Giu 10, 2013 - Anno Verdiano    Commenti disabilitati su Librettitudini Verdiane: Ernani

Librettitudini Verdiane: Ernani

I Lombardi a Milano erano andati benone, ma quando approdarono alla Fenice di Venezia, l’accoglienza fu molto, molto, molto più tiepida. Nondimeno il conte Mocenigo, direttore del teatro, propose a Verdi un contratto per un’opera.

giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugoVerdi non disse di no e, con un librettista nuovo, si mise alla ricerca di un soggetto che gli piacesse. Il librettista nuovo era Francesco Maria Piave – del quale avremo modo di riparlare – e la scelta dei due cadde su un dramma storico di Victor Hugo, una vicendona spagnuol-cinquecentesca chiamata Hernani, celebre per avere scatenato a Parigi una furibonda querelle tra classicisti e romantici…

Non doveva essere facilissimo lavorare con Verdi. Le sue lettere al povero, inesperto Piave e al segretario della Fenice che faceva da tramite tra i due, sono estremamente istruttive. Non mi sognerei mai di se(c)care un poeta per fargli cambiare un verso, protesta Verdi, salvo poi tempestare per pagine intere su quel che Piave deve o non deve fare. Le raccomando la brevitànon so capire perché voglia fare un cambiamento di scena nell’atto terzo…. per l’amor di Dio non finisca col Rondò

Per un librettista alle prime armi dovette essere qualcosa a metà strada tra un incubo e un addestramento intensivo, ma è davvero interessante vedere come Verdi fosse attentissimo a ogni piega narrativa e drammaturgica in vista di quel che era praticabile in teatro e musicalmente efficace.

Che cosa uscì da questo passaggio di Piave al tritacarne? 

giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugoNe uscirono quattro atti truci e un nonnulla gonfi – persino per gli standard operistici… Lasciate che vi racconti.

Atto I – Il Bandito.

Il coro in apertura stavolta è composto di banditi che, in mancanza di meglio, si risollevano il morale col vino e il gioco. Ma quando il loro capo, il giovane Ernani, confida loro che la fanciulla del suo cuore sta per essere costretta a sposare il suo vecchio zio, gli allegri compari come un sol uomo si dichiarano pronti a rapire la nobile Elvira.

Elvira che, nel frattempo, si strugge nel castello dello zio e promesso sposo. Dove, dove, dov’è Ernani? Perché non viene a liberarla? Ha un bel gorgheggiare sulle gioie del matrimonio il coro delle ancelle (e vi pareva che potesse mancare il coro preimeneale?), Elvira è d’umor cupo.

Né è di grande aiuto l’arrivo di Don Carlo– no, non quel Don Carlo. Un altro, seppure imparentato. In fondo siamo soltanto nel 1519, giusto? Questo Don Carlo qui è (per ora) il re di Spagna e, guarda caso, è anche lui innamorato di Elvira. Essendo lui un baritono, però, lei non ne vuole sapere, e accoglie le sue avances strappandogli il pugnale dal fianco e minacciando di uccidere entrambi. Fateci caso: non è l’ultima volta che Elvira fa di queste minacce…

Ma sul più bello chi balza dentro dalla finestra?

Ma Ernani, ovviamente. I due giovanotti* si guardano in cagnesco e se ne dicono quattro. Ernani è bandito e orfano grazie alle tenere cure del predecessore e padre di Don Carlo. Vieni, adunque, disfidoti** o re! Elvira si mette in mezzo e minaccia di pugnalarsi se non la piantano – again. Peccato che Don Carlo provi pietà e qualche simpatia per l’aspirante vendicatore, che ha intenzione di lasciar fuggire. giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugo

Il che, a voler vedere, leverebbe parecchio vento alle vele e ai febbrili proclami di Ernani, per non parlare dei propositi suicidi di Elvira, but never fear. Giusto per non farci mancare nulla, ecco che arriva anche il vecchio Ruy Gomez da Silva, basso della varietà nobile-ma-tirannica. Sarà l’età, ma Silva non riconosce il nemico pubblico numero uno, e nemmeno – cosa più grave – il suo sovrano. Però s’infuria, non del tutto incomprensibilmente, per la presenza di due baldi giovani nella stanza della sua promessa sposa, e li sfida entrambi a duello.

O li sfiderebbe, se non arrivasse molto a puntino uno scudiero reale a svelare l’identità di Don Carlo. Ops. Mentre Silva si profonde in scuse, il re dimostra di non essersi dimenticato i suoi propositi di misericordia. Con una scusa fa allontanare e fuggire Ernani – che pianta una grana, reitera giuramenti di vendetta nei confronti del re e poco manca che Elvira debba spingerlo tra le quinte per evitare che si faccia decapitare lì dov’è.

Don Carlo dice di volersi consultare con Silva sulle sue chances di ottenere la corona imperiale, il coro rapsodizza sulle virtù dell’augusto giovinotto, Silva comincia masticando amaro e finisce entusiasmandosi per le prospettive del suo sovrano, Elvira lamenta la sua sorte e le ancelle commentano che no, proprio non ci siamo – e cala il sipario.

giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugoAtto II – L’Ospite

E rieccoci qui, col coro che canta le gioie dell’imminente matrimonio tra Elvira e Silva. Sì, ancora – non fateci caso, o meglio, fatecelo. Le cose in quest’opera tendono a succedere più di una volta.

