Safari
E quando acchiappi un aggettivo, ammazzalo.
Questo inizio ad effetto è di Mark Twain, che contro gli aggettivi aveva dell’astio personale. Poi prosegue…
No, non dico tutti quanti, ma uccidi la maggior parte–e allora quelli che restano saranno tutti importanti.
E può non essere una cattiva idea, perché gli aggettivi, sapete, gli aggettivi…
Indeboliscono, quando sono troppo fitti. Rafforzano quando sono pochi.
Un buon esercizio, anzi: un ottimo esercizio consiste nel prendere qualcosa che si è scritto e cancellare tutti gli aggettivi e gli avverbi. Poi si contano i cadaveri e si fanno delle proporzioni rispetto al conto parole totale del pezzo. E in generale a questo punto ci si impressiona: ma davvero ci avevo messo tutti questi aggettivi? Ebbene sì, in genere li si è proprio scritti… scivolano dentro quasi da soli, non ci si fa nemmeno caso. E il peggio è che più sono generici più volano al di sotto del radar. Insipiditudini come grande, bello, vecchio, importante, simpatico, alto, basso… diluiscono la compattezza della scrittura e non aggiungono nulla. Morale: si possono senz’altro sterminare col flit, seguendo alla lettera il suggerimento dello zio Mark. Ci sono altri aggettivi, tuttavia. Dovrebbero essere significativi, dovrebbero illuminare in qualche modo il sostantivo che accompagnano: rafforzarne il senso, oppure modificarlo in modo inaspettato; aumentarne l’efficacia (come una torretta da guerra sul dorso di un elefante), oppure combinarsi in un’immagine inattesa, un ossimoro, una sonorità, un effetto di ritmo… ci sono aggettivi che, se usati al momento giusto, hanno tutti i diritti di vivere.
Agli aggettivi che si risparmiano, tuttavia, non bisogna mai permettere di vivere in branco. Esempio, e cercherò di fare del mio peggio:
Sempronia aveva chiari, limpidi, sinceri occhi azzurri.
Quattro aggettivi su sette parole… ugh! Time for an adjective safari. Supponiamo che “azzurri” ci serva proprio; ma gli altri tre? Considerando che per significato e connotazione si sovrappongono tutti, non possiamo sceglierne uno solo? Quello che serve meglio all’idea che vogliamo rendere? Naturalmente dipende da qual è questa idea. Se vogliamo sottolineare la bellezza nordica di Sempronia, possiamo tenerci “chiari”; se la nostra eroina è più che altro candida (il tipo che si prova un certo piacere nell’uccidere al capitolo 4), va meglio “limpidi”; se Sempronia conduce una vita sana ed ha la franchezza per religione, allora scegliamo senz’altro “sinceri”. Ma potremmo anche tentare di combinare tutte e tre le connotazioni scegliendo un aggettivo ancora diverso:
Sempronia aveva trasparenti occhi azzurri.
Più conciso ed efficace, no?
Personalmente, quello di cui non mi stancherei mai è la varietà delle sfumature che si possono ottenere sostituendo un aggettivo: provate a riscrivere l’esempio usando ogni volta un aggettivo diverso, e badate a come cambia il mood. Ah, le meraviglie del linguaggio!
Il che ci riporta al punto di partenza: se può fare tutta questa differenza, l’aggettivo va usato con cautela, misura ed accortezza, alla maniera del curry e della polvere da sparo, perché, per chiudere con Mark Twain…
Un’abitudine agli aggettivi […] una volta acquisita, è più difficile da eliminare di qualsiasi altro vizio.
con piacere, torno. in senso stretto. e con gratitudine perché tuo piacere è organizzare il metodo in pensiero, amenamente (argh! un avverbio!)
Onestamente ammetto, che per quanto questo BLOG possa sembrare didattico, saccente, didascalico e supponente, anche io ritorno con piacere a queste pagine che più di ogni altra cosa sanno essere utili e leggere, sistematiche e scorrevoli, belle e interessanti.
E ora, dite allo zio Mark di caricare il Kalasnikov e di stappare la bomba a mano.
Muahahahahaha!!
@Perdove: “organizzare il metodo in pensiero”… bello: mi piacciono le cose dette bene.
@Olga: ouch… bisogna girarlo un pochino, inclinarlo a 30° e tingerlo di violetto per considerarlo un complimento… ma poi torni con piacere, per cui… *sospiro di sollievo* 😉
Ho cominciato a scrivere Haiku per un safari di questo genere. Sono prolisso e barocco di mio.
Brava, bravi.
Segna “2”.
@haikumeccanico: dalla prosa barocca all’haiku? Affascinante ricerca! Queste distillazioni estreme mi hanno sempre un che di alchemico…