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Feb 16, 2018 - grilloleggente    Commenti disabilitati su Duecentosettanta Pagine Più Tardi

Duecentosettanta Pagine Più Tardi

the-end-The-EndRicordate quel che dicevamo qualche giorno fa sul finale di Kidnapped? Ebbene, ne ho avuto questa reazione:

Ma davvero non ti sei mai accorta che mancava il finale? Proprio tu, che ti attacchi alle tende se una storia non ha l’arco aristotelico – o come cavolo si chiama?  Tu, che sei capace di mugugnare su un finale che non ti piace per anni, e hai poca pazienza con le multilogie perché i libri individuali non finiscono? Non offenderti, ma ci credo poco.

E in effetti è tutto vero – ossessioni per la fabula, mugugni, scarsa pazienza e tutto. Well, nego di essermi mai attaccata alle tende, se non in senso metaforico – ma per il resto… E però resta il fatto che, se non mi fosse stato fatto notare, difficilmente mi sarebbe mai saltato in mente di inserire Kidnapped in un eventuale elenco di Libri che Non Finiscono – e ciò benché, come dicevasi, di fatto non finisca.

E allora com’è?

KidnBankLa reazione di cui sopra mi ha fatto venire in mente un vecchio post, in cui mi domandavo che cosa mi rendesse più indulgente nei confronti di certi libri che di altri, e come mai potessi adorare certe storie nonostante la presenza di difetti che bastavano a farmene detestare altre. A parte l’idea che l’età renda soffici, ipotizzavo ragioni di spudorata parzialità per ambientazione e lingua, per poi concludere che in realtà dev’essere una questione di qualità della scrittura: un finale molliccio ma ben scritto non solo è più digeribile di un finale molliccio scritto male, ma si redime da sé anche in termini non comparativi.

E questo probabilmente vale anche per Kidnapped: quando lo lessi per la prima volta avevo vent’anni – età in cui non si è soffici affatto – ed è vero che avevo sviluppato di recente una parzialità per l’Inglese, ma le Sollevazioni Giacobite erano terreno interamente sconosciuto, seppure attraente. Semmai, a catturarmi furono la scrittura e la capacità narrativa di Stevenson e, soprattutto, l’incomparabile Alan Breck…

Quindi si direbbe uno di quei casi in cui, da uno scrittore che sappia davvero quel che fa, sono disposta a tollerare dispetti come un finale molliccio? È del tutto probabile, come dicevo – ma in realtà, a ben pensarci c’è qualcos’altro. C’è il fatto che, quand’ero entusiasticamente a metà lettura, scoprii l’esistenza di un seguito e me lo procurai al volo – cosicché, la sera in cui giunsi sulla soglia della British Linen Company, non feci altro che appoggiare un libro sul comodino, prendere l’altro, e ricominciare a leggere. kidnandCat

E insisto nel dire che Catriona nel suo complesso non è soddisfacente nemmeno la metà di Kidnapped – non foss’altro che per la limitata presenza di Alan – ma ci riprende esattamente sulla stessa soglia dove ci aveva lasciati, ci conduce attorno per qualche centinaio di pagine e, quando finisce, finisce.

E quindi è proprio vero: non mi sono accorta che il finale mancasse, perché ho trattato i due libri come uno solo. Il finale in realtà c’era – bisognava soltanto andarlo a cercare duecentosettanta pagine più tardi.

Feb 14, 2018 - grilloleggente    Commenti disabilitati su Appesi alla Soglia di una Banca

Appesi alla Soglia di una Banca

KidnSi parla di finali ancora, o Lettori – per cui, se siete di quelli cui non piace parlare di finali non letti, forse questo non è il post per voi. Altrimenti, onwards.

Mi si fa notare che a Kidnapped, il Ragazzo Rapito, manca tutto sommato quell’interessante accessorio – un finale.

