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Mag 9, 2018 - angurie, grillopensante    Commenti disabilitati su Spaventi, Paure, Brividi & Terrori

Spaventi, Paure, Brividi & Terrori

scary-reading-illo-450x313Mi è capitato di discutere di paure visive e paure per iscritto, e A. considerava che spaventarsi davvero leggendo è qualcosa di raro e abbastanza singolare – a differenza dello spaventarsi davanti a un film.

E io ho dovuto dissentire.

Non ho difficoltà ad ammettere che è inverecondamente facile levarmi il sonno, ma farmi paura per iscritto è forse persino più facile che farlo per immagini.

Il dizionario Treccani definisce la paura come

Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso,

e immagino che noi oggi si ricada in un caso particolare di pericolo immaginario… Voglio dire, da bambina credevo davvero che una guerra nucleare potesse scoppiare da un giorno all’altro*, mentre adesso ho una visione un pochino più sana della possibilità, ma non per questo ho smesso di evitare come la peste le storie post-apocalittiche. Quindi si direbbe che il pericolo immaginario vada definito in modo piuttosto lato: non è solo questione di credere a un pericolo che di fatto non esiste (o almeno non troppo), ma anche di perdere il sonno su un pericolo puramente ipotetico.

ghoststoriesD’altra parte, per dire, non credo assolutamente ai fantasmi e le storie di fantasmi mi piacciono molto – ma guai a leggerle dopo il tramonto. E sottolineo leggerle. E qui siete anche autorizzati a sghignazzare alle mie spalle, se vi va, ma siamo arrivati al punto in questione.

Prendiamo un film come The Others, storia di fantasmi se mai ce ne fu una e your mileage may vary, ma personalmente la trovo anche piuttosto angosciante. Sì, sì, lo so: sono una mozzarella. E tuttavia non ho perso notti di sonno per The Others, mentre una storia relativamente innocua come Oh, whistle and I will come to you, my lad di M.R. James, letta di notte, mi costrinse anni orsono a varie notti insonni e con la luce accesa. In età adulta. E anche The Others l’ho visto dopo il tramonto, ma in qualche modo – in qualche modo, su di me la suggestione della parola scritta è più forte di quella delle immagini.**No ILL

O quanto meno, non è meno forte. Credo di avere già parlato della mia seria fobia nei confronti dei R-, le orribili bestie con otto zampe, di cui davvero non so indurmi a scrivere il nome per intero – salvo forse in Inglese… Per qualche motivo spider, senza quell’orribilmente suggestivo gruppo -gn, suona abbastanza asettico perché possa indurmici. Ma persino leggere la parola per intero è abbastanza al di sopra delle mie possibilità, e tendo a saltare pagine e capitoli interi nei romanzi in cui compaiano bestie a otto zampe, e a quattordici anni, per attraversare l’infestatissimo Bosco Atro, dovetti ricorrere all’aiuto di qualcuno*** che mi leggesse il capitolo in questione ad alta voce, e tuttora non posso toccare la parola r-, stampata o scritta, più di quanto possa toccare una fotografia. Persino sentirne parlare mi mette molto a disagio.

E se da tutto ciò vi siete fatti l’idea che soffra di una forma ridicolmente accentuata di fobia, non so darvi torto, ma il punto è e resta che la parola ha su di me lo stesso potere dell’immagine – quando non addirittura di più.

NightmaresImmagino che sia perché, rispetto all’immagine, la parola scritta lascia più spazi bui da riempire – con il mio personale genere di paure? In fondo l’immagine è quello che è, e tende a mostrare più di quanto suggerisca… È quel che non so (e di conseguenza sono libera d’immaginare nel peggiore dei modi) che mi spaventa.

E per di più, mentre sono perfettamente capace di venirmene via da un film che mi dà la pelle d’oca, quando si tratta di libri non ho altrettanto buon senso, e continuo a leggere pur sapendo che poi avrò gli incubi…

Per cui sì, è più facile che mi spaventi con un libro che con un film, e negli anni ho imparato: niente apocalissi e postapocalissi, thank you very much, e meno distopie che sia possibile; niente horror, niente che contenga r- e fantasmi solo prima del tramonto. Poi ci sono sempre gli incidenti, le deviazioni inaspettate e la gente sadica, ma nel complesso la strategia difensiva funziona.

E voi? Ve ne siete mai rimasti insonni a occhi spalancati nel buio, chiedendovi perché diavolo avete dovuto leggere proprio quel libro? O, senza arrivare a questo – e più interessante – vi spaventate per iscritto, o no?

