Set 27, 2010 - libri, libri e libri    Commenti disabilitati su Luoghi Manzoniani

Luoghi Manzoniani

Itinerario_manzoniano.jpgTornata dai Luoghi Manzoniani. Sì, perché ottobre si avvicina, e la lettura dei Promessi Sposi riprende e, intanto, la UTE ha portato discenti e docenti in quel di Lecco a vedere di persona i luoghi dove si svolge il romanzo e, probabilmente, dove l’idea è nata in qualche forma molto embrionale.

La prima visita è stata a Villa Manzoni, in quello che un tempo era un villaggio chiamato il Caleotto (nel senso di “otto case in tutto”) e adesso è  parte di Lecco. Solida e squadrata villa nobiliare, ricostruita nell’Ottocento su un precedente edificio seicentesco, con qualche salone a grottesche, un bel giardino e bellissime cantine scure. Nel piano terra (l’unico visitabile) sono esposti la culla di Manzoni, un’acconciatura a raggiera come quella Villa_Manzoni.jpgdescritta nel romanzo, quadri, stampe e un certo numero di libri: varie edizioni dei PS, fonti del romanzo, altre opere dell’autore. La cosa più interessante, però, è che questo è il posto dove Manzoni è cresciuto, dove ha sviluppato il suo interesse per i libri e una predisposizione ad immaginare storie e personaggi… Non è difficile immaginarsi il piccolo Alessandro qui e cercare le radici del romanziere in qualche gioco solitario di make-believe nel giardino e nei cortili. Almeno finché non si esce dal portone e ci si ritrova davanti all’edificio moderno che sarà anche di Renzo Piano, ma è francamente brutto.

Dal Caleotto siamo passati a Pescarenico, a sua volta inglobato in Lecco. Nell’espandersi, però, la città ha inghiottito senza distruggerlo il borgo di pescatori in riva all’Adda, con i suoi vicolini medievali e la chiesa dei Cappuccini. Del convento di Fra Cristoforo non rimane granché (se non un salone dove signore del luogo vendono cioccolata, magliette e “noci di Fra Galdino”) ma la piazzetta che guarda sul fiume potrebbe ancora essere il posto dove il piccolo Menico è tentato di fermarsi a guardare i pescatori che ritirano le reti. Sulla riva del fiume c’è un masso che, ci dicono, indica il punto dell’attraversamento di Lucia e del conseguente Addio Monti. A poca distanza è persino ormeggiata una barchetta con i cerchi (batel nell’idioma locale), come quelle che si vedono nelle illustrazioni ottocentesche. Manco a dirlo, la barchetta si chiama Lucia.

In realtà, tutto qui si chiama Lucia, o Renzo e Lucia, o Promessi Sposi, o Fra Cristoforo o con qualche nome connesso al romanzo: vie, piazze, alberghi, ristoranti, sale pubbliche, barche… un vago senso di monomania assale il viaggiatore.

innominato.jpgTappa successiva, Somasca. Dalla chiesa dei Padri Somaschi, nonché santuario del loro fondatore San Gerolamo Emiliani, si sale al rudere di un castello che non è il Castello dell’Innominato. O meglio: lo è nel romanzo, anche se non è davvero il castello di Bernardino Visconti, l’originale storico dell’Innominato. Tuttavia, arroccato com’è su uno sperone di roccia, con vista su valli e strapiombi, raggiungibile solo per un sentierolino boschivo e una stradetta scavata nella roccia stessa, è perfetto per essere il nido d’aquila di un signorotto sanguinario, orgoglioso e diffidente. Pare che il giovanissimo Manzoni salisse qui su quando veniva a visitare il santuario, e il posto è perfetto per infiammare la fantasia di un ragazzino. Un po’ meno perfetto, se vogliamo, per trascinarci una comitiva proveniente da un’Università della III Età – ciò che ha provocato una dura selezione naturale e una quantità di battute durante l’ascensione e la discesa.

Sotto il castello, visibile da lassù come descritto nel romanzo, c’è il borgo di Chiuso, dove l’Innominato si converte alla presenza del Cardinal Borromeo.

Poi  ci sono un paio di presunte case di Lucia, la chiesa di Don Abbondio, la cappella dell’incontro con i Bravi e il Palazzotto di Don Rodrigo – ricostruito in anni recenti e snaturato alquanto – ora sede del CONI di Lecco, se ho ben capito.

Sullo sfondo il lago, il fiume e le montagne, primo tra tutte il Resegone con i suoi tredici cocuzzoli, e quel cielo di Lombardia che è così bello quando è bello.

I posti sono gradevoli e la presenza del romanzo e del suo autore aleggiano sui luoghi. Ho detto che il castello non è quello dell’Innominato, ma non è vero: non è quello di Bernardino Visconti, ma si tratta di un dettaglio. E’ il posto in cui Manzoni ha immaginato e piazzato il suo Innominato, e lo stesso vale per il Palazzotto, per le case, e per tutto il paesaggio del romanzo, che è bello sovrapporre mentalmente al paesaggio reale, trascendendo i kilometri e i secoli.

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Malinconica nota di chiusura: mentre cercavo un’illustrazione per questo post, mi sono imbattuta in un diluvio di richieste da parte di studenti che chiedono disperatamente soccorso per reperire una descrizione del Palazzotto di Don Rodrigo e/o del Castello dell’Innominato. E’ mai possibile che non venga lor il dubbio che le descrizioni in questione si trovino nel libro? O dare anche solo un’occhiatina al capitolo relativo è troppo per le loro menti implumi? Sospirone.

Luoghi Manzonianiultima modifica: 2010-09-27T08:20:00+02:00da laclarina
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