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Nov 21, 2018 - Vitarelle e Rotelle    Commenti disabilitati su ABDCE

ABDCE

vitrotOggi, dopo un sacco di tempo, vitarelle e rotelle.

Ci sono un sacco di modi per strutturare una storia, e guai se non fosse così. Ce ne sono sessantanove, dice Kipling – e ciascuno di essi è quello giusto. Tuttavia, gli sviluppi dell’arte narrativa nella civiltà occidentale ci hanno abituati ad aspettarci certe cose da una narrazione, senza le quali la storia non appare compiuta, non sembra risolta. E’ principalmente una questione di forme: forma mentis e categorie di pensiero, e forme narrative… Non solo narrative, se vogliamo: non posso fare a meno di pensare a quella scena de I Buddenbrook in cui il giovanissimo Hanno improvvisa/compone al pianoforte, e ritarda la conclusione della frase musicale per il gusto della sospensione, dell’attesa. Il gioco gli riesce e lo gratifica perché c’è un modo in cui le frasi musicali “devono” risolversi perché le sentiamo complete.vitrotstructurure

Ecco, allo stesso modo, l’uomo occidentale struttura le sue storie in un arco narrativo, che parte da un punto, raggiunge un culmine e da lì discende verso un altro punto di arrivo, diverso da quello iniziale.  Aristotele lo aveva già teorizzato un buon numero di secoli fa, individuando una serie di elementi comuni alla struttura di tutte le storie: esposizione, complicazione, azione ascendente, crisi, climax, azione discendente, risoluzione. E infine morale.

Ovviamente, nei secoli con questa struttura è stato fatto, tentato e sperimentato di tutto ma, se è vero che l’esposizione iniziale e la morale alla fine sono alquanto cadute in disuso, è vero anche che l’arco narrativo di base è ancora un ottimo metodo per raccontare una storia.

ABDCE (a suo tempo scoperto leggendo Lazette Gilford) è una forma molto semplificata dell’arco aristotelico, che inverte la posizione di alcuni elementi, ne sfronda altri e ne accorpa altri ancora. Personalmente la trovo ottima per la traccia di base dei racconti brevi. Dopo si varia, si sposta, si aggiunge, si sottrae… Oppure si lascia tutto com’è e si è certi di avere una storia che, se non altro, funziona.

Vediamo un po’.

vitrotredridinghoodAction, ovverosia l’azione. Lo diceva già Omero di cominciare in medias res. Tanto per fare un esempio… “Capuccetto Rosso* fece un ultimo saluto con la mano a Mamma, e s’inoltrò correndo nel folto del bosco. Finalmente una giornata di vacanza, si disse, e infilò una mano sotto il tovagliolo a quadri che proteggeva il cestino. Nonna non si sarebbe nemmeno accorta della mancanza di una sola, piccola ciambella.”

Background. Adesso che abbiamo mostrato al lettore la nostra protagonista in azione, è ora di frenare un attimo, e fornirgli qualche spiegazione. Non troppe, giusto perché sappia in che compagnia è finito. “A volte non era facile essere figlia unica di madre vedova, e tanto meno vivendo sul margine di un bosco… Mamma aveva un bel dire, ma a che ti serve un bosco, se non puoi mai metterci piede? Era una gran fortuna che Nonna abitasse giusto all’altro lato, e che avesse bisogno di ciambelle, ogni tanto…”

Development. Ok, la scena è pronta. Adesso è il momento di sviluppare la nostra storia, di far succedere qualcosa o, in termini tecnici, di introdurre il conflitto. “Il Lupo comparve con l’aria di chi vuol fare conversazione, ma CR non gli diede retta. Tutti sapevano che non bisogna dare confidenza agli sconosciuti. – Non posso fermarmi a ciarlare, Herr Wolf, – disse la bambina. – Nonna aspetta le sue ciambelle. Tante belle cose. – E, fatta una mezza riverenza, passò oltre. Se si fosse guardata indietro, avrebbe visto il Lupo sorridere sotto i baffi (hanno i baffi, i lupi?). Invece non si voltò, e non si fermò più, se non per raccogliere qualche margherita qua e là, fino a che non arrivò a casa di Nonna. Casa che, a dirla tutta, suonava stranamente silenziosa…”vitrotgrannywolf

