Passato Remoto Sgradevole

marathon-battle-1Questo , vi avverto, sarà un post di rimuginamenti e confessioni.

Bisogna cominciare dal fatto che, qualche tempo fa, mi si è segnalato questo articolo su Black Gate, il cui autore, M. Harold Page, scrive avventura storica, ucronia e fantasy storico.

Se non avete voglia di leggere l’articolo, il sugo è questo: l’autore, provvisto di tanto senso della storia quanto ne serve per spargere una lacrima sul tumulo di Maratona, fatica a riconciliare la sua commossa ammirazione per i cittadini-soldati che danno il fatto loro ai potentissimi Persiani con dettagliuzzi quali la schiavitù e la condizione femminile nell’Atene del V Secolo…

Quando mi vengono di queste paturnie, dice Page, di solito mi rifugio nella Space Opera o nello Sword and Sorcery, due generi capaci di riprodurre eccitanti ambientazioni storiche senza gli aspetti discutibili. Si può combattere Maratona daccapo – ma con delle tostissime guerriere nei ranghi, e senza schiavi che ci aspettano a casa.

Confesso che nel leggere questa quasi-conclusione sono inorridita un nonnulla. Non solo Page si confessa colpevole di giudicare il passato attraverso sensibilità moderne, ma in risposta immagina un V Secolo fantasy, con le guerriere tostissime e nemmeno uno schiavo in vista… orrore, orror.

Ed è a queMHPagesto punto che ho cercato di capire chi stessi leggendo, e mi sono stupita di scoprire non un autore di fantasy, ma un cultore di scherma d’epoca che scrive narrativa storica. E sia ben chiaro: non nutro l’ombra di un pregiudizio contro il fantasy e i suoi autori in via di principio, ma odds are che l’atteggiamento di un autore di fantasy nei confronti della storia sia diverso dal mio…

Ora, se bazzicate SEdS da qualche tempo, sapete della mia violenta allergia all’anacronismo psicologico con annessi e connessi. Salta fuori, tuttavia, che non posso assumere che Page soffra di Sindrome della Bambinaia Francese. O meglio, magari un po’ ne soffre, a giudicare dall’articolo – ma da quel che leggo sul suo blog e nelle recensioni su Amazon ho qualche remora nell’assumere automaticamente che la condizione si rifletta sui suoi romanzi.

E persino nell’articolo incriminato si riscatta parzialmente ai miei occhi ammettendo che la Maratona originale, brutta, sporca e politically uncorrect, non smette per questo di esercitare il suo fascino…

Insomma, il punto è che alla fin fine, e pur con qualche riluttanza, lo capisco, Page. I secoli passati sono pieni di fascino e di riprovevoli sgradevolezze in parti uguali, e non c’è modo di negarlo. bearbaiting

Ci sono autori che sposano con zelo le riprovevoli sgradevolezze, e riempiono le loro storie con il sudiciume, le pessime abitudini, le torture, le deficienze sanitarie e altre consimili gioie del loro periodo… Devo confessare che di questo genere di accuratezza mi stanco abbastanza presto. A parte tutto il resto, so che le cose stavano così – o quasi così* – e non sento il desiderio di sentirmelo ripetere ad nauseam pagina dopo pagina. E questa magari è una questione tanto di senso della misura quanto di atteggiamento storico – ma resta il fatto che magari, dopo un’immersione nei sanguinolenti dettagli dei combattimenti di orsi e mastini o nelle tecniche predilette di Richard Topcliffe** – e più ancora nell’assoluta normalità di combattimenti e torture – è un gran sollievo leggere un po’ di Josephine Preston Peabody. E badate che JPP non è particolarmente allegra o soleggiata, ma temo che il suo Marlowe idealizzato non sia davvero molto meno fantasy delle tostissime guerriere a Maratona…

E quindi ecco la confessione: in realtà non posso inorridire affatto. In via di principio so che non posso giudicare l’allegra propensione alla crudeltà, i terribili pregiudizi, la giustizia sbrigativa e l’intolleranza degli Elisabettiani secondo le mie sensibilità del XXI Secolo. All’atto pratico, le mie sensibilità del XXI Secolo sono anestetizzate solo in parte dalla prospettiva storica.***

E devo presumere che lo stesso valga, e a maggior ragione, per il lettore. Che cosa cerca davvero il lettore in un romanzo storico?

Ne parleremo. Intanto, la mia confessione l’avete avuta. Ho peccato – magari non in parole o in opere – ma in pensieri, in letture e nell’occasionale omissione. Si direbbe che, se si tratta di lapidare bambinaie francesi, non sia in condizione di scagliare il primo tomo di enciclopedia.

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* In realtà sull’igiene dei secoli passati gira anche un buon numero di pittoreschi pregiudizi. Sulla crudeltà il discorso è diverso.

** Granted: Richard Topcliffe, torturatore al servizio della Grande Elisabetta, era uno psicopatico sadico e crudele, che sarebbe stato orribile in qualunque epoca, per cui magari l’esempio non è dei più calzanti.

*** Per quanto poi salti sempre fuori qualcuno pronto a credere che pregiudizi, crudeltà e disinvolture, siccome li racconto, io debba condividerli… ma questa è un’altra storia e ne abbiamo già parlato.

 

 

 

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Passato Remoto Sgradevoleultima modifica: 2017-06-30T08:37:31+02:00da laclarina
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2 Commenti

  • Da persona che in passato si è macchiata del crimine di fantasy storico (e potrebbe macchiarsene nuovamente in futuro), trovo il discorso “meglio il fantasy perché non ci sono le brutture” estremamente sciocco, e vagamente offensivo.
    Con una possibile eccezione: che si faccia del buon worldbuilding. Un mondo pretecnologico “tipo antica Grecia” ma senza schiavi, per dire, comporta necessariamente un “qualcosa” che rimpiazzi le ore/lavoro degli schiavi necessarie al mantenere il sistema in funzione. Se l’autore riesce a darmelo, sono felice.
    Per il resto, la storia è storia.
    Esprimere giudizi morali sui suoi abitanti è lecito, ma in ultima analisi un esercizio futile.

    • Futile fin che vuoi – ma praticatissimo. Di solito insieme all’assunzione automatica di cui dicevo nell’ultima nota.

      E a parte questo, non so se ho chiarito a sufficienza che a me il fantasy storico (quando è ben fatto, nel modo che dici) piace molto.

      Dopodiché, il tuo commento mi restituisce un nonnulla di fiducia in me stessa e nelle mie avversioni. Mi rendo conto che, detto così, non suona benissimo – ma mi rendo conto che le mie remore nei confronti di certi aspetti dei secoli passati non sono giudizi morali, e men che meno presunzioni di superiorità morale. Storco il naso nei confronti della crudeltà casuale nei confronti degli animali – ma riconosco le distanze culturali che portano me a storcere il naso e un Elisabettiano a non fare una piega… né mi salterebbe mai per la testa di sentirmi inerentemente superiore a un Romano del II Secolo che considerava la schiavitù un pilastro dell’economia e della società. il che non significa che sia indifferente alla crudeltà sugli animali o alla schiavitù; però riconosco che molti dei motivi per cui non mi piacciono non “esistevano” nemmeno nell’Inghilterra elisabettiana o nell’antica Roma.

      Hence, tutto sommato, certi giorni posso leggere Josephine Preston Peabody, nel cui mondo nessuno parla di combattimenti degli orsi, senza per questo diventare tenera con le Bambinaie Francesi.

      Thanks! 🙂