Cose Minori

Confesso (senza particolari sensi di colpa) una debolezza per le cosiddette opere minori. Quelle meno conosciute, quelle meno considerate, quelle che, quando le citi, sette interlocutori su dieci ti guardano tra il blank e il sospettoso.

Se poi l’autore in questione ha scritto un singolo romanzo storico a titolo d’esperimento – e l’esperimento è unanimemente considerato non dei più riusciti – statene certi: è mio.

opