A’ Chacun Ses Obsessions

Tendo ad essere riluttante quando mi trovo davanti a un meme – tendo a pensare che gratifichi più il blogger che i lettori. Tendo a chiedermi chi vorrà davvero sapere dieci cose di me, o che musica ho nell’iPod, o quali sono i luoghi che vorrei visitare… E così in genere tergiverso. A volte (ai limiti della scortesia, temo) persino quando sono invitata.

In questi giorni, però, ho intravisto in giro due esemplari della specie che mi attraggono da matti. Sarà che mi ci sono imbattuta su due dei miei blog prediletti, e sia Davide Mana che Alessandro Forlani ne hanno cavato altrettanti post con i fiocchi, sia come sia – in uno dei due mi sono infilata senza invito particolare, perché si tratta di scrittura, di temi ricorrenti, qualcosa a mezza strada tra fari lungo la costa e Alisei costanti.

Ossessioni, le chiama qualcuno in giro per la blogosfera – e non è del tutto inaccurato. Temi cui si ritorna, intenti perseguiti, passioni consolidate – qualcuna deliberatamente, qualcuna quasi da sè. Tutti ne abbiamo una manciata, non è vero?

Ebbene, ecco la mia costellazione.

meme,ossessioni,scrittura1) L’Inafferrabilità della Storia – In principio erano i libri di scuola, così rassicuranti con le loro interpretazioni univoche e le loro vicende sotto vetro. Poi cadde il Muro di Berlino e il vetro si ruppe: la storia succedeva in pratica, era fluida e travolgente e piena di correnti sotto la superficie, e il mondo poteva cambiare nel giro di una notte… Allora cominciai a studiare storia sul serio, scoprendo la varietà sconfinata di punti di vista, interpretazioni e letture, e la quantità di cose perdute che non sappiamo più, che non sapremo mai, e il variare di equilibri attraverso i secoli, e il peso della sconfitta, delle leggende, della letteratura. E così scrivo narrativa (e teatro) a sfondo storico, e tendo a scegliermi protagonisti minori, o sconfitti, o maltrattati attraverso i secoli – non per mettere ordine, ma per amore di questa iridescenza del passato. Ciò è poco scientifico, ma molto narrativo. ossessioni letterarie

2) Menzogne, Bugie, Fanfaluche, Omissioni – I miei narratori sono inaffidabili, le mie storie sono oblique, i miei personaggi mentono, i miei protagonisti tendono a mentire più di tutti, ad avere secondi fini, a manipolare il prossimo. Nella migliore (o peggiore) delle ipotesi, sono costretti a mentire pur non volendolo fare. D’altra parte, che cosa c’è d’interessante nella nuda e cruda verità? Alle storie servono conflitto, dubbi, sorprese, svolte inattese, domande, tesori nascosti, segreti rovinosi – senza contare il fatto che tutta la letteratura è, in via di principio, una vasta menzogna consensuale, e il rapporto tra arte, rappresentazione, convenzione e menzogna è affascinante di per sé. Ronald B. Tobias diceva che every story is a riddle, e aveva ragione da vendere. Trovo che la sincerità sia una virtù sopravvalutata nella vita – e del tutto dull in un romanzo. O a teatro.

3798118720.jpg3) Metanarrazione – Il modo in cui le storie nascono, cambiano, si raccontano, influenzano la realtà e ne sono influenzate mi interessa quasi quanto le storie stesse. A volte persino di più. Non dico che non mi capiti anche di scrivere qualche storia letterale, ogni tanto – ma se mi si offre la benché minima possibilità di intrecciare un filo metaletterario alla mia trama, chi sono io per oppormi? Piani temporali sovrapposti, gente che si racconta inaffidabilmente, scrittori che si scrivono, storie viste attraverso gli occhi di gente che le legge, possibilità alternative, teatro nel teatro… Tutto quel  che può servire a mostrare più di un’angolazione o più di uno strato mi rende ridicolmente felice. E sì, lo so: ho una mente contorta. prometheus_brings_fire_to_mankind.jpg

