Non c’è unità d’interpretazione su cosa di preciso volesse dire San Tommaso d’Aquino quando affermava di temere l’uomo di un solo libro – personalmente propendo per la lettura secondo cui una varietà di fonti di conoscenza è sempre più sana, ma in realtà non è questo il punto.
Il punto oggi sono gli autori di un solo libro.
O meglio, bisogna precisare, perché la definizione va presa in senso lato e il genere si differenzia in più di una specie.
Diverso è il caso di Thomas Kyd, di cui può esserci ogni numero di opere, solo che non lo sappiamo. Thomas Kyd, vedete, era un drammaturgo elisabettiano (e sì: sapevate che saremmo arrivati a queste latitudini storiche, presto o tardi). Kyd era un contemporaneo degli University Wits senza essere uno di loro. Figlio di uno scrivano e in tutta probabilità scrivano a sua volta, non andò mai (gasp!) all’Università e, per quanto ne sappiamo, scrisse una sola tragedia – ma non una qualsiasi. Hieronimo, or The Spanish Tragedy, è la madre di tutte le storie di vendetta elisabettian-giacobine, un affare turgido e truculento come pochi, e un campione d’incassi a suo tempo… E poi che accadde? Possibile che l’uomo capace di travolgere le scene londinesi in questa maniera si fermasse lì…? Be’, poi accadde Marlowe, autore migliore e amico pericoloso – visto che le torture subite nel corso dell’inchiesta sul terribile Kit condussero Kyd a una morte prematura nel 1594. E con la morte venne l’oscurità: non ci ricorderemmo nemmeno di lui, se non fosse per le carte del processo Marlowe e se, a fine Settecento, uno studioso inglese non avesse scovato un’unica e postuma attribuzione secentesca della Spanish Tragedy. Ed è più forte di me: non so scrivere del povero Kyd se non in questi toni vagamente funerei. In realtà ci sono tentativi di attribuirgli altre opere, ed è difficile pensare che non abbia mai collaborato con altri o modificato lavori altrui, ma si sa come va con le attribuzioni elisabettiane, vero? Per tutti quelli che si ricordano di lui, Kyd è solamente l’uomo della Spanish Tragedy.
Per esempio ben più che per Collodi, che tutti ricordano solo per Pinocchio, ma che in realtà scrisse treni merci di altra roba. Epperò alzi la mano chi ha mai letto titoli come Il Regalo del Capo d’Anno o La Lanterna Magica di Giannettino… Suppongo che sia un po’ come per quegli attori che interpretano un film di enorme successo e poi non riescono più a scrollarsi di dosso quel ruolo, à la Mark Hamill, per dirne uno.
Insomma, non sarebbe stata un’autrice di un solo libro, se ne avesse avuto il tempo, e non è che non ci avesse mai provato prima. Lo stesso vale per Emily. E il povero Kyd in tutta probabilità non lo era affatto, né lo erano Collodi e Manzoni, o tutti quegli autori che pur conosciamo per un titolo solo, come Lady Caro Lamb per Glenarvon, o Mary Shelley per Frankenstein…
Perché il fatto è, io credo, che nessuno si sveglia una mattina, scrive una gemma di libro out of the blue, depone la penna e non ci pensa più per il resto della sua vita. Per scriver gemme bisogna avere prima scritto molto vetro colorato, e dopo aver scritto una gemma, chi non vorrebbe scriverne altre?
Ex nihilo nihil fit, non credete?