Dimostrazione Scientifica
Dice Thomas Mann che “Uno scrittore è una persona per cui scrivere è più difficile che per gli altri.”
Quante volte, in occasione del consueto regalo di gruppo al collega che si sposa, vi siete sentiti ingiungere “il biglietto lo scrivi tu!”, con l’implicazione che scrivere meravigliosi, originali, profondi biglietti augurali sia cosa da nulla per lo scrittore (più o meno aspirante) della compagnia?
E poi che succede? Che vi sedete alla scrivania con il dannato biglietto e una penna, fissate il primo e mordete la seconda per tutta la pausa pranzo, cacciate il tutto nella borsa e ci pensate e ripensate, e nulla viene. Poi, nel momento meno opportuno, vi viene in mente qualcosa e lo buttate giù, salvo constatare che non vi piace del tutto e che adesso dovete procurarvi un altro biglietto. Allora cominciate a scrivere in brutta copia su un foglio A4, sostituendo verbi e modificando l’ordine degli elementi della frase, disperandovi a ricordare chi diavolo sia l’autore di quella citazione che potrebbe essere perfetta per l’occasione, cercando il giusto equilibrio tra spirito, affetto e sincerità…
“E allora, hai finito?” chiede ogni tanto qualcuno.
E la risposta è no, e allora comincia la pioggia di battute sulla Divina Commedia, voi v’innervosite, stracciate il foglio A4 in coriandoli molto piccoli e dite agli spiritosi che se lo scrivano loro, il biglietto. Seguono, in ordine sparso, ulteriori frecciatine sul temperamento degli artisti, suppliche e hints al fatto che il matrimonio è tra meno di una settimana.
Allora vi rimettete all’opera, producete tre versioni del biglietto d’auguri e, in un sussulto di buon senso, cassate le due più brillanti perché sono troppo brillanti, troppo letterarie per la vita reale.
Così vi resta quella elegante e semplice e affettuosa, quella che farà piacere agli sposi, quella di cui tutti i vostri co-donatori, nel firmare, penseranno “ero capace anch’io!”
E qualcuno ve lo dirà, anche. Ed è vero: qualcosa del genere lo avrebbero saputo scrivere anche loro, e in un decimo del tempo che ci avete messo voi. Qualcosa del genere; non lo stesso.
Perché uno scrittore non è chi produce belle parole una dietro l’altra come una gallina d’allevamento scodella uova: lo scrittore cattura, plasma, cesella e intreccia le parole, e tutto senza che la fatica e l’arte siano evidenti nel risultato finale.
Per questo è più difficile.
Passa dal mio blog per leggere la mia brutta esperienza, ciao, click….
Nei casi più fortunati e sviliti mi defilo…
certe volte scrivo, per l’appunto, degli haiku, anche brutti.
Un metro poetico breve serve anche a questo:
la sfanghi con eleganza, in fretta e vvaai !
E anche se non vuol dire un cazzo, i detrattori al massimo ti attribuiscono la caratteristica di “ermetico”.