Senza Errori di Stumpa

L’Uomo Che Creò Il Natale

Magari suonerà bizzarro, ma il fatto è che nella prima metà dell’Ottocento, nell’Inghilterra anglicana, il Natale stava cadendo in disuso.

Per secoli lo si era celebrato alla maniera medievale, seguendo la tradizione dei Dodici Giorni che, con le sue abbondanti libagioni, il vischio e l’agrifoglio, le rumorose scampagnate notturne per mettere in fuga gli spiriti e le licenze e gli eccessi della vigilia dell’Epifania, aveva colori paganeggianti, messi all’indice a suo tempo da Cromwell, poi tiepidamente recuperati ma del tutto disdicevoli nell’Inghilterra da poco vittoriana –  per non parlare del fatto che dodici giorni di festeggiamenti erano costosi e impraticabili. Per cui il Natale stava diventando una festa minore, sempre meno religiosa e, a meno che non cadesse di domenica, restava giorno lavorativo (quanto meno a Londra). Attorno al 1820, Leigh Hunt ne parlava come di “un avvenimento che quasi non valeva la pena di menzionare”.

Lo si sarebbe detto destinato a scomparire lentamente, se non fosse entrato in scena Charles Dickens, che invece per il Natale, la sua atmosfera e le sue tradizioni aveva una passione incoercibile.

Il 19 dicembre 1843 Dickens pubblicò una novella che raccoglieva vecchie tradizioni e ne aggiungeva di più recenti, e descriveva una festa di un giorno solo – o magari un giorno e mezzo, considerando la sera della Vigilia -, in cui le famiglie si riuniscono in pace, letizia e buona volontà, oca arrosto e pudding vengono consumati in tanta abbondanza quanta ne consentono le finanze, si fanno giochi di società attorno al fuoco, tutti sono più generosi e chi non lo è viene visitato da spiriti di varia e non sempre rassicurante natura.

Stiamo parlando, ovviamente, di A Christmas Carol, la storia con cui un singolo scrittore* creò il Natale anglosassone come lo conosciamo – e come è in parte penetrato anche alle nostre latitudini. Le notti di Natale gelide e nevose, le riunioni famigliari, i carolers nelle strade, il rametto d’agrifoglio in cima al pudding, i regali di Natale, il giorno di vacanza, la generosità natalizia – molto di quello spirito natalizio che, se non sapessimo di meglio, potremmo credere frutto di secoli, in realtà il mondo anglosassone lo deve al buon Dickens. 

Perché ne parliamo oggi e non mercoledì, che sarebbe il centosessantanovesimo anniversario della prima pubblicazione di questa novella così rilevante?

Un po’ perché centosessantanove non è la più rotonda delle cifre, ma soprattutto perché questa sera, al teatrino D’Arco, attori e allievi dell’Accademia Teatrale Campogalliani dedicheranno un omaggio a Dickens, nella forma di letture drammatiche dei capitoli natalizi de Il Circolo Pickwick e, naturalmente, Canto di Natale.

Ci sarò anch’io, a introdurre le letture parlando dell’uomo che (ri)creò il Natale.

Se siete in quel di Mantova, se vi va, se siete in vena di un po’ di buon vecchio spirito natalizio, vi aspettiamo questa sera al Teatrino D’Arco, un quarto d’ora prima che scocchino le nove.

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* Oh, d’accordo: da solo se si eccettua l’aiuto di una giovane regina e del suo consorte tedesco, che introdussero in Inghilterra l’albero di Natale.

L’Uomo Che Creò Il Nataleultima modifica: 2012-12-17T08:14:00+01:00da
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