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* E scoprire a dieci anni che è molto più facile farsi prendere sul serio se si dichiarano paure un nonnulla più generiche…

** Del perché invece scrivere di fantasmi dopo il tramonto non mi faccia nessun effetto particolare, magari parleremo un’altra volta.

*** La mia meravigliosa nonna, per la cronaca – che, vedendomi abbandonare di colpo un libro che avevo divorato con inverecondo entusiasmo, e scoprendone il motivo, mi propose: “E se te lo leggessi io, finché non siamo fuori dal bosco?” E così fece – censurando tutto quel che non andava bene e conducendomi in salvo fuori da Bosco Atro. La mia eroina.

Nov 30, 2015 - Storia&storie    Commenti disabilitati su Fantasmi Mantovani, all’Appello!

Fantasmi Mantovani, all’Appello!

Italiano: Due fantasmi rappresentati nella lor...E quindi stasera c’è Agnese e Nulla Più… vi ricordate, vero?

“L’unico fantama ufficiale di Mantova,” dicevamo. Eppure…

Forse sarebbe il caso di dire l’unico fantasma Gonzaga – perché non è possibile immaginare una città che abbia un solo, singolo, solitario, unico fantasma. Ed è possibile che da queste parti abbiamo un’immaginazione pigra o una scarsa propensione alla paura – ma andiamo! Stiamo parlando di un posto dalla lunghissima e ricchissima storia:  possibile che in tutti questi secoli e secoli e secoli abbia prodotto solo una storia di fantasmi?

Ebbene, mi rifiuto di crederci.

Dite la verità: chi di noi non ha fatto esperienza di una di quelle serate tra amici in cui, per un motivo o per l’altro, la conversazione cade sulle storie di fantasmi – e c’è sempre qualcuno il cui cognato ha una zia acquisita che abitava in una casa antica, e ogni anno, in una certa data, a mezzanotte… eccetera?

È capitato a tutti. Così, off the top of my head, posso contare almeno sei persone, nel mio giro di amicizie, con una storia di fantasmi da raccontare.

Ed è vero che nessuno di loro abita in città – ma sono certa che lo stesso vale entro le (ormai metaforiche) mura di Mantova.

E allora, che ne direste se facessimo una specie di censimento dei fantasmi mantovani?

Se conoscete qualche storia del genere, per esperienza diretta, per averla sentita da amici, famigliari o conoscenti, vi va di raccontarla qui sotto nei commenti? Spettri, larve, fantasmi, spiriti, voci e cose così.  E in teoria sarei curiosa dei fantasmi di città – ma non limitiamoci. Solo, per favore, chi chiedo di specificare nel commento se la vostra è una storia cittadina o di provincia…

Sarà interessante, che ne dite?

E intanto, questa sera, vi aspetto al Teatrino D’Arco.

Cominciamo

RKipling.jpgSì – cominciamo, volete?

Il 2015 è l’anno di Kipling. Milleottocentosessantacinque – Duemilaquindici fanno centocinquant’anni dalla nascita, e quindi quest’anno ne parleremo parecchio.

Rudyard Kipling, narratore angloindiano – nell’Ottocentesco senso di Inglese nato/vissuto in India, da noi è conosciuto poco e male. Per il Libro della Giungla, per Kim, per Se – e come bieco imperialista, razzista eccetera eccetera.

Ebbene, no.

Kipling amava l’India, ne era infinitamente curioso, la capiva. Certo, la capiva come un uomo del suo tempo e del suo contesto culturale, but still. E poi c’è altro. C’è l’Inghilterra con la sua storia, ci sono i viaggi, ci sono i miti, c’è il prezzo dell’arte, c’è la Prima Guerra Mondiale, c’è un po’ di steampunk, ci sono i fantasmi e i mostri marini, ci sono le navi, i treni, gli aerei, ci sono i soldati, i costruttori di ponti, la paura e la meraviglia…

Io il “vero” Kipling vi suggerirei di andarlo a cercare nei racconti, più che nei romanzi, e nelle poesie – al di là di Se. Ne parleremo, ne parleremo parecchio.

E a questo punto arriva la domanda sensata: dove si trova da leggere tutto ciò di cui parleremo?

Be’, in Inglese non ci sono particolari problemi. Una capatina al Project Gutenberg rivela una ricca pagina kiplingiana.

Ma in Italiano, o Clarina?

