una dissennata quantità di anni perché imparassi ad applicare il principio che certe cose vanno lette soltanto nelle ore di luce. Perché dite quel che volete, ma dopo il tramonto cambia tutto e la stessa storia che in pieno giorno era quasi innocua, diventa foraggio per gli incubi.

Non dico che le mie reazioni siano del tutto sensate, e scommetto che su qualcuna sorriderete. D’altra parte, a man’s treasure… con quel che segue. Vediamo un po’.

* Jack London. Mi par di sentire il fruscio di sopracciglia sollevate. “Jack London ti dà gli incubi?” Non tutto JL, anzi: sono un particolare racconto in cui un uomo che si era ritrovato isolato nella neve, ferito e incapace di proseguire, cercava di uccidere a mani nude il suo cane husky per potersi tenere al caldo le mani nel cadavere sventrato. Alla fine non ci riesce, il cane fugge e presumibilmente l’uomo muore congelato. Premettendo che avevo dieci anni, la ferocia della situazione, pur senza particolari cruenti mi rovinò il sonno per tutta una vacanza al mare.

* Tra Gli Orrori Del Duemila. E già dal titolo… Altro ricordo d’infanzia, altra storia marittima, nonché l’inizio del mio pessimo rapporto con la fantascienza. Forse ho già raccontato questa storia da qualche parte. Mio padre non partiva mai per il mare con una scorta sufficiente di libri e, essendo un lettore vorace e rapido, finiva invariabilmente col comprare quel che trovava nelle edicole. Quella di cui parlo, era una storia fantascientifico-apocalittica della collana Urania, iniziata e accantonata – e non si supponeva affatto che io dovessi leggerla. Ma conoscete tutti i proverbi su gatti, curiosità e fette di lardo. Venni pescata a pagina prima di arrivare a pagina cinque, quando l’eroina aveva appena cominciato a vagare nella distruzione post-nucleare, ma era tardi. Estate insonne e, a distanza di quasi trent’anni, ricordo ancora più particolari raccapriccianti di quanto mi piaccia.

* La Storia Infinita. Ed ecco, giurerei, altre sopracciglia che si sollevano. ma dite la verità: la gente che va danzando a gettarsi nel Nulla? Il lupo parlante Mork che aspetta incatenato la fine? *shiver*

* La Collina dei Conigli. C’erano collane di narrativa scolastica che lo propinavano ai fanciulli undici-dodicenni, e non capirò mai con quale buon senso. A me, svanita ben presto l’impressione di avere a che fare con una graziosa storia di animali, le premonizioni di Quintilio e la distruzione della tana facevano accapponare la pelle.

* Oh, Whistle And I’ll Come To You, My Lad. Questa è una storia di fantasmi inglese molto classica, e a leggerla non sembra nemmeno così terrificante. L’importante sarebbe non leggerla di notte, specie se si abita in una vecchia casa piena di scricchiolii e rumoretti notturni, perché è la storia di un accademico che si ritrova a fronteggiare un fantasma particolarmente malevolo, che comincia con l’infestare la sua stanza di locanda, dandogli questa costante impressione di non essere solo… E poi diventa difficile spegnere la luce.

* 1984. E’ chiaro che con le distopie non ho un buon rapporto. E’ difficile dire che cosa mi dia più angoscia… forse l’ora di odio collettivo? Ma direi che l’atmosfera generale è materia da incubi, almeno tanto quanto la storia in sé.

* Una storia di fantascienza di cui non ricordo il titolo. Mi spiace per l’imprecisione, ma si vede che in queste circostanze tendo a rimuovere. Venere, pioggia ininterrotta, astronauti naufragati che cercano disperatamente una delle cupole del sole, gli artificial environments costruiti per permettere di sopravvivere su Venere. Però poi i membri del gruppo cominciano a impazzire uno dopo l’altro, e chi impazzisce lì fa una cosa sola: si mette faccia all’aria a bocca aperta, finché non annega nella pioggia – e non c’è nulla da fare. Non so quanto sia verosimile, ma quando l’ultimo superstite, dopo avere ucciso uno per uno i suoi compagni per risparmiare loro l’agonia, arriva alla cupola, la trova distrutta. Anche questo racconto, per ragioni imperscrutabili, era in un’antologia scolastica. Ve l’ho detto che a me la fantascienza non piace?

* Un libro di cui non ricordo e non voglio nemmeno ricordare il titolo. E badate bene che non l’ho nemmeno letto, ma la recensione è stata sufficiente. Inverno nucleare (essì, non so che farci), alcune famiglie rifugiate in un bunker antiatomico troppo grande per loro e un gigantesco coniglio rosa – forse mutante, forse psicopatico travestito – armato d’ascia che riesce ad entrare. Finale agghiacciante, diceva il recensore. E ridete pure, ma le ansie notturne provocate da questa faccenda non ve le immaginate nemmeno. E qui non si tratta nemmeno di buona scrittura o cattiva scrittura, di particolari raccapriccianti o di sottile tensione montante, no: devastazione, isolamento e follia combinati erano già sufficienti per me. Posso dire di avere avuto gli incubi per una recensione – e non era nemmeno di un mio libro.

* Poe in generale. Molte delle sue storie appartengono al novero delle cose che non posso, proprio non posso, leggere dopo il tramonto. Ma dopo l’incidente della Mascherata della Morte Rossa, credo di avere capito l’antifona. In fondo, chi me lo fa fare? A me piace dormire di notte, almeno qualche ora. Se voglio leggere cose angoscianti, adesso lo faccio di giorno, che diamine.

D’accordo, I’m lily-livered in fatto di letture. E voi? Magari siete di quelle persone che non fanno una piega, che vanno a cercare orrori&terrori e li divorano con gusto a qualsiasi ora del giorno e della notte – e poi vi capita di svegliarvi col cuore in gola in conseguenza della lettura più improbabile… Raccontate: quali letture vi hanno levato il sonno, da fanciulli e da adulti? Perché il potere di suggestione delle parole non ha età.

Incubi Di Cartaultima modifica: 2011-04-13T08:09:00+02:00da
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