Per esempio, arriva di nuovo Ernani, in vesti di pellegrino, e di nuovo Silva non lo riconosce. Non si direbbe che essere Grandi di Spagna stimoli granché i neuroni, vero? Ma quel che a Silva manca in fatto di cervello è compensato in senso dell’onore. Quando il pellegrino chiede ospitalità, il nobile veglio gliela promette con la stravaganza di termini che ci aspettiamo in questo genere di circostanza, e già che c’è lo mette a parte del suo imminente imene. Al che Ernani perde un nonnulla la testa, si svela, ci mette tutti a parte del fallimento della sua ribellione (che ne sarà stato degli allegri compari dell’Atto Primo?) ed esorta Silva a consegnarlo al re per ottenerne il favore.

Mille guerrier m’inseguono
Siccome belva i cani…
Sono il bandito Ernani,
Odio me stesso e il dì.

Elvira inorridisce, ma Silva ha promesso ospitalità, ricordate? A lui non importa granché che Ernani voglia morire: è ospite e lo si proteggerà – contro il re, se occorre. E se ne va per andare a predisporre le difese.

Ora, ricordate quel che si diceva sulla saggezza di lasciare da soli soprano e tenore? Dapprima Ernani respinge Elvira che, in fondo, ha colto sul punto di sposare Silva per la seconda volta in due atti. Ma poi lei gli racconta come, credendolo morto, avesse deciso di fingere obbedienza solo per pugnalarsi sull’altare. Again. E a noi viene da chiederci se pugnalarsi nelle sue stanze non fosse abbastanza dimostrativo, ma Ernani va in estasi. E com’è ovvio, nell’istante in cui i due si abbracciano rientra Silva, che giura vendetta. Again. giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugo

Ma chi è che giunge alla guarnitissima porta di Silva in questo terribile momento? Nessun altro che il re. Again. Ma stavolta il re è all’inseguimento del ribelle sconfitto, e Silva è in un bel pasticcio: deve salvare Ernani – perché ha promesso di farlo e perché se lo consegna poi non può più tagliarlo a striscioline di persona. Così Ernani viene precipitosamente nascosto in una cavità dietro un ritratto – appena in tempo.

Entra Don Carlo, comprensibilmente sospettoso, e piuttosto alterato dopo che Silva ammette di avere il bandito nascosto da qualche parte, ma rifiuta di consegnarlo. Promettendo di stanare le idre della ribellione dai merlati covi col ferro e col fuoco, Don Carlo ordina una perquisizione lampo del castello, e dopo qualcosa come un paio di minuti il coro se ne torna lamentando che, benché del castello si sia esplorata ogni latebra più occulta, Ernani non si trova. Il re non è contento, e finirebbe male se Elvira non arrivasse a supplicare mercede. Supplica per due versi. Due. E Don Carlo cede – non senza decidere di portarsela dietro come ostaggio per la buona fede dello zio.

Silva non è contento, ma che può farci? Tra l’altro non sa che il re ha intenzioni a proposito di Elvira. Questo glielo dice Ernani quando esce da dietro il ritratto, e i due giurano vendetta. Again. Solo che questa volta giurano insieme. Ernani chiede di essere della partita e, siccome Silva non si fida molto di lui, offre in pegno la sua vita. Dà a Silva un corno da suonare nell’istante in cui lo vorrà morto:

Se uno squillo intenderà,
Ernani morirà.

E una volta stipulato questo allegro patto, Silva raccoglie i suoi cavalieri, Ernani i suoi banditi (ah, ecco dov’erano finiti! Non lontano…) e tutti se ne partono invocando sangue e vendetta. Sipario.

giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugoAtto III – La Clemenza

Siamo ad Aquisgrana, signore e signori, nella cripta dove è sepolto Carlo Magno. Don Carlo si aggira attorno alla tomba del suo role model per a) soprendere i cospiratori che cospirano (e che altro?) contro di lui; b) attendere l’esito della Dieta che deve scegliere il nuovo imperatore; c) rimuginare sulla natura del potere.

E qui Piave inanella tre perle di cui devo mettervi a parte. Che stanno facendo gli Elettori? Ebbene,

Cribrano i diritti cui spetti del mondo la corona…

Ovvero, vagliano chi abbia più diritto alla corona imperiale. E come vuole Don Carlo essere avvisto, casomai spettasse a lui?

Tre volte il bronzo ignivomo
Della gran torre suoni…

E questa potete usarla alle feste, promettendo un premio in caramelle a chi indovina che il bronzo ignivomo è poi solo un cannone. E mentre aspetta le tre cannonate, Don Carlo rimugina e filosofeggia. Che sono mai scettri, dovizie, onori, bellezza e gioventù? Sono, sappiatelo…

Cimbe natanti sovra il mar degli anni.

