Giu 15, 2010 - grillopensante, sport    2 Comments

Italia – Paraguay 1 a 1

So di avere già postato in materia, ma devo ribadire e aggiungere qualche cogitazione.

Premettiamo che la mia conoscenza del calcio, se vogliamo proprio chiamarla così, è completamente basata su una manciatella di partite Italia-Qualcun Altro una volta ogni quattro anni, e si può descrivere nel modo seguente: mi agito quando c’è melée davanti a una porta, e capisco se è la nostra porta o quella altrui dal colore della maglia del portiere. Fine.

Ciononostante, una volta ogni quattro anni riscopro il fascino e il dramma insiti nel guardare ventidue energumeni in mutande che rincorrono una palla. Ieri sera guardavo Italia-Paraguay, e mi sono accorta che mi mangiavo le unghie. Ho trattenuto il fiato, sobbalzato, incitato, strillato (spaventando a morte il povero Udrotti…), ci sono rimasta malissimo quando il Paraguay ha segnato, ho esultato quando hanno segnato i nostri e ho sperato fino alla fine che segnassero ancora. Gente più saggia di me ha detto che tutto sommato va bene così, che l’Italia ha giocato bene e che non era poi così importante vincere stasera… sarà anche vero, ma per me, che non distinguo le finezze di un buon gioco e non ho la più pallida idea di come funzioni un girone, la partita di stasera si riduceva a una faccenda puramente istintiva, e l’istinto era di quel genere che vuole la vittoria, non il pareggio.

Tutto questo è interessante dal punto di vista di qualcuno che scrive spesso di battaglie. Voglio dire, per forza di cose (e, sospetto, per mia fortuna) non farò mai esperienza diretta di una battaglia. Se voglio vedere da vicino l’istinto di prevalere, lo scontro, la folla che perde la testa, si entusiasma o s’infuria, dove la posso trovare? A una partita di calcio o al Palio di Siena, immagino. Pasolini diceva che il calcio è l’ultima vera rappresentazione sacra del nostro tempo, e posso anche essere abbastanza d’accordo. Ancora di più, però, penso che sia – insieme a un certo numero di altri sport – un sostituto socialmente accettabile della guerra, un terreno per sfogare e convogliare istinti che non si possono (né dovrebbero) eliminare dalla natura umana.

Tutto ciò fa di una partita di calcio un’esperienza estremamente istruttiva per uno scrittore, e nemmeno su un piano solo, visto che consente non soltanto di osservare all’opera certi meccanismi primari, ma anche – con un minimo d’impegno o anche senza – di sperimentarli direttamente su se stessi.

Quindi intanto si prosegue con i Mondiali, ma l’autunno prossimo voglio proprio affrontare i perigli dello stadio e andare a vedere come funziona per davvero, non sulla poltrona del soggiorno e con il gatto sulle ginocchia.

 

Italia – Paraguay 1 a 1ultima modifica: 2010-06-15T08:39:00+02:00da laclarina
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2 Commenti

  • Per il prossimo campionato ti consiglio di andare a vedere una partita dell’inter (se si è tifosi magari funziona un po’ di più…..), lì potrai soffrire, gioire, esultare, disperarti,spaventarti riprenderti e qualche volta toccare il cielo con un dito se ti va bene tutto in 90 minuti….Consigliato solo a chi ha le coronarie testate!!

  • Hm sì, questo è quello che mi lascia un po’ in dubbio. Non tanto le coronarie (le mie funzionano benissimo, grazie), quanto il coinvolgimento. Essendo l’appassionata di calcio che ho descritto nel post, non posso dire che m’interessi molto più dell’Inter che della squadra avversaria, quale che essa sia. Forse mi conviene provare con il Mantova o con il Governolo… almeno ho una ragione per tifare. 🙂 Devo solo decidere se m’interessa di più testare i miei istinti o vedere all’opera quelli di una folla.