Senza Errori di Stumpa

Il Mondo Immaginario Di Emily Brontë

Ieri Emily Brontë avrebbe compiuto 195 anni.

Singolare personaggio, Emily Jane. A voler dare retta alle teorie di Mortella ne Il Ferro, non sembra nemmeno nata d’estate. Chissà se sia almeno nata di notte…

Terza dei quattro giovani Brontë sopravvissuti all’infanzia, Emily era selvatica, ferocemente riservata e ostinata oltre ogni dire.

A scuola rimase ben poco, seguì Charlotte a Bruxelles con scarso entusiasmo e non si adattò mai alla vita da istitutrice come le sue sorelle. Alla fin fine, voleva soltanto starsene a casa, occuparsi della grigia casa parrocchiale ed essere libera di scrivere, camminare per la brughiera ventosa e immaginare le sue storie.

In questo era maestra.

Se fu il fratello Branwell a dare inizio al gioco dei Giovanotti e alle storie di Angria, il mondo immaginario destinato a diventare la base di tutta la produzione letteraria dei Brontë*, una Emily ancor bambina proclamò la sua indipendenza creando per sé e per la piccola Anne Gondal, un altro regno di isole e colonie, con la sua dinastia reale, i suoi personaggi e i suoi intrighi.

Dalle lettere, dai ricordi e dai minuscoli libricini che i quattro bambini scrivevano, si deduce che Branwell e Charlotte guardarono dapprima con qualche sufficienza al mondo immaginario delle sorelline. Emily e Anne continuarono imperterrite, e col tempo tra i due regni si istituirono contatti diplomatici, matrimoni dinastici, l’occasionale intrigo…

Col passare degli anni, Angria declinò man mano che Charlotte e Branwell perdevano interesse. Per Gondal la faccenda andò diversamente, perché a tenerlo vivo c’era Emily, la cui produzione poetica è tutta di argomento gondaliano, e che non smise mai di immaginare – anzi, di vivere le sue storie…

Gondal, a differenza della colonia africana di Angria, era un luogo di brughiere, di nebbie e di vento, circondato da mari sempre tempestosi. Mare a parte, Emily aveva solo bisogno di uscire di casa per ritrovarsi nei paesaggi delle sue fantasie. E che lo facesse spesso e fino in età adulta è testimoniato dalla pagina di diario che racconta il viaggio a York delle due più giovani Misses Brontë. Emily non dice quasi nulla della città. Per lei la cosa importante era il make-believe che aveva occupato tutto il viaggio in treno: lei e Anne avevano giocato ad essere un gruppo di principi e principesse in fuga per raggiungere i realisti in piena guerra civile…

I Gondaliani prosperano più che mai, concludeva Emily.

Nello stesso periodo, Anne lamentava la triste decadenza di Gondal – ma ciò non le aveva impedito di lasciarsi trascinare da Emily nel gioco.

Chissà se fosse anche questo pervicace attaccamento al mondo segreto della loro infanzia a guadagnare a Emily l’adorazione delle sorelle: Anne che l’avrebbe seguita ovunque, e Charlotte che in Shirley le dedicò un ritratto idealizzato, pieno di affetto e ammirazione. “Emily come sarebbe stata, se avesse potuto godere dei privilegi della nascita e del denaro.”

E non era soltanto questione di una personalità fiammeggiante e di un’immaginazione inesauribile. Charlotte era perduta in ammirazione del genio letterario di Emily, che considerava la migliore scrittrice della famiglia. Ed è vero che le poesie di Emily traboccano di forza e carattere, e che Cime Tempestose è un romanzo difficile da ignorare.

Non so voi, ma personalmente detesto di cuore tanto Heathcliff quanto Cathy, trovo l’ambientazione oppressiva e la trama melodrammatica e un filo morbosa. Di nuovo: non so voi, ma per trovare qualcuno con cui simpatizzare devo andare a pescare il povero Edgar Linton. Eppure – eppure. C’è una forza nella narrazione, un’efficacia vivida nei personaggi e nelle descrizioni… Tutto si può dire di questo libro, ma non che sia insipido. E badate: non fatevi ingannare dall’ambientazione che sembra inglese. O meglio, lo è – ma in realtà il vento, le brughiere, gli estremi, gli spettri, gli zingari tormentati & fascinosi, e il melodramma arrivano tutti da Gondal.

Si può dire che in tutta la sua vita Emily Jane non abbia mai messo piede fuori da Gondal.

Dopodiché, la sua forte personalità aveva un sacco di tratti men che attraenti. Come il sereno egoismo che le consentiva di vivere imperturbata nel suo mondo immaginario nel mezzo delle peggiori catastrofi famigliari. Come il suo furioso aggrapparsi all’anonimato coperto dallo pseudonimo di Ellis Bell ben dopo che la verità era stata scoperta. Come l’inflessibile rifiuto di curare – o anche solo di ammettere la malattia che la stava uccidendo, incurante del dolore delle sorelle e del padre.

Emily aveva passato tanto del suo tempo a ignorare la realtà che probabilmente l’aveva persa di vista – insieme alle persone che le erano (o avrebbero dovuto esserle) care…

Appena prima di morire, trovò l’energia di bruciare la maggior parte delle sue poesie inedite e (forse) il manoscritto del romanzo su cui (forse) stava lavorando. E così se ne andò trentenne, per rimanere autrice di un solo romanzo e una manciata di versi, la ragazza delle voci nella brughiera, una delle sorelle di Charlotte, brusca e ostinata fino all’ultimo – e fino all’ultimo immaginandosi principessa in esilio tra le brughiere spazzate dal vento.

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* Oh sì: dei Brontë. Esiste anche una produzione del povero Branwell. Magari ne parleremo…

Il Mondo Immaginario Di Emily Brontëultima modifica: 2013-07-31T08:02:00+02:00da
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