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Lug 18, 2014 - cinema, Ossessioni    4 Comments

Vagamente Schiller

97495.300E così, approfittando di una serata solitaria, ho finalmente guardato Carlos und Elisabeth, film muto del 1924 – produzione tedesca con dialoghi, almeno nella mia versione, in un Francese singolarmente legnoso.

Già dal titolo ero indotta ad aspettarmi uno sfrondamento della storia a beneficio dell’intrigo amoroso – ma in realtà non è solo questa virata sentimentale a rendere piuttosto vaga la parentela con il dramma schilleriano. Si comincia con un prologo-antefatto in cui un giovane e arrogante Don Filippo costringe all’abdicazione un Carlo V dall’aria superannuata, detronizzandolo nella più fisica e letterale delle maniere, e poi abbraccia i metodi dell’Inquisizione quando un eretico che voleva graziare gli si rivolta contro – il tutto sotto lo sguardo inorridito del figlioletto.

Poi si balza avanti di una quindicina d’anni, nel corso dei quali Filippo invecchia prodigiosamente, e Carletto cresce fino a diventare un Conrad Veidt allucinato e preso fino all’ossessione dell’Elisabeth eponima. Poi si sa come procede: pur ricambiando Carlos, la povera Elisabeth viene data in moglie a Filippo che ha il doppio dei suoi anni e gli dà – a sette mesi dal matrimonio – una figlia.

“Miracle!” esulta con disarmante candore Filippo, cui pure Carlos ha già abbondantemente confessato di amare la matrigna… Ci ha guadagnato l’esilio, è vero, ma ci vorranno altri due atti prima che a Filippo venga voglia di porsi qualche domanda in fatto di paternità…

E se vi par di ricordare che in Schiller (e in Verdi, se è per questo) metà del ginepraio consistesse nei disperati tentativi di tenere Filippo all’oscuro, nella lealtà eroica della regina, e nei sospetti tormentosi di Filippo… be’, qui no. bp1598

Ma d’altra parte non è la sola differenza: l’Inquisitore non diventerà onnipresente fin verso la fine. E Ana Mendoza, principessa di Eboli, non è affatto l’amante di Filippo, ma una fanciulla gioiosa e vagamente tomboyish – finché non ci si mette il mostro dagli occhi verdi. Rodrigo di Posa scivola a personaggio di contorno, molto più sensato che in Schiller, ma anche tanto meno complesso.

Ed è proprio questo il problema di fondo della sceneggiatura di Ludwig Fulda. O almeno credo che sia di Fulda, cui è accreditata soltanto la scrittura del prologo, ma qualcuno deve pur essere intervenuto per potare le caratterizzazioni tra l’ingenuo e l’intricato di Schiller, lasciando altrettante figurine di cartone – qualcuna salvata dall’interpretazione, qualcuna meno.

L’Inquisitore e il consigliere Don Perez sono puramente e quadratamente malvagi. L’Elisabeth di Dagny Servaes, privata del rigore morale originario, rimane graziosa, eminentemente tentabile e deliquescente. Aud Egede-Nissen, senza i dilemmi della donna perduta, fa quel che può con la trasformazione da gaia ragazza innamorata a furia gelosa. Anche William Dieterle fa quel che può, ma gliene rimane davvero poco: anziché annegare disastrosamente tra l’amicizia per Carlos e la lealtà verso Filippo, tra la devozione alla causa e gli intrighi di corte, tra l’idealismo e la manipolazione, il suo Posa può solo assumere un’aria nobile e morire in maniera pittoresca. Eugen Klöpfer si ritrova per le mani un Filippo più da Alfieri che da Schiller, un tiranno crudele e (non a torto) sospettoso, dagli scarsissimi scrupoli morali e dalle reazioni incontrollate. Magari l’idea è che la follia scorra in famiglia a monte di Carletto, e potrebbe anche starci, ma dimentichiamoci l’Atlante tormentato e solitario di Schiller/Verdi, che si scioglie (con esiti disastrosi) soltanto per quel figlio immaginario che è Rodrigo di Posa. Questo Filippo qui trova un certo gigionesco gusto nella sua crudeltà, è a sua volta ossessionato da Elisabeth e uccide di persona Posa. Riece a funzionare perché Klöpfer sa quello che fa – ma non è, non è e non è il Filippo di Schiller. E infine abbiamo un Carlos senza qualità, scritto soltanto per pigolare “Ma io amo Elisabeth” a proposito e a sproposito – tra lo sgradevole e l’irrilevante, se non fosse per l’intensità sbilenca, spigolosa e più che un po’ folle dell’interpretazione di Veidt.

carlos1Alla fine fine, l’insieme è superiore alla somma delle parti, in una sua filmutesca maniera: la stilizzazione appena off-kilter di scene e costumi, le luci di taglio, il trucco pesante, l’intensità stilizzata e sopra le righe della recitazione, la musica densa e, soprattutto, Conrad Veidt che riesce ad essere ipnotico qualsiasi cosa faccia.