Ed è meraviglioso sentire Placido Domingo (che era stato impostato come baritono) raccontare di come avesse cantato l’aria in questione a un concorso, pregando non tanto di cantare bene, quanto che nessuno si sognasse di chiedergli che diavolo fossero le cimbe. Ci voleva più di un dizionario comune per scoprire che si tratta di barchette…

Ma non divaghiamo e torniamo alla nostra cripta, dove entrano quatti quatti i cospiratori, con gran sfoggio di parole d’ordine, giuramenti e scambi d’informazioni a beneficio del pubblico. Dopodiché questa gente ammantellata procede ad estrarre a sorte il fortunato regicida – e indovinate a chi tocca? A Ernani, si capisce. Silva cerca di farsi cedere il biglietto vincente, ma figurarsi se Ernani si lascia sfuggire l’occasione di vendicare il babbo defunto.

Ma… è un bronzo ignivomo quello che sento tuonare in lontananza – una, due e poi tre volte? Ebbene sì. Don Carlo si palesa per lo sgomento generale, solo che non è più Don Carlo. Adesso è… Carlo Quinto!*** giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugo

Entrano elettori, cavalieri e dame (Elvira compresa), e ormai è un po’ tardi per fare alcunché. I cospiratori sono arrestati e divisi: conti, duchi e grandi in generale sono condananti a morte. Ed è qui che apprendiamo che Ernani non si chiama affatto Ernani. Siccome un’opera non è un opera senza almeno un’agnizione, si scopre che il giovanotto è in realtà Don Giovanni d’Aragona – e quindi può morire con i suoi pari.

Ma non dimentichiamoci di Elvira, per favore. Elvira si getta ai piedi del re – no, pardon: dell’imperatore e supplica. Again. Carlo Quinto esita un filo di più dell’ultima volta, ma non molto. Dopo tutto vuole essere un sovrano virtuoso, e che c’è di meglio che cominciare con un atto di clemenza? Tutti graziati, tutti salvi e, per buona misura, che Ernani ed Elvira convolino a giuste nozze. Tutti esultano – tranne, non del tutto incomprensibilmente, lo scornato Silva. E sipario.

Atto IV – La Maschera

Ci siamo spostati a Saragozza, nel castello di Don Giovanni d’Aragona. Il coro giubila in vista del matrimonio… again. Quel che cambia è che stavolta lo sposo dev’essere Don Giovanni, e che a gettare un’ombra sulla canora letizia del coro si aggira un uomo intabarrato e mascherato di nero. Chi credete che sia?

Ma intanto Elvira e l’ex Ernani si compiacciono delle loro mutate circostanze e dell’imminente imene… non l’hanno ancora imparato che in quest’opera le nozze non vanno a buon fine? E infatti, mentre tubano, s’ode un lontano suon di corno.

Ve lo ricordate, il corno? Ernani/Don Giovanni sì, e allontana con una scusa la perplessa Elvira. Entra Silva paludato di nero, con il corno, una coppa di veleno e un pugnale. E l’ex Ernani… avreste detto che si gettasse ad adempiere al suo giuramento con l’impeto dissennato che ha dimostrato per tre atti? Be’, no: l’ex Ernani esita, vacilla, rilutta e tergiversa. Oh, per favore, è stato tanto infelice per tutta la vita e adesso gli si dischiudono le porte della gioia… non potrebbe Silva, almeno, ripassare domattina?

giuseppe verdi, francesco maria piave, ernani, victor hugoMa no, Silva è implacabile. Nemmeno il ritorno di Elvira, questa supplicatrice professionista, lo smuove di un soffio. Anzi: è proprio perché Elvira lo ama che l’ex Ernani deve morire… E insomma, un gentiluomo spagnuolo non può sottrarsi ai dettami dell’onore. Il giovinotto affera il pugnale e procede all’atto sanguinoso. Poi canta ancora per un po’**** per dissuadere Elvira, che vuole pugnalarsi. Again. E poi, avendo fatto tutto quello che un tenore deve fare, Ernani muore tra le braccia della sua sventurata fanciulla. Silva si compiace, Elvira sviene. Fine.

Successone, applausi, chiamate. E altrettanto a Milano e poi a Parma – dove si allungò il terzo atto a beneficio del tenore russo Nicolai Ivanov. E successo fu dovunque Ernani arrivasse – ma sapete chi non apprezzò affatto? Victor Hugo che, avendo concluso il suo dramma con il triplice suicidio di Hernani, Doña Sol (Elvira) e Don Ruy Gomez (Silva) trovava il finale sciaguratamente annacquato…

 

_____________________________________________

* Se, stando a Hugo, Ernani ha vent’anni, Don Carlo ne ha 19 stando ai libri di storia.

** Disfidoti. No, davvero. Un giorno ci chiamerò un gatto…

*** Non ve l’avevo detto che era parente dell’altro Don Carlo?

**** “Si vede che non si è mica preso il polmone,” commentò in dialetto romagnolo il mio anziano vicino di posto, a Vigoleno di Verlasca.

Librettitudini Verdiane: Ernaniultima modifica: 2013-06-10T08:05:00+02:00da laclarina
Reposta per primo quest’articolo

I commenti sono chiusi.