Tre anni più tardi – e centocinquant’anni orsono – quella storia inventata per passare il tempo in un pomeriggio di vacanza diventerà un libro illustrato di enorme e duraturo successo. Tant’è che, qualsiasi cosa pensiamo del raconteur – e non è che noi XXI Secolo ne pensiamo benissimo – siamo qui a celebrare il frutto della sua immaginazione sfrenata, bizzarra e più che un pochino inquietante.
Oh, andiamo: chi non ha letto Alice? Pur molto inglese in impianto e in humour, il Paese delle Meraviglie ha decisamente valicato tutti i confini – croce e delizia di generazioni di traduttori – e personaggi come il Cappellaio Matto, la Lepre Marzolina, il Coniglio Bianco e il Gatto del Cheshire sono universalmente noti ben al di là del mondo anglosassone – complice Disney, prima con il film d’animazione e poi con la cupa fantasia di Tim Burton…
Ma in realtà non vi fate idea di quanti adattamenti teatrali e cinematografici, balletti, musical, videogiochi, fumetti, rinarrazioni e riproposizioni abbia conosciuto questa storia negli ultimi centocinquant’anni… Segno evidente del fatto che Alice, i suoi animali parlanti, le sue regine sanguinarie e buffe, i suoi biscotti pericolosi e le sue carte da gioco che verniciano le rose continuano ad esercitare la duplice attrazione dell’immaginazione senza freni e della distorsione della realtà.
Alice, dicevamo – e, a titolo di conclusione, e considerando che questo potrà essere il centocinquantesimo della pubblicazione, ma Alice è nata in quel pomeriggio dorato del 1862, degli auguri di Non-Compleanno mi sembrano singolarmente appropriati:
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* All’improvviso ho voglia di invitare un po’ di amici per un tè alicesco…