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Mar 22, 2011 - gente che scrive    Commenti disabilitati su Autori Per Il Giappone

Autori Per Il Giappone

Vi segnalo questa bella iniziativa ideata da Lara Manni: Autori Per Il Giappone è un’antologia web in continua espansione, destinata a raccogliere fondi a favore della popolazione giapponese colpita dal terremoto dell’undici marzo.

C’è anche un mio piccolo racconto intitolato Haiku.

Leggete e donate – anche una bricioletta: tutto aiuta.

 

Mag 18, 2010 - grillopensante    1 Comment

Il Giappone e io

220px-Great_Wave_off_Kanagawa2.jpg“Ma non ti piace il Giappone?” chiede I., che sta seguendo il mio diario di lettura per L’Eleganza del Riccio.

Allora, chiariamo: ci sono aspetti della cultura giapponese che m’incantano. Per lo più si tratta di aspetti visivi e di mores, come la pittura del periodo Edo, il modo di accostare i colori e le consistenze, la cerimonia del tè, anche nelle sue forme più semplici, la grazia delle giapponesi (la mia compagna di corso M., a Londra, mi chiamava Claire-San e c’è un’adorabile anziana signora in kimono che vedo all’opera a Vienna, e ogni volta mi sorride perché anni fa le ho raccolto la busta degli occhiali che le era caduta per terra), le infinite sfumature dei suffissi di cortesia, il modo in cui imparano a disegnare, i giardini (anche se non vorrei un giardino giapponese), la ferrea solennità dei ritratti degli ammiragli, l’ikebana, l’origami e tutte queste combinazioni di grazia e precisione…

Narrativamente parlando, però, sono un animale occidentale fino al midollo. In una storia ho bisogno – e intendo proprio bisogno – di uno o più archi che conducano da un punto A a un punto B attraverso un concaternarsi logico di cause ed effetti, di azioni e conseguenze e, tra A e B, qualcosa deve essere cambiato (o, se non è cambiato, qualcuno deve pagare il prezzo del mancato cambiamento). La storia che manca di tutto ciò, per me, non è una storia.

E sia chiaro: questa è una preferenza del tutto personale, ma non trovo piena soddisfazione nell’accostamento un po’ vagabondo di elementi pur pieni di poesia e di grazia, nell’inserimento qua e là di elementi squisiti che però non conducono la storia da nessuna parte, nei ritmi dilatatissimi e laschi – anzi, diciamolo: nell’assenza di ritmo narrativo come lo intende l’Occidente.

Una scrittura del genere non mi soddisfa indipendentemente dall’origine: non è che non mi piaccia perché è giapponese, ma queste caratteristiche che compaiono in tanta narrativa e cinematografia giapponese me ne rendono difficile la digestione.

Tutto qui.