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Giu 10, 2015 - libri, libri e libri    Commenti disabilitati su Di Libri e di Città

Di Libri e di Città

Ieri sera, alla biblioteca Zamboni, Ad Alta Voce ha chiuso i battenti per la stagione.

Oh well, è una chiusura molto relativa, perché non mi stupirei affatto se finissimo con l’avere un incontro speciale tra libri e telescopi… Ma questo per ora è in grembo agli dei – e ieri sera c’è stata l’ultima serata da programma.

L’argomento era abbastanza vacanziero: Books and the City – la città in letteratura. Come c’era da aspettarsi, quel che ne è uscito è stato un viaggio a tutti gli effetti, salvo quelli strettamente pratici.

triesteAbbiamo cominciato con un caffè a Trieste. Lo sapevate che per avere un caffè a Trieste bisogna chiedere “un nero”? Per avere un macchiato bisogna invece chiedere “un cappuccino”, e per avere un cappuccino, apparentemente, bisogna andare in un’altra città. D’altronde Trieste è una città di cultori del caffè e dei caffè – e sotto questo ed altri aspetti il delizioso Trieste Sottosopra di Mauro Covacich sembra un ottima guida.

Dalla città del vento siamo tornati indietro nello spazio e nel tempo – nella  Mantova desolata e paludosa visitata da Dickens nel 1844 sotto la guida di un bizzarro cicerone locale… Ecco, diciamo che al romanziere i giganti di Giulio Romano non fecero la migliore delle impressioni – ma questo non gli impedì di registrare i suoi ricordi in Mantova e il palazzo Te, pubblicato in seguito insieme ad altre Pictures from Italy.MoldovitaConstantinople

In condizioni ancora più tristi era, se vogliamo, la Costantinopoli del quindicesimo secolo. Alla vigilia della sua caduta, la capitale dorata dei Cesari d’Oriente era ridotta a un pugno di rovine invase dalle rose selvatiche e dagli usignoli, come è raccontato da Sir Steven Runciman ne Gli ultimi giorni di Costantinopoli. E questo, a mio timido avviso, rende ancora più struggente la storia dell’ultima disperata difesa contro l’inarrestabile potenza ottomana – a riprova del fatto che una città è molto di più della somma dei suoi edifici.

Come la Parigi sotterranea dei Passages, popolata di botteghe antiquarie e di vecchi caffè – rispecchiata e trasfigurata nella sotto-Parigi favolosa che, ne La Piccola Mercante di Sogni, Maxence Fermine fa luccicare di neve tiepida e popola di querce conversevoli e raffreddate…

O come l’afosa, inquieta, brulicante Città della Notte Spaventosa che Kipling descrive con occhi da insonne, tra musica lontana, dormienti che paiono cadaveri irrequieti e nibbi sornacchianti, sotto la luce di una luna impietosa.*

PragaO, infine, come la Praga notturna, letteraria e tormentata che sembra agitarsi tra i suoi incubi e i suoi fantasmi nel lussureggiante Praga Magica. E a sentire Angelo Maria Ripellino, dalla scrittura opulenta e ipnotica, la Praghesità è qualcosa di ben triste…

E a questo punto, dopo avere girato l’Europa e l’Asia a caccia di quel quid metafisico che fa di un ammasso di case e monumenti una città, pareva bello e giusto concludere con una storia bizzarra di costruttori di città senza nemmeno un mattone. Perché in Pfitz Andrew Crumey racconta una città che non c’è – una città ideale, progettata e popolata per la perfezione, ma capacissima – la natura umana essendo quel che è – di germogliare le sue romanzesche e umanissime imperfezioni, sotto forma di storie. Proprio come una città di pietra e di mattoni, di carne e ossa e secoli, una delle tante che abbiamo esplorato ieri sera, sgranocchiando biscotti attorno a un tavolo di biblioteca.

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* La traduzione che possiedo fa parte di una raccolta chiamata Trentatre Racconti Indiani, che apparentemente non è più in commercio. L’originale potete trovarlo qui.

Set 17, 2014 - libri, libri e libri    5 Comments

Dieci Libri – La Lista Rosea

7ca158176ce9d91067607e4cece866e0C’è questa cosa che gira su Facebook – una sorta di meme che consiste nell’indicare i dieci libri cui si è più legati/da cui si è stati più influenzati. Un elenco nudo e crudo di dieci titoli, e poi si passa la palla ad altra gente.

A me l’ha passata la mia amica Giulia, e naturalmente la risposta va fatta su FB – ma lasciate che ne parliamo qui, perché il giochino si presta a qualche rimuginamento in più, non credete?

E allora, per prima cosa, strologhiamo sulla formulazione del giochino stesso.