E sapete cosa? È piuttosto vero. Sono molto stupita di non esserci mai arrivata da sola, ma è proprio così: all’ombra della fatidica paroletta di quattro (o tre) lettere, David vaga più o meno senza meta per Edimburgo. Ha salutato il fuggitivo Alan che parte per la Francia; ha nebulosamente deciso di fare qualcosa per l’ingiustamente incarcerato James of the Glens, ed è pronto per entrare in possesso della sua eredità…

Tuttavia pensavo sempre ad Alan sul “Riposati e Ringrazia”*; e tutto il tempo […] sentivo come una fredda stretta al cuore, come il rimorso per qualcosa di sbagliato.

La mano della provvidenza mi condusse, in quella marea, proprio alle porte della banca della British Linen Company.**

KidRABTFine. Dopo tutte quelle avventure e peripezie… tutto qui? Non è nemmeno davvero questione di appendere personaggi e lettori a una scogliera: Alan sembra bene organizzato per fuggire in Francia, e per un po’ dovrà abbandonare la rischiosa carriera del corriere giacobita. Vero è che, trattandosi di lui non si può mai dire – ma la cosa peggiore a questo punto è che i due amici non contano davvero di vedersi mai più. Hence il freddo al cuore. E David… si sta imbarcando in un’altra odissea potenzialmente pericolosa, è vero – ma diciamolo: dopo i pericoli, i rapimenti, i naufragi, la violenza e le fughe nella brughiera dell’orfano diseredato, i potenziali guai giudiziari del ricco gentiluomo si promettono un pochino blandi. E comunque, al di là delle nobili intenzioni, nemmeno li vediamo, questi guai, perché tutto finisce… sulla soglia di una banca.

Lo sentite anche voi, il rumor di semolino che si spiaccica sul pavimento?

Ecco. Ed è vero che c’era un seguito a venire, il meno efficace Catriona – quindi forse Stevenson voleva preparare il terreno per quello? Mi domando come reagissero i ragazzini per cui il romanzo era ostensibilmente inteso. Vi ho raccontato una storia eccitante e avventurosa, o fanciulli – e non l’ho finita. Se siete molto bravi, la prossima volta parleremo di tribunali, intrighi politici e corteggiamenti.

Hm. rls

Ho letto da qualche parte (e sarebbe bello ricordarsi dove!) che Stevenson si era un po’ incartato politicamente:  poteva il pio protestante whig David compromettersi più di quanto avesse già fatto per la causa dei ribelli cattolici? Un conto è l’orfano in pericolo, ma il gentiluomo e proprietario terriero? Non so – e lo dico in senso stretto – fino a che punto mi convinca l’argomento: da un lato, il tema centrale di Kidnapped è proprio il modo in cui le avversità spingono David a rivedere i suoi pregiudizi, rendendosi conto che non tutti i ribelli cattolici sono bestiacce malvage e disoneste – e anzi, prima dell’ultima pagina dovrà vita, posizione e patrimonio proprio alla generosità e al coraggio di uno di questi giacobiti; dall’altro, però, non è del tutto azzardato immaginare che Stevenson si sia lasciato trascinare dall’entusiasmo vicino a un crinale che, nella Scozia e Inghilterra di fine Ottocento, era ancora materia di nervosismo…

KidnCatE comunque c’era il seguito all’orizzonte – o almeno l’idea di un seguito. Nella postfazione, Stevenson sostiene di avere ancora molto da dire su questi due improbabili amici – solo che gli editori e il pubblico siano interessati. Se così non fosse, e quasi a titolo di riparazione, si affretta a dichiarare…

… che tutto andò bene per quei due, nel senso umano e ristretto della parola “bene”; che, qualsiasi cosa sia poi loro accaduta, non fu disonorevole; e che, qualsiasi cosa sia loro mancata, essi non mancarono certo a se stessi.

Il che, naturalmente, vuol dire tutto e nulla – e non fa altro che rendere Catriona lettura obbligatoria per chi è rimasto appeso alla soglia della Banca dei Drappieri… Il fatto che poi Catriona non funzioni bene come Kidnapped – almeno non quando Alan è offstage – è un’altra faccenda.

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*È un posto a Edimburgo – o meglio, a Corstorphine, all’epoca – non lontano dal porto. Adesso c’è persino un monumento stevensoniano, con due statue a grandezza naturale di Alan e David.

** Traduzione di Piero Gadda Conti.