4) A (generally thwarted) Need for Better Colours – Le mie storie sono piene di gente che aspetta, immagina, prefigura, s’illude, si affanna per qualcosa che non può avere. O che, quando arriva, non è come doveva essere. Ho un debole per le cause perse, per la sconfitta, per l’irreparabile momento in cui l’attesa e la battaglia sono terminate, ed è troppo tardi per tutto tranne il rimpianto. Qualcuno dei miei personaggi s’illude davvero, altri sono perfettamente consapevoli di quel che stanno facendo – ma per tutti, alla fin fine, la vita sta nella cerca e non nel risultato. Nessuno ottiene mai quel che vuole – nemmeno quando sembra che sia così.

ruscha-the-end.jpg5) Cambiamento Irreparabile ed Epocale – Quel che un sacco della mia gente scritta vuole è difendere il proprio mondo. Solo che non può, perché il mondo in questione sta finendo, tramontando, cambiando per sempre. Non c’è modo di tornare indietro – la scelta è tra l’adattarsi al cambiamento e sposare oltre ogni ragionevolezza la causa del declino. I miei protagonisti, per lo più, scelgono la seconda opzione, perché ciascuno è sentimentale a modo suo, ed è così che lo sono io. L’ho già detto che nessuno ottiene mai quello che vuole?old_england_09.jpg

6) La Vecchia Inghilterra – La storia inglese, la lingua inglese, la letteratura inglese, il nonsense il paesaggio inglese, le città inglesi hanno – forse qualcuno di voi lo avrà notato – una certa tendenza a comparire nella mia conversazione e nelle mie storie. Adoro quest’isoletta che, da terra di conquista, è diventata il centro del mondo e poi, quando ha cessato di esserlo, ha continuato a comportarsi come se lo fosse. È la commistione di arroganza, spirito di contraddizione, culto della riservatezza, assurdità e ingegno, credo. E so bene che quell’Inghilterra che è principalmente un’idea, quella in cui mi riconosco così bene, sotto molti aspetti non c’è più – ma questo non cambia le cose. Lasciatemi giocare con la mia Inghilterra immaginaria, please

7) Kit Marlowe – Anche questo, dite6a00d8341cc27e53ef0147e38c3701970b-200wi.jpg la verità, l’avevate intuito. Da qualche anno, Kit è la mia ossessione in carica. Prima c’è stato (a lungo) Annibale Barca, e prima ancora il Barone Rosso, e Manfredi di Svevia… Marlowe è diventato una specie di figura del coraggio intellettuale: un uomo che coltivava  apertamente ogni genere di idea eterodossa in un’epoca in cui le idee eterodosse conducevano alla forca (preceduta da tortura e seguita da sbudellamento, annegamento e squartamento), che scriveva storie di aspirazione, ambizione e rovina, che descriveva menti alla perenne ricerca di conoscenza infinita… ecco, un uomo così è fatto per essere raccontato a teatro e nei romanzi. E badate, inclino a credere che di persona dovesse essere insopportabile, ma fa lo stesso. Dopo tutto è parte di una collezione di ossessioni – dove è scritto che deve avere una logica?

E non dico che sia tutto, ma di sicuro è tutto molto ricorrente.

E voi? Che cos’è che tornate a scrivere? O che tornate a leggere?

A’ Chacun Ses Obsessionsultima modifica: 2012-02-24T08:10:00+01:00da laclarina
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13 Commenti

  • Nonvedevononvedevononvedevo l’ora ti cimentassi anche tu!… ma… ma… scambiare Manfred Von Richtoffen con Marlowe?!… una squadriglia di biplani multicolore calerà su di te! Grrr!

  • 😀 Aiut! Non potrei mai indurmi a usare la contraerea contro il Circo Volante!

    Però chiariamo: sono ancora molto affezionata al Barone – così come a Manfredi e ad Annibale – vengono ancora tutti a prendere il tè di quando in quando. È solo che Kit è l’Ossessione in Carica…

  • Oh, ye merrie old Englande!
    Popolata di upper class twits, di manovali che esclamano “Cor lumme!” e di pub dai nomi improbabili.
    Uno di questi giorni dovrò fare un post su perché in fondo P.G. Wodehouse è un autore fantasy…
    La nostra solita sincronicità fa sì che io stia leggendo (anche) un eccellente bel librone proprio sull’Inghilterra immaginata… curioso, eh?