Climax. Pronti? Siamo al culmine della storia. Adesso la nostra eroina si mette proprio nei guai e deve darsi da fare per uscirne. E’ il momento dei fuochi d’artificio. “Nonna era a letto, e non aveva un bell’aspetto. Proprio no. – Che occhi grandi che hai! E che orecchie! E che bocca! – Con un luccichio famelico negli occhi, il Lupo si gettò su CR a zanne spalancate. – Per mangiarrrrrrrti meglio! – CR strillò a tutte tonsille e gettò cestino, tovagliolo, ciambelle, margherite e tutto quanto sul muso di quella che incontestabilmente non era Nonna. – Soccorso! All’assassino! – Con una risata di gola particolarmente malvagia, il Lupo atterrò su CR con tutte e quattro le zampe.”

Ending. E infine risolviamo i guai che abbiamo creato. Oddìo, potremmo anche non risolverli, e lasciar annegare la nostra eroina nelle conseguenze della sua stupidità (una che dice al Lupo dove sta andando, difficilmente verrà candidata al Nobel per la Fisica), ma per stavolta seguiamo la tradizione. “BANG! Il lupo si irrigidì e stramazzò di lato. CR si rialzò tremante, e vide sulla soglia della porta un cacciatore con lo schioppo fumante tra le mani. – Hai buoni polmoni, piccola, – disse l’uomo, e tese una mano per aiutare la ragazzina a rialzarsi. Insieme liberarono Nonna dall’armadio in cui il Lupo l’aveva chiusa. Poi CR raccolse le ciambelle da terra e le spolverò con cura, Nonna prese il sidro dalla credenza, e tutti e tre festeggiarono la felice risoluzione con una buona merenda, perché il pericolo mette una gran fame.”

Visto? Una storia! E se volete un passatempo del pari economico e istruttivo, provate a badare a quante favole, racconti, film, miti, telefilm, articoli di giornale e servizi del TG seguono questo schema, con limitate variazioni. Sarete sorpresi.

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* Ve l’avevo detto che uso sempre Cappuccetto Rosso per i miei esempi. As far as fairy tales go, nemmeno mi piace granché, Cappuccetto Rosso – ma bisogna ammettere che va bene per queste cose.

Ago 24, 2016 - Vitarelle e Rotelle    Commenti disabilitati su Non saprei da dove iniziare…

Non saprei da dove iniziare…

“Non saprei da dove iniziare,” disse Alice.

“Sciocchezze!,” disse la Regina di Cuori. “Non c’è nulla di più semplice: inizia dal principio e, quando sei arrivata alla fine, fermati.”

AliceandtheQueenQuesto è tratto (molto a memoria e, probabilmente, con scarsa precisione) dalle Avventure di Alice, di Lewis Carrol, ed è uno dei più solidi consigli che si possano dare o ricevere in fatto di narrazione. O lo sarebbe, se fosse sempre evidentemente qual è il principio di una storia. Il principio giusto. Invece, il mondo essendo quel che è, iniziare una storia è davvero un patema. Anche ad avere (o credere di avere) ben chiaro il punto preciso da cui si vuole iniziare, avete presente quello schermo bianco, quel cursorino che lampeggia…?

E la consapevolezza che l’inizio è fondamentale non è certo d’aiuto. E sì, sappiamo tutti che poi tanto l’inizio è l’ultima cosa che si scrive, che potremo sempre sistemarlo più avanti, che in tutta probabilità lo decapiteremo anyway… Tutti lo sappiamo, tranne la nostra Cinciallegra Interiore, che per tutto il tempo ci saltella su e giù nella testa, cinguettando nervosamente: Avanti, forza: scrivi la parola, la frase, il paragrafo da cui dipenderà il fato di tutto il racconto/saggio/romanzo! E che ci vorrà mai, in fondo?