Ecco, qualche anno fa avevo messo insieme una Piccola Bibliografia Ragionata delle opere di Kipling tradotte in Italiano. È in formato PDF, così da poter essere scaricata, stampata, portata in libreria, spedita per posta elettronica o tradizionale, fatta circolare, piegata in barchette di carta, lanciata in mare in una bottiglia… a piacer vostro.

È divisa in quattro sezioni: Raccolte di Racconti, Racconti Singoli, Poesie, Lettere e Reportages. È ragionata, nel senso che i titoli riportano indicazioni di lettura. Naturalmente si tratta di opinioni. Ho volutamente omesso i romanzi e tutto ciò che ha a che fare con i Libri della Giungla, perché la mia tesi è che quelli sono fin troppo conosciuti. In fondo, l’idea di quest’anno è quella di scoprire il Kipling trascurato e sconosciuto, giusto? Per la stessa ragione, adesso che mi viene in mente, non troverete indicazioni sulle Storie Proprio Così. E per ora mi sono limitata alle edizioni posteriori al 199o, nella vaga speranza che siano ancora reperibili in libreria – ma questo limita molto la scelta. Come vi dicevo, Kipling in Italia è poco frequentato.

Mano a mano che parleremo di vari titoli, vi indicherò anche le edizioni precedenti – e magari le biblioteche in cui sono reperibili, nello spirito di un incoraggiamento al prestito interbibliotecario – ma in realtà la cosa migliore è e rimane leggere in originale. Anche perché francamente non conosco la maggior parte delle traduzioni segnalate (con un paio di eccezioni indicate). E a proposito, se e quando leggerete, indicazioni e commenti sulla qualità delle traduzioni saranno i benvenuti.

Enfin, ad ogni anniversario letterario io spero sempre in nuove traduzioni, nuove edizioni… L’esperienza mi ha insegnato che non sempre funziona così – ma come dice Carmen a Escamillo, sperare è sempre dolce e non è mai proibito. Cercherò di segnalarvi eventuali novità in proposito – ma voi fate altrettanto se vi capita qualcosa sotto gli occhi, volete?

E adesso… Kipling_ Bibliografia Ragionata.pdf

Buona lettura, e sappiatemi dire!

Mag 25, 2013 - scribblemania    Commenti disabilitati su PBN

PBN

Casa padronale, alla fin fine.

Che poi non so… Sono vagamente tentata di fare tutto a striscioline e riscrivere daccapo.

Stessa storia – altro taglio.

Oh well, dormiamoci su.

Apr 13, 2011 - libri, libri e libri    18 Comments

Incubi Di Carta

incubo2.jpgSi parlava, qualche tempo fa, di libri che segnano. In realtà poi ci sono libri che segnano in modo molto meno duraturo – ma più sgradevole. Avete mai avuto incubi da lettura? Io a bizzeffe. Sarà che in qualche modo la parola scritta, con la sua capacità di evocare senza esplicitare del tutto, ha sempre avuto su di me molto più effetto delle immagini. Sia come sia, ho passato molte notti insonni a rimpiangere di avere mai posato gli occhi sull’uno o sull’altro libro. E non solo da bambina: c’è voluta una dissennata quantità di anni perché imparassi ad applicare il principio che certe cose vanno lette soltanto nelle ore di luce. Perché dite quel che volete, ma dopo il tramonto cambia tutto e la stessa storia che in pieno giorno era quasi innocua, diventa foraggio per gli incubi.

Non dico che le mie reazioni siano del tutto sensate, e scommetto che su qualcuna sorriderete. D’altra parte, a man’s treasure… con quel che segue. Vediamo un po’.

* Jack London. Mi par di sentire il fruscio di sopracciglia sollevate. “Jack London ti dà gli incubi?” Non tutto JL, anzi: sono un particolare racconto in cui un uomo che si era ritrovato isolato nella neve, ferito e incapace di proseguire, cercava di uccidere a mani nude il suo cane husky per potersi tenere al caldo le mani nel cadavere sventrato. Alla fine non ci riesce, il cane fugge e presumibilmente l’uomo muore congelato. Premettendo che avevo dieci anni, la ferocia della situazione, pur senza particolari cruenti mi rovinò il sonno per tutta una vacanza al mare.