    Comunque, ossessioni ampiamente condivise e condivisibili.
    Resta il dubbio del Barone Rosso… mah… a flying kraut… devo aver letto troppo Biggles (e Kim Newman!) per avere del buon Barone un’opinione che vada al di là del mirino delle mie Vickers.
    E poi era amico di Goering… personaggio esecrabile.
    Ma a ciascuno il suo.

  • In realtà, Davide, il conte Manfred quell’imbecille narciso ridicolo ometto di Hermann lo sopportava a fatica… ma in tempo di guerra un buon pilota di biplano da mettere fra te e le vickers di quel bifolco boscaiolo di querce di Brown può sempre tornare utile…

    …e almeno Manfred aveva i Fokker fatti in casa, voi prendevate a noleggio gli aeroplanini dai mangiaranocchie… 😀

  • @Davide: yes, well, però anche Sassoni&Normanni, e Jane Austen, e il povero Giovanni Senzaterra, e Garrick, e Riccardo III, e Agatha Christie, e Chaucer e i suoi pellegrini, e Roundheads&Cavaliers, e tutta la famiglia Brontë, e sì, anche Wodehouse – e potrei andare avanti a lungo, e aggiungere anche una ragguardevole quantità di Scozia. È un’Inghilterra immaginaria a molti piani.

    E quale eccellente bel librone? La cosa mi ingolosisce, come puoi immaginare. Tra l’altro, la primavera scorsa ho fatto una serie di conferenze chiamata “Inghilterre”, sulle varie immagini dell’Inghilterra in letteratura – e mi sono divertita assai.

    Però non maltrattare il Barone, bitte. A parte tutto il resto, incarna così bene i punti 3) e 4) qui sopra. Non crederai che le scelga a caso, le mie ossessioni, vero? 🙂

    E *non* era amico di Goering.

    @Alessandro: sottoscrivo, sottoscrivo, sottoscrivo tre volte. Sono perdonata per avere sostituito il Barone nel corso degli anni? Mettiamola così: la carica di Ossessione si lascia in uno di due modi – deludendomi grandemente (e non è stato il caso) o venendo giubilati a membri dei miei Campi Elisii personali.

  • Oh, Davide – a proposito del tuo futuro post: anche Agatha Christie è un’autrice fantasy come Wodehouse, sotto certi aspetti. Specialmente nei romanzi scritti dopo la guerra.

  • @Alessandro
    Lo sai che io quelli col chiodo in testa li sopporto poco.
    Come sopporto poco quelli che affermano di provare piacere nell’uccidere.
    Uccidere in guerra è una spiacevole necessità, possibilmente un discutibile dovere, certo un rischio inevitabile.
    Un piacere no.
    Non nel mio universo.

    @laClarina
    Il Librone è “The Lore of the Land”, di Westwood & Simpson, pubblicato da Penguin. Highly recommended.
    Ma immagino che anche “Albion”, di Peter Ackroyd, potrebbe piacerti parecchio se non l’hai letto – sulle radici dell’immaginario britannico, gran bel saggio.

    Interessante la faccenda delle conferenze – immagino che tu non abbia il testo online.
    Peccato.
    però è evidente che vivi in un luogo culturalmente più vivace dell’Astigianistan (e di Torino!).
    Qui dove sono io di conferenze e corsi ne propongo due al mese, e non si trova un posto dove tenerle o studenti a sufficienza per pagare le aule.
    Io ho in attesa di decollo (su uno Spad preso a prestito, naturalmente) un corso sulla filosofia taoista.
    Che in fondo è anche un corso su una Cina immaginata e sulla sua letteratura.
    E che, se gli studenti non si materializzeranno “live”, vedrò di spostare in rete.

    E per finire, sì, la Christie è fantasy – e considerando quanto poco io sopporti quella vecchia intrigante rompitasche della Marple, un pessimo fantasy.

  • Sai una cosa, Davide? La tua reazione al Barone ricalca – in an eerie almost verbatim way) quella di mio padre – che era ufficiale di carriera.