I dieci libri cui siamo più legati? Qui c’è poco da correre: letture d’infanzia, letture fondamentali, letture formative, letture ispiratrici, letture di conforto, letture indimenticate… queste cose qui. Semmai, in tutta probabilità, il difficile è fermarsi a dieci. Ma i libri che ci hanno influenzati di più? Questo è un cavallo di tutt’altro colore – anche perché…

E adesso, per favore, non dite che sono la solita, ma il fatto è che, se è vero che ai libri che ci hanno influenzati positivamente, tendiamo ad essere particolarmente legati, è altrettanto vero che non tutti i libri che ci influenzano lo fanno in senso positivo. Giusto? Ci sono libri che ci hanno fatto detestare un genere, libri che hanno cambiato la nostra visione di un personaggio o di un’epoca… E quindi, facciamo due liste, volete? Due liste ragionate: quella rosea, dei libri cui siamo legati – specificando se ci hanno anche influenzati o no, e se sì come – e quella bigia, delle letture poco amate, ma in qualche modo significative.  E non so voi, ma io comincio con la…

Lista Rosea

1. Lord Jim. Che sorpresa, eh? E non sto a ripetervi per l’ennesima volta come con LJ Conrad mi abbia influenzata in tutti i modi possibili… Per i due o tre di voi che ancora non avessero subito qualche forma della mia ossessione nei confronti di questo libro, è sufficiente dare un’occhiata qui.

2. Il Deserto dei Tartari. Letto a quindici anni, ha avuto un ruolo piuttosto fondamentale nella costruzione della mia visione del mondo e nella scelta dei miei temi.

3. Le Commedie Gradevoli. È per colpa di Shaw se, oltre a pensare che mi sarebbe piaciuto scrivere teatro, ho cominciato a scriverne per davvero…

4. La Battaglia. …Così come è per colpa di Patrick Rambaud se, oltre a pensare che mi sarebbe piaciuto scrivere romanzi storici, ho cominciato a scriverne per davvero.

5. History Play. Anche di questo ho parlato ripetutamente, ma devo pur accennare a come Rodney Bolt abbia risvegliato il mio interesse per Marlowe in particolare e, in generale, per il mondo che circondava il teatro elisabettiano – oltre a fornire un sacco di idee in fatto di storia e narrativa storica…

6. Gli Ultimi Giorni di Costantinopoli. Ci voleva Steven Runciman per farmi sistematizzare e riordinare un sacco di idee sparse sul modo di raccontare la storia – su entrambi i lati del crinale tra narrativa e saggistica. E poi potrei aggiungere che mi sono commossa sulla sorte dei difensori… ciascuno è sentimentale a modo suo.

7. Kidnapped. Oltre ad essere stato una lettura perfetta da farsi nei caffè di Edimburgo, oltre ad avermi fornito uno dei miei fidanzati di carta, questo libro ha avuto pochi rivali in fatto di sfide e stimoli linguistici: l’Angloscozzese di Stevenson è stato una svolta nella mia consapevolezza nell’uso di una lingua non mia.

8. La Lanterna di Biancospino. Il mio primo Heaney. Una rivelazione, con la combinazione possente di profondità concettuale e iridescenza del linguaggio… È chiaro che poi l’incontro con l’autore ha influenzato la mia percezione – ma ero già estremamente impressionata dopo le prime pagine.

9. Il Ramo d’Oro. E d’accordo, sarà anche datato, ma a quattordici anni, J.G. Frazer è stato la mia prima esposizione non famigliare a un approccio spassionato alla religione. Son cose che non si dimenticano.

10. Il teatro di Marlowe. Tutto – con la possibile eccezione della Dido. E sì, lo so – ma l’intensità fiammeggiante e visionaria, l’audacia spudorata delle idee… Eh.

(11. La Figlia del Tempo. Sì, lo so, sto barando – ma se vogliamo parlare di gialli metastorici, Josephine Tey non è seconda a nessuno. E che dialoghi, gente!) woman-hugging-book-page-2

E quindi sì, si direbbe che tutti i libri di questa lista mi abbiano influenzata in qualche modo. E fin qui tutto bene – anche se, a dire il vero, ce ne sarebbero molti altri – perché seriamente, come si fa a fermarsi a dieci undici? Ma questi sono i termini del gioco, e in tutta probabilità li sto già stiracchiando a sufficienza nell’aggiungere la lista bigia…

E però non la aggiungo adesso, perché il post è già lunghetto anzichenò.

E dunque ne riparliamo la settimana prossima, ma intanto, o Lettori, che mi dite di voi? A che libri siete legati? E ci siete legati perché vi hanno influenzato? Tutti i libri cui siete legati vi hanno influenzati in qualche modo? Do tell…