* Tra Gli Orrori Del Duemila. E già dal titolo… Altro ricordo d’infanzia, altra storia marittima, nonché l’inizio del mio pessimo rapporto con la fantascienza. Forse ho già raccontato questa storia da qualche parte. Mio padre non partiva mai per il mare con una scorta sufficiente di libri e, essendo un lettore vorace e rapido, finiva invariabilmente col comprare quel che trovava nelle edicole. Quella di cui parlo, era una storia fantascientifico-apocalittica della collana Urania, iniziata e accantonata – e non si supponeva affatto che io dovessi leggerla. Ma conoscete tutti i proverbi su gatti, curiosità e fette di lardo. Venni pescata a pagina prima di arrivare a pagina cinque, quando l’eroina aveva appena cominciato a vagare nella distruzione post-nucleare, ma era tardi. Estate insonne e, a distanza di quasi trent’anni, ricordo ancora più particolari raccapriccianti di quanto mi piaccia.

* La Storia Infinita. Ed ecco, giurerei, altre sopracciglia che si sollevano. ma dite la verità: la gente che va danzando a gettarsi nel Nulla? Il lupo parlante Mork che aspetta incatenato la fine? *shiver*

* La Collina dei Conigli. C’erano collane di narrativa scolastica che lo propinavano ai fanciulli undici-dodicenni, e non capirò mai con quale buon senso. A me, svanita ben presto l’impressione di avere a che fare con una graziosa storia di animali, le premonizioni di Quintilio e la distruzione della tana facevano accapponare la pelle.

* Oh, Whistle And I’ll Come To You, My Lad. Questa è una storia di fantasmi inglese molto classica, e a leggerla non sembra nemmeno così terrificante. L’importante sarebbe non leggerla di notte, specie se si abita in una vecchia casa piena di scricchiolii e rumoretti notturni, perché è la storia di un accademico che si ritrova a fronteggiare un fantasma particolarmente malevolo, che comincia con l’infestare la sua stanza di locanda, dandogli questa costante impressione di non essere solo… E poi diventa difficile spegnere la luce.

* 1984. E’ chiaro che con le distopie non ho un buon rapporto. E’ difficile dire che cosa mi dia più angoscia… forse l’ora di odio collettivo? Ma direi che l’atmosfera generale è materia da incubi, almeno tanto quanto la storia in sé.

* Una storia di fantascienza di cui non ricordo il titolo. Mi spiace per l’imprecisione, ma si vede che in queste circostanze tendo a rimuovere. Venere, pioggia ininterrotta, astronauti naufragati che cercano disperatamente una delle cupole del sole, gli artificial environments costruiti per permettere di sopravvivere su Venere. Però poi i membri del gruppo cominciano a impazzire uno dopo l’altro, e chi impazzisce lì fa una cosa sola: si mette faccia all’aria a bocca aperta, finché non annega nella pioggia – e non c’è nulla da fare. Non so quanto sia verosimile, ma quando l’ultimo superstite, dopo avere ucciso uno per uno i suoi compagni per risparmiare loro l’agonia, arriva alla cupola, la trova distrutta. Anche questo racconto, per ragioni imperscrutabili, era in un’antologia scolastica. Ve l’ho detto che a me la fantascienza non piace?

* Un libro di cui non ricordo e non voglio nemmeno ricordare il titolo. E badate bene che non l’ho nemmeno letto, ma la recensione è stata sufficiente. Inverno nucleare (essì, non so che farci), alcune famiglie rifugiate in un bunker antiatomico troppo grande per loro e un gigantesco coniglio rosa – forse mutante, forse psicopatico travestito – armato d’ascia che riesce ad entrare. Finale agghiacciante, diceva il recensore. E ridete pure, ma le ansie notturne provocate da questa faccenda non ve le immaginate nemmeno. E qui non si tratta nemmeno di buona scrittura o cattiva scrittura, di particolari raccapriccianti o di sottile tensione montante, no: devastazione, isolamento e follia combinati erano già sufficienti per me. Posso dire di avere avuto gli incubi per una recensione – e non era nemmeno di un mio libro.

* Poe in generale. Molte delle sue storie appartengono al novero delle cose che non posso, proprio non posso, leggere dopo il tramonto. Ma dopo l’incidente della Mascherata della Morte Rossa, credo di avere capito l’antifona. In fondo, chi me lo fa fare? A me piace dormire di notte, almeno qualche ora. Se voglio leggere cose angoscianti, adesso lo faccio di giorno, che diamine.

D’accordo, I’m lily-livered in fatto di letture. E voi? Magari siete di quelle persone che non fanno una piega, che vanno a cercare orrori&terrori e li divorano con gusto a qualsiasi ora del giorno e della notte – e poi vi capita di svegliarvi col cuore in gola in conseguenza della lettura più improbabile… Raccontate: quali letture vi hanno levato il sonno, da fanciulli e da adulti? Perché il potere di suggestione delle parole non ha età.