    Ti rispondo quel che rispondevo a lui. Dalla lettura dei diari ho sempre avuto l’impressione che fosse un piacere del duello e della vittoria, del prevalere sull’avversario – la cui morte era una specie di corollario inevitabile, e un tantino secondario. Direi che il Barone, più che un gusto per l’omicidio, doveva avere una natura rapace (nel senso di “predatoria”, non “acquisitiva”) e una limitata considerazione per la sopravvivenza altrui. È diverso. Non necessariamente amabile, ma diverso.

    E naturalmente intendevo i punti 4) e 5), non 3) e 4).

    Non farti strane idee riguardo a Mantova: le conferenze le ho fatte alla gloriosa Università della III Età – dove, admittedly, da quando hanno abbassato il limite minimo di età si iscrive un certo numero di gente men che anziana, e quindi funziona un po’ come un’associazione culturale generica. Però con quest’anno è cambiata la presidenza e la sottoscritta è molto meno in voga di quanto fosse prima… Oh well.

    E… Ding! La mia To Read List si è appena allungata di n° 2 titoli.

  • (sarà perché ho servito la patria nell’Aeronatica?*)

    Dalle mie parti li chiamano sociopatici… ma in realtà credo che il Bloody Red Baron avesse una concezione di società nella quale i tre quarti della popolazione del pianeta non rientravano – e anche il quarto restante lo sopportasse poco.
    Un sociopatico elitista, insomma.
    E tedesco.
    Pessimo cocktail.

    E credimi, al confronto di queste colline infestate, Mantova continua a sembrare un’oasi felice…

    *E no, non è un errore di battitura, è la mia personale traduzione di Air Farce…

  • L’Aviere Dee? 🙂

    Che vuoi che ti dica? In passato mi è stato detto con insistenza che Annibale era una bestiaccia sanguinaria, al Liceo ho ricevuto una ramanzina per avere detto che Manfredi aveva avuto le sue ragioni nell’usurpare il Regno di Sicilia, e di recente un autore americano con un passato nell’intelligence mi ha espresso la sua disapprovazione perché ammiro quel sadico psicopatico di Marlowe…

    Si vede che frequento cattive compagnie immaginarie.

  • Aviere scelto Dee, prego.

    Torniamo al discorso che si faceva sui personaggi storici ai quali siamo affezionati e sul relativismo storico.
    Forse ciò che conta – dal mio punto di vista – è la distanza temporale e, conseguentemente, culturale.
    Accetto opinioni e comportamenti da un personaggio del 16° secolo che non accetterei da un mio contemporaneo, o da un contemporaneo di mio nonno.
    Poi, mah…

    Leggo con piacere una biografia di Roman von Hungern-Sternberg, che era un certificato malato di mente sadico e pericoloso, e che visse meno di un secolo fa (tempo un paio di secoli, e ci considereranno contemporanei).
    Come il Barone Rosso, o Otto Skorzeni, o tanti altri, sono affascinanti personaggi, sulla pagina – ma ricordare che sono reali, e non immaginari, mi causa un certo disagio.
    Provare il fascino dell’osservare la bestia feroce non significa tuttavia condividerne o approvarne gli appetiti.

    Teniamoci quindi le nostre passioni, e infischiamocene di chi ci critica.

  • Una quindicina di anni fa ho avuto anch’io una passione per Kit Marlowe, derivata dalla visione di Edward II alle tre del mattino in lingua originale. Ai tempi la rete non era quella che è adesso, gli archivi erano cartacei e non collegati tra loro, alla fine trovai poco e nulla e mi arresi, dopo aver letto un paio di tragedie trovate in edizione economica e un romanzo uscito proprio in quel periodo “Un cadavere a Deptford” di Burgess. Qualche settimana fa ho visto per caso Anonymus (molto fantasioso, ma divertente) e mi è venuta nostalgia del buon vecchio Kit, insieme alla voglia di rileggere “il ritratto di Mr. W.H.” di Oscar Wilde.

  • @ Taurie: è vero! W.H.! L’ho letto tanto tempo fa, prima di diventare an Elizabethan buff… bisogna che lo dissotterri e rilegga anch’io.

    Quanto a Kit, credo che il colpo di fulmine sia avvenuto leggendo History Play, di Rodney Bold – che prende amabilmente in giro le teorie neomarloviane e riesce ad essere anche un bel romanzo. Leggilo, se ti capita.