Mar 28, 2011 - libri, libri e libri    15 Comments

Otto Libri Miliari

Il secondo miglior complimento che si possa fare a uno scrittore è “Ho letto il tuo libro tutto d’un fiato”.

Il migliore in assoluto, quello che chiunque metta mai penna sulla carta sogna di sentirsi dire, è “Ho letto il tuo libro e ha lasciato in me un segno duraturo.” Tutti abbiamo, credo, dei libri miliari. Libri che – per contenuto o per forma, per merito o per circostanza, nel bene o nel male – hanno segnato altrettante tappe della nostra vita. E’ una lista in continua espansione, dall’infanzia in poi, e può comprendere i punti di svolta più singolari e le motivazioni più bizzarre.

Qui ci sono alcuni dei miei Libri Miliari, in un ordine vagamente cronologico.

– Il Piccolo Principe. Questo non mi ha segnata molto bene. Ero molto piccola e stiamo parlando di un’edizione illustrata, ma sono certa che la precoce overdose di saccarina ha contribuito a fare di me la cinica che sono. Mi ricordo che guardavo la Volpe e volevo chiederle perché diamine volesse farsi addomesticare. Ruined in infancy.

– Zanna Bianca. Non posso dire che mi sia piaciuto molto, ma è stato il primo libro “grosso e senza figure” che ho letto da sola, nell’estate dei miei cinque anni. La prima prova evidente che le parole e io ci capivamo benissimo da soli, senza nessun bisogno di adulti o illustrazioni, grazie.

– Il Deserto Dei Tartari. Più di vent’anni dopo, sono ancora stupita dall’influenza enorme che questo libro ha avuto nel dare forma al mio senso dell’attesa e delle attese.

– Le Commedie Gradevoli. Di George Bernard Shaw. Il mio primo idolo e modello. Se è vero che l’imitazione è la forma di adulazione più sincera, Shaw doveva sentirsi molto sinceramente adulato, all’epoca.

– Lord Jim. Sì, questo ve lo aspettavate. Mi ha segnata in più modi di quanti ne possa dire, mi ha aperto gli occhi sulla letteratura e sulla natura umana, mi ha fatto scoprire la bellezza della lingua inglese e, in generale, mi ha svezzata parecchio.

– Il Rosso E Il Nero. Folgorazione tecnica, perché non solo Stendhal era spietato con il suo protagonista, ma ne scriveva anche come se non gli piacesse troppo. Oh, il valore del distacco.

– La Battaglia. Di Patrick Rambaud. Leggendolo ho deciso che avrei scritto romanzi storici – e non è poco.

– The Brontes. Di Juliet Barker. Capitato in un momento difficile. Avete presente quella volta su un milione in cui una lettura casuale, come per incanto, sembra offrire proprio la risposta di cui c’era tanto bisogno? Ecco.

E voi? Quali sono i vostri libri miliari?

Otto Libri Miliariultima modifica: 2011-03-28T08:19:00+02:00da laclarina
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15 Commenti

  • Ma sai che hai ragione? La domanda più ovvia è quella sul primo libro letto. Ma quello più significativo è il primo libro grosso e senza figure. E ho fatto l’errore di dimenticarlo! (Il mio primo in assoluto è “Il piccolo principe”. Secondo me, con un font normale e senza disegni diventa un racconto di 20 pagine).

  • Uff, il tuo post mi intriga e mi costringe a scrivere qualcosa, anche se il tempo è poco! Sarò frettoloso.

    Incompreso è stato un po’ il mio piccolo principe, overdose non di saccarina ma di pietà. Bleah. Il mio primo abbandonato, avevo 7 anni. Letto dopo Tom Sawyer, figurarsi.

    Huck Finn. Urgh! Sgozzamenti, fughe, cattive compagnie. E chi se lo scorda?

    L’isola del tesoro: Stevenson mi ha insegnato (a 8 anni) la sottile differenza tra menzogna e dissimulazione. Long John: è buono? è cattivo? Cribbio!

