Set 28, 2010 - teatro    3 Comments

Bibi e il Re degli Elefanti

Se volete, posso anche ammettere che, quando parlavo di compagni immaginari, non lo facevo del tutto senza secondi fini…

Gli scrittori sono gente pessima, vero? Ma il fatto è che, ormai in dirittura d’arrivo, c’è questo:

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La storia narrata in Bibi e il Re degli Elefanti è stata desiderata, discussa e sognata ben prima di arrivare sulla carta e sul palcoscenico.

Da sempre credo fermamente nel potere dell’immaginazione che – come gli Inglesi dicono a proposito di una buona tazza di tè – forse non cura nulla, ma di certo giova a tutto, dalla malinconia alla peste nera, passando per l’unghia incarnita e le pene d’amore.

L’idea di Bibi e del suo elefante immaginario è nata discutendo questa teoria con il Professor Zamboni, pediatra acuto e sensibile, cui premeva una storia che raccontasse di malattia e di speranza. L’associazione tra la speranza e l’immaginazione – e ancor più tra l’immaginazione e quella forza di affrontare la difficoltà che genera e sostiene la speranza – è stata per me immediata e istintiva. E se qualche riluttanza mi frenava dallo scrivere in un campo delicato come quello dell’infanzia, la storia che germogliava via via da questi stimoli ha travolto le mie resistenze: nati da un incontro di pensiero e istinto, di memorie e di concetto, Bibi, Bogus e Giovanna la Pulzella chiedevano con insistenza di essere scritti.

Secondo gli studi recenti in materia, i due terzi dei bambini si creano dei compagni immaginari: amici fedeli e rassicuranti da cui ricevere appoggio, complicità e conforto, punti di riferimento all’interno di dimensioni psicologiche chiuse o perdute per gli adulti. Mi sono chiesta quanto più acuto debba essere il bisogno di queste “presenze” – così diffuso tra i bambini sani e felici – per un bambino che si sente derubato della sua infanzia e, forse, tradito dall’impotenza degli adulti di fronte al nemico invisibile chiamato malattia. Bogus e Giovanna non simboleggiano, come teme la mamma di Bibi, una fuga dalla realtà: rappresentano invece la forza interiore dell’individuo, la costruzione di un carattere e la ricerca di una bussola morale. Nei suoi compagni immaginari, senza saperlo, Bibi costruisce non soltanto la sicurezza di cui ha bisogno e un elemento magico che trasfigura la sua situazione, ma anche un senso di ciò che è giusto e sbagliato. Nel momento del bisogno, della sofferenza e dell’incertezza, in Bogus e Giovanna – ovvero nel dialogo con se stessa – Bibi trova coraggio, speranza, bellezza, perseveranza e principi: in una parola, cresce.

La dimensione teatrale restituisce alla vicenda di un piccolo essere umano che sboccia in circostanze dolorose il sogno e la magia sospesa di una favola vista con occhi bambini.

Bibi e il Re degli Elefantiultima modifica: 2010-09-28T08:47:00+02:00da laclarina
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3 Commenti

  • … chi no fessit po sa strumpa…

  • Er… mi piacerebbe molto dire che ho capito, ma mentirei.
    Traduzione, prego?

  • […] animati, come Dumbo e gli Elefanti Rosa da sbornia, elefanti immaginari (è molto brutto se cito il mio Bogus?) elefanti mitologici, elefanti scientifici, elefanti tragici, elefanti giocattolo, elefanti […]