Ott 27, 2014 - Shakeloviana    Commenti disabilitati su Shakeloviana: (La Morte Di) Kit Marlowe

Shakeloviana: (La Morte Di) Kit Marlowe

Scoperta recente – recentissima.

RixeOgni volta che credo di avere esaurito i plays in materia, ne salta fuori un altro… Questa volta, in realtà due in uno – anche se uno non è un play. Ma andiamo con ordine.

Per cominciare, Kit Marlowe’s Death, play in un atto di William Leonard Courtney, pubblicato nel 1908, ma scritto prima. Millenovecentootto significa prima di Leslie Hotson, l’uomo che, scoprendo le carte dell’inchiesta a Deptford e del processo a Ingram Frizer, chiarì dinamica, attori, bizzarrie e improbabilità varie della morte di Marlowe.

Scrivendo prima di questo spartiacque, Courtney aveva un nome – il più mal-trascritto che misterioso Francis Archer – e la tradizione spuria di quello che in altre circostanze si sarebbe chiamato un delitto passionale. Così creò Nan, la dolce cameriera di taverna, e un Archer locandiere, geloso e seccante.

La trama è semplice. Archer, vedovo bilioso e collerico, sposerebbe volentieri la sua giovane cameriera Nan – ma lei non ci sente. È innamorata di uno scavezzacollo di poeta, il celebre Kit Marlowe – che le è sì affezionato, ma ha la testa persa dietro cose più grandi dell’amore di e per una ragazzina di campagna. È il 30 maggio del 1593, e Kit arriva alla locanda con un paio di altri poeti, l’attore Ned Alleyn e il mecenate e amico Thomas Walsingham – ma ci arriva di umor cupo. Non aiuta che i suoi amici gli leggano pezzi del “testamento” di Robert Greene, in cui gli si dà dell’ateo e gli si prospettano terribili punizioni…

Sì, lo so – anch’io, se avessi un amico poeta e umorale, cercherei qualche altra cosa da leggergli, ma in questo play molto si basa su presagi, presentimenti e visioni. Avete presente il senno di poi, quello di cui son pieni i palcoscenici? Ecco. Per cui Kit ha questa vaga impressione di avere già vissuto quel che c’era da vivere, eccetera eccetera. Ed è anche profeticamente certo che un brillante futuro attenda non tanto lui, quanto quel nuovo arrivato, Will Shakespeare da Stratford. Dalle paturnie si riscuote un pochino quando una sconsolata Nan gli annuncia che sta per cedere alle pressioni matrimoniali di Archer. Giammai! Piuttosto che lasciare la semplice ma poetica creatura nelle mani del locandiere, è disposto a sposarla di persona – intanto per finta, con Alleyn che interpreta il sacerdote, e poi si vedrà. Er… sì. Quando Archer irrompe furioso e armato, non sappiamo biasimarlo del tutto, vero? Ma poi volano le coltellate, Kit la prende nelle costole e muore proclamando la bontà delle sue intenzioni verso Nan e qualche rimpianto per una vita mal spesa. Sipario.

No, non è granché. Gonfio e magniloquente, dominato da un Marlowe tanto profetico e maudlin da essere irritante. Dalla sua, però questo play ha un’idea originale e ragionevolmente interessante. Quando Ned Alleyn insiste per avere un altro di quei ruoli che conquistano il pubblico, Kit rivela che sta scrivendo qualcosa di nuovo: Tito Andronico, che ovviamente resterà incompiuto e finirà per le mani di quel certo provinciale, Will Shakespeare… Considerando quanto “poco Shakespeariano” sia parso per secoli il violentissimo TA, l’idea ha il suo genere di fascino.

E siccome un’opera ci mancava, sono lieta di comunicarvi che da questo play fu tratta anche un’opera – musica e libretto di Herbert Bedford. La musica apparentemente è introvabile, ma il libretto no – e bisogna dire che è peggio del play. Legato alle necessità musicali e narrativamente più semplici del teatro d’opera, Beford sfronda diversi personaggi e il Tito Andronico, infila un balletto del tutto gratuito e (come resistere?) Come live with me and be my love. Aggiungeteci una Nan cassandresca e grandiloquente e un Marlowe innamorato e nient’altro, dei versi ancor più purpurei e legnosamente pseudoelisabettiani della prosa di Courtney, e il disastro è completo. È possibile che la musica riscattasse il libretto, ma non ci giurerei. In my experience, se un’opera lirica esce da tutti i repertori, di solito un motivo c’è. E quindi l’opera l’abbiamo – ma non riesco a credere che sia una meraviglia.

E a questo punto forse no – ma se per caso vi fosse rimasta qualche voglia di leggere il play, lo trovate qui, parte della raccolta Dramas and Diversions, courtesy of the Internet Archive.

 

 

Shakeloviana: (La Morte Di) Kit Marloweultima modifica: 2014-10-27T08:08:04+01:00da laclarina
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