    Su La collina dei conigli ho versato parecchie lacrime. Il mio primo contatto con l’epica.

    Il nome della rosa. È stato un incredibile promotore di letture e studi. Letto per la prima volta a 15 anni, mi pare, la sua azione è stata a lungo termine e mi ha indirizzato a vari manuali di filosofia, S Agostino, la monumentale Storia della filosofia occidentale di B Russell, per poi riportarmi ancora a Il nome della rosa.

    Devo fermarmi qua.
    Ciao!

    Aggiungo al volo Infinite Jest di Wallace. Libertà, dipendenze, fuori dagli schemi.

  • Ne mancano due, e visto che ho sbrigato l’impegno, li inserisco con tutta calma:

    Della serie «quella volta su un milione in cui una lettura casuale, come per incanto, sembra offrire proprio la risposta di cui c’era tanto bisogno?»

    Cercavo casa e mi interrogavo sulla possibilità di etica senza Dio (ehm, succede anche questo). Mi capitò tra le mani I Karamazov. Sicuramente non off topic.

    Ottavo: Noi hai scritto «romanzo» ma «libro», e allora inserisco Lost Girsl di Alan Moore. Moore ha un po’ questa fissa: prende una cosa sottovalutata e dedicarle un impegno creativo smodato. In lost girls l’impresa aveva almeno 3 gradi di difficoltà:

    1) il medium è un fumetto, forma d’espressione altamente sottovalutata
    2) Lost girls è un’opera di genere (la narrativa di genere: pfui)
    3) Ehm, in questo caso il genere scelto è (ri-ehm) la pornografia. Con tutte le implicazioni di ordine etico che ne conseguono.

    Dorothy (di Oz), Wendy (di Peter Pan) e Alice (quella di Carrol) che si “intrattengono” in un residence in svizzera poco prima della grande guerra. Imperdibile Wendy che amoreggia con Peter Pan.
    La grafica riprende tutta l’arte di fin du siecle: ci sono le stampe liberty di Mucha, i nudi di Schiele, ma molte tavole sono alleggerite da tratti infantili che sembrano colorate ai pastelli.
    Finito. 😉

  • I miei libri miliari… oltre a “I Buddenbrook” dei quali le ho scritto in occasione di un suo post sui libri che non si vorrebbe mai finire, devo citare senza alcun dubbio, quasi a pari merito, due romanzi goethiani, “Le affinità elettive” e “La vocazione teatrale di Wihlelm Meister”, esperienze di lettura per me davvero inestimabili e impareggiabili;

    poi la trilogia sofoclea di Edipo (“Edipo re”, “Edipo a Colono”, “Antigone”), con la quale mi sono affacciato al mondo fino ad allora a me sconosciuto della tragedia greca;

    poi due inglesi, il meravigliosamente inquietante “Gita al faro” di Virginia Woolf e “Amleto” di Shakespeare, quest’ultimo ovviamente incommensurabile;

    infine due francesi, lo straconosciuto “Madame Bovary”, che è riuscito quasi a rievocare in me le sensazioni datemi da Goethe e Thomas Mann (sottolineo il “quasi”), e il meno conosciuto ma bellissimo “Memorie di Sanson. Boia della rivoluzione” di Balzac, affascinante già dal titolo originale “Mémoires pour servir à l’histoire de la Révolution française, par Sanson, exécuteur des arrêts criminels, pendant la Révolution”, romanzo indescrivibile, che ha lasciato in me un sacco di ricordi che ancora a distanza di anni (per fortuna) non mi lasciano, sopra tutti due delle digressioni presenti nella trama: l’episodio di Marguerite alla reggia di Versailles, la sua storia d’amore col Sanson antenato del boia Sanson protagonista, uno squarcio seicentesco sulla Francia all’apice dello splendore borbonico, condotto da Balzac con impareggiabile maestria; poi l’episodio-digressione con cui si apre il romanzo (pubblicato da Balzac anche singolarmente), dove uno sparuto gruppo di personaggi si muove nella Francia immersa nel Terrore giacobino del 1793, due suore e un prete… non potrò mai dimenticare il particolare dell’ultima moneta d’oro che la suora Soeur Agathe porge a un commerciante, mostrando delle mani che rievocavano il suo ormai lontano e affascinante passato di donna aristocratica decaduta con la fine dell’ancien regime, la sua ultima moneta d’oro spesa prima di tornare nella buia e fredda soffitta che condivideva in clandestinità con l’abbé de Marolles e Soeur Marthe, tutti nascosti nel tentativo di sfuggire alla situazione politica e sociale claustrofobica e oscura che li circondava…