Vorrei che Fulda e Oswald non avessero sfrondato personaggi e storia fino allo stravolgimento per farne soltanto una storia d’amore. Vorrei non essere stata costretta a passare metà del tempo a mugugnare sulla scrittura. Sono molto contenta di non avere coinvolto nessuno nella visione – perché obiettivamente richiedeva parecchia dedizione alla causa del film muto, e anche a quella del Don Carlos… Epperò non posso davvero dire che non mi sia piaciuto. Mi irrita com’è scritto, ma è bello a vedersi e sentirsi.

E credo che chiuderò sospirandolo per l’ennesima volta: oh, come voglio fare un film muto per gioco…

 

 

Gen 12, 2014 - cinema    Commenti disabilitati su Das Kabinett Des Dr. Caligari

Das Kabinett Des Dr. Caligari

Ed eccomi qui, nonostante l’influenza…E nonostante il post di venerdì.

Vi avevo detto dell’ebook di Kage Baker che ho ricevuto per Natale, vero? Una raccolta di recensioni di film muti di fantascienza – o film muti di fantascienza, a vostro piacere. E per “fantascienza” intendo l’accezione larga (ben più larga di “astronavi&omini verdi”) che sto lentamente, lentamente, lentamente imparando ad apprezzare.

Still from the movie Das Cabinet des Dr. Calig...

(Photo credit: Wikipedia)

Be’, la morale di tutto ciò si è che vi capiteranno un po’ di post domenicali di questo genere, o Lettori. Cominciando oggi con il trailer di Das Kabinett des Dr. Caligari, classicissima faccenda del 1921, scritto dall’acidissima ditta Janowitz&Mayer, e diretto da Robert Wiene, con gente come Conrad Veidt e Werner Krauss.

Per prima cosa ci proviamo con il video:

Poi, siccome non siamo affatto certi che funzioni, ci mettiamo il link.

E per finire, casomai vi fosse venuta voglia di passare questa bigia domenica di gennaio guardando un film d’annata, qui lo trovate per intero – e con gli intertitoli in Italiano.

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Mag 20, 2012 - cinema    7 Comments

Carlos Und Elisabeth

Ma guardate un po’ che cosa ho trovato! Carlos Und Elisabeth, film muto di Richard Oswald del 1924, tratto dal Don Carlos di Schiller. Sapevo che esisteva e volevo tanto avere un’idea di come fosse, ma non avevo mai trovato niente di più che qualche fotografia. E invece stamattina, cercando di nuovo per fede in quel principio secondo cui, se qualcosa non è in rete adesso, non è detto che non ci sia il mese prossimo, ho trovato uno spezzone.

E uno spezzone rilevante, anche – la morte di Rodrigo di Posa con annessi e connessi, forse il momento in cui la somma idiozia di Carlos si rivela nel suo più romantico e abbacinante splendore. Perché quando il tuo fraterno amico attira su di sé i sospetti che gravano sul tuo capo e la prende nelle costole per salvarti, che cosa fai tu? Dichiari immediatamente a tutti che era una manovra – così da rendere del tutto vana la manovra stessa? Ecco, appunto.

E notate, in più, il particolare truculento e non Schilleriano cui nemmeno i librettisti di opera avevano pensato di spingersi: Re Filippo uccide di persona il giovanotto cui voleva bene come a un figlio – why, quello che avrebbe tanto voluto avere per figlio al posto dell’idiota instabile che si ritrovava…

Ecco. Per la cronaca: Conrad Veidt è Don Carlos, Wilhelm Dieterle è Rodrigo e Eugen Kloepfer è Re Filippo. E, se avete presente il Don Carlos verdiano dello Chatelet, badate alla ventina di secondi tra 6.40 e 7.00: secondo me Luc Bondy e Roberto Alagna hanno visto questo film.

E, detto fra noi, quanto mi piacciono i film muti! Oh, come voglio fare un film muto per gioco! Chi è disposto a fare un film muto per gioco insieme a me?

Intanto buona domenica…