Ebbene, parlando di solidi consigli, Lazette Gilford, in quel favoloso workshop permanente che è Forward Motion, suggerisce questa tecnica:

DOVE? CHE COSA? CHI? DIALOGO!

Prima di tutto, atmosfera

La luce della piena estate filtrava obliqua e dorata tra le fronde, e l’aria vibrava del brusio delle cicale.

Poi, qualcosa – qualcosa*:

L’ombra non era molto grande, e sarebbe parsa un capriccio della luce pomeridiana, se solo fosse stata ferma. Invece scivolava dietro i cespugli, si allungava dietro i tronchi caduti, sussurrava tra i rampicanti, pareva svanire nel folto degli alberi, e un istante dopo rieccola, agile e scura e liscia, appena giù dal sentiero.

E adesso è davvero ora che compaia qualcuno:

Cappuccetto Rosso ebbe l’istinto di stringersi nella mantellina scarlatta, nonostante il caldo, ma si fermò e scrollò le spalle. Che sciocchezza avere paura del bosco in una giornata così bella, si disse. Strinse più forte il manico del cestino con le frittelle, e riprese il cammino con l’aria più baldanzosa del suo repertorio. Tutt’a un tratto, l’ombra uscì da un cespuglio di nocciolo, dieci passi avanti a lei, e si sedette accanto al sentiero, fissandola con occhi gialli e scintillanti. A Cappuccetto Rosso il cuore balzò fra i denti.little-red-riding-hood-tehrani-anthropology_73840_600x450

Infine, sentiamo qualche voce:

Che diamine, Messer Lupo!” sbottò la bambina. “È la maniera di arrivare addosso alla gente?” Il Lupo si passò la lingua sui denti affilati come rasoi. “Ti ho fatto paura, bambina?” domandò. “Manco un po’!” brontolò Cappuccetto Rosso. Il Lupo fece una smorfia, come se gli fosse andato qualcosa di traverso. “Ah, immagino che solo le bambine coraggiose se ne vadano in giro per il bosco da sole,” disse. Cappuccetto Rosso aprì la bocca per rispondere, e poi la richiuse. Si era appena ricordata che Mamma le aveva raccomandato di non parlare con nessuno. Il Lupo non ebbe l’aria di prendersela, e dondolò pigramente la coda un paio di volte, come per scacciare le mosche. “E chissà dove va di bello, questa bambina coraggiosa?” mormorò, alla maniera di chi rivolge a sé stesso una domanda oziosa. Capuccetto Rosso serrò la bocca ancora più forte, fece una piccola riverenza, perché aveva buone maniere con tutti, e riprese la sua strada.

Ad essere sinceri, mi sono sempre chiesta che bisogno avesse il Lupo di fare conversazione con CR, lasciarla andare, correre dalla Nonna e montare la sciarada che si sa… Ma sorvoliamo su questa spinosa questione e notiamo invece che, senza parere, abbiamo iniziato una storia. Se volessimo fare le cose per bene, finiremmo la scena con qualche abile domanda del Lupo, e con CR che, pur credendo di mantenere la sua consegna del silenzio, si lascia sfuggire la sua destinazione… ma fa lo stesso, credo che il principio sia chiaro, a questo punto: se proprio non si sa da dove iniziare, un posto, un qualcosa**, un personaggio e una chiacchieratina possono servire al caso.

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* Come qualcuno (mi pare che sia il Sergente, ma potrebbe essere anche un soldato) dice al Capitano nordista in The Gray Sleeve di Stephen Crane.

** Forse vale la pena di specificare che questo qualcosa, in definitiva, corrisponde all’introduzione del conflitto…