    Mi scuso per il dilungamento, ho scritto tutto di getto, è la prima volta che condivido con qualcuno le sensazioni più intime lasciatemi da queste esperienze di lettura. Spero le abbia fatto piacere. A presto!

  • mi sembrava di ricordare qualcosa di simile:
    http://senzaerroridistumpa.myblog.it/archive/2009/12/31/lista.html

  • @ Danilo: il primo libro grosso e senza figure è un’emancipazione, un po’ come la prima volta che esci con le chiavi di casa o usi il frullatore senza aiuto. Posso fare da me!!

  • @ Renzo: Stevenson è uno di quegli scrittori che ti prendono per mano e, mentre t’intrattengono gradevolmente, ti svelano la natura umana – come ho tentato di spiegare stamattina a una prima media, con limitato successo.
    Oh, La Collina dei Conigli! Ma sai che mi ha dato gli incubi, a suo tempo? Giuro. Però è vero che sono facile da impressionare. Un sacco di libri mi hanno dato gli incubi. Una volta o l’altra ci posterò su.

  • @ Arteletteratura: non si scusi, è interessantissimo. Non è affascinante vedere che libri diversi siano importanti per persone diverse? E adesso devo assolutamente leggere le Memorie di Sanson – sounds right up my alley.

  • @ Renzo ancora: sì, ma quelli erano i libri che ho detestato particolarmente. Uno solo è riuscito a segnarmi tanto da diventare un libro miliare… 🙂

  • @ tutti: vi adoro quando fate così!

  • Parto da uno degli ultimi letti semplicemente perché narra la storia della mia terra (L’Agro Pontino): Canale Mussolini di Antonio Pennacchi.
    Dei grandi classici ci metto I Miserabili di Hugo, uno dei miei preferiti in assoluto.
    Di genere diverso Orgoglio e Pregiudizio di Austen, in realtà lo dovetti leggere per un esame di letteratura inglese e non ne avevo voglia (del tipo: che palle sto mattone “sentimentale”) ma mi prese in un modo incredibile.
    Un gioellino sconosciuto ai più è lo svedsese Musica Rock da Vittula di Micahel Niemi.
    E poi ci metto i primi due di Bukowski: Post Office e Factotum.
    Ma è una lista buttata giù proprio al volo!
    Ciao

  • Mi piace questo post,ecco i miei:

    Ulisse (Joyce)
    la montagna incantata(Mann)
    Paradiso perduto(Milton)
    Faust(Goethe)
    Norwegian wood(Murakami)
    Uno qualsiasi di Bukowski

    I libri non sono in ordine di preferenza ma sparso

  • @ Renato: Ecco, a proposito di quel che dici di Jane Austen, quando inizi un libro senza entusiasmo e poi resti travolto, questa è un’altra specie di felicità ancora – una cosa a sé e una delle gioie della vita – persino quando non si è bibliomani.

    @ Leopold Bloom: eclettico! E ti chiedo quel che chiedo sempre a tutti gli estimatori del Faust di Goethe: conosci il Doctor Faustus di Marlowe?

  • narrativa:
    1) Cecità (Saramago)
    2) Auto da fé (Canetti)
    3) Il processo (Kafka)

    poesia:
    1) Il Conte di Kevenhuller (Caproni)
    2) Documento (Rosselli)

    lista sempre in aggiornamento, naturalmente…
    ciao 🙂

  • x Laclarina

    certo ho letto il faust di Marlowe