Libri Sopravvalutati – A Sequel

Si direbbe che questo post abbia generato un pochino di sensazione – qui su SEdS, su Twitter, su FaceBook e tramite un certo numero di email.

La discussione è stata molto piacevole, e spero che non sia finita – ma quello che mi ha colpita è la quantità di osservazioni, tweet e commenti di questo tenore: “non ho mai osato confessarlo, ma…” oppure “sono cose che si esita a dire…” Qualcuno mi ha addirittura ringraziata per avere introdotto l’argomento. Badate che non mi sto chiamando fuori: ho detto nel post che per anni la mia delusione nei confronti de Il Ritratto di Dorian Gray è stata una faccenda vissuta clandestinamente – ma questo era prima che aprissi un blog e diventassi spudorata.

Il fatto è che tutti esitiamo (almeno un pochino) a confessare di non apprezzare troppo l’uno o l’altro monumento letterario. Genitori, amici, insegnanti, manuali di storia della letteratura e programmi radio ci hanno informati ripetutamente che si tratta di Grandi Libri con la G e la L maiuscole, libri che non si può non leggere, Libri Meravigliosi… O, in alternativa, libri che ci daranno una Coscienza Sociale* (maiuscole anche qui).

E noi abbiamo letto da bravi, ma si direbbe che non basti. Dobbiamo anche apprezzare. Ci si richiede di essere entusiasti, e se ci azzardiamo a non esserlo otteniamo sguardi increduli e severa disapprovazione. In alcuni casi si aggiungono massicce dosi di zelo missionario, ma non è detto. Molti monument-lovers non vedono la necessità di discutere sul perché si debba adorare il loro monumento – atteggiamento già non promettentissimo.

Ora, quando si è adulti si discute appassionatamente con i missionari e si leva un sopracciglio all’indirizzo degli intransigenti. Chi è capace di non andare in brodo di giuggiole per Eco, Joyce o Buzzati può convivere con la severa disapprovazione di chiunque – Alla peggio, si coltiva il suo dissenso in silenzio.

Ma quando si è implumi in via di formazione? Non vi viene da pensare che questo atteggiamento diffuso, combinato con lo snobismo di genere, abbia a che fare con lo scarso interesse dei fanciulli per la lettura? Li si esorta a leggere e poi, invece di spingerli a formarsi opinioni e gusto personali, si dice loro che il tale monumento è bello, il tale altro è imprescindibile, il tale altro ancora è un capolavoro assoluto, e tutta la letteratura di genere (ovvero buona parte di quella divertente) è, nella migliore delle ipotesi, un piacere colpevole e un po’ nocivo come le barrette al caramello. Che cosa ne deduce un implume? Una di due cose, direi – o forse entrambe: che la lettura “vera e propria” è una roba pallosa, e che le opinioni fuori dal coro vanno soffocate in culla. Not good.

Con questo non sto dicendo che se debbano lasciare i fanciulli alla mercé di Geronimo Stilton e della signora Meyer – dininguardi! Dico invece che sarebbe bello e istruttivo abituarli alla gamma di letture più vasta che si può, incuriosirli a sperimentare autori e generi diversi, indurli a tenere duro anche con i libri che non piacciono granché  e, soprattutto, incoraggiarli a capire perché un libro piace o non piace loro. Se devono diventare buoni lettori, non hanno bisogno di sentirsi dire che il Gabbiano JL è un libro meraviglioso: hanno bisogno degli strumenti critici per decidere se lo è no. Hanno bisogno di una mente indipendente. Hanno bisogno di formarsi un gusto, di scegliersi dei criteri, di imparare a difendere le loro opinioni al di là di mi piace/non mi piace.

E come impareranno, se tutto quel che si fa è indottrinarli a credere che l’uno o l’altro libro sia Bello In Assoluto?

Che ne dite?

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* Questo caso è ancora più subdolo, perché subentra l’ansia da politically correct: se detestate Dan Brown, arrivano gli applausi, se non andate pazzi per Victor Hugo non succede quasi nulla, se non vi piace il Piccolo Principe vi guardano con severa disapprovazione, ma provate ad avanzare dubbi sulla statura letteraria di Tahar Ben Jelloun o Saviano… anatema!

Libri Sopravvalutati – A Sequelultima modifica: 2011-09-05T08:10:00+02:00da laclarina
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2 Commenti

  • Di una cosa sono certa: l’aver preso una laurea in Lettere mi ha insegnato, più di ogni altra cosa, che la Letteratura (qui servirebbe un capolettera miniato) è pallosa o si finirà per considerarla tale. L’atteggiamento accademico, ma diciamo anche scolastico in generale, nei confronti dei libri è censorio e del tutto aprioristico. Ci sono i libri imprescindibili su cui non è consentito emettere giudizi personali, e poi c’è il resto che è feccia su cui è consentito emettere giudizi a patto che siano negativi. L’altra lezione fondamentale imparata a Lettere è infatti che non sono tollerate le opinioni personali.

    Non nascondo che in seguito al trattamento della Chiara facoltà di Lettere e Filosofia sono diventata una reazionaria. Ora coltivo opinioni al fulmicotone nei confronti dei più osannati.
    Ne dico una? Foscolo come poeta è un cane. Uno che scrive in totale dodici (12!) sonetti potrà forse essere un bravo poeta? È chiaro come il sole che lui scriva i versi e che sistematicamente gli vengano fuori ipermetropi e che sia quindi costretto a decurtare sillabe a caso.

    Un’altra opinione proibita ce l’ho su Petrarca, che per carità era pure bravo, ma ha scritto anche degli aborti e questo non l’ho mai sentito dire da nessuno. Incollo un esempio (sonetto 148 dal Canzoniere):

    Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige et Tebro,
    Eufrate, Tigre, Nilo, Hermo, Indo et Gange,
    Tana, Histro, Alpheo, Garona, e ‘l mar che frange,
    Rodano, Hibero, Ren, Sena, Albia, Era, Hebro;

    non edra, abete, pin, faggio o genebro
    poria ‘l foco allentar che ‘l cor tristo ange,
    quant’un bel rio ch’ad ognor meco piange,
    co l’arboscel che ‘n rime orno et celebro.

    Questo un soccorso trovo tra gli assalti
    d’Amore, ove conven ch’armato viva
    la vita che trapassa a sí gran salti.

    Cosí cresca il bel lauro in fresca riva,
    et chi ‘l piantò pensier’ leggiadri et alti
    ne la dolce ombra al suon de l’acque scriva.

  • Ossignor… Non conoscevo il sonetto – raccapricciante. 🙂

    E, giacché se ne parla, Foscolo drammaturgo dove lo mettiamo? Infinite tragedione in cui nulla accade, tutti declamano, minacciano, delirano, raccontano, maledicono – ma nulla, nulla, nulla accade. Altrettanti suicidi teatrali, culminati con la fatale battuta “S’avanza Ajace, Re dei Salamini!” che fece scoppiare tutta un’annoiatissima Scala in un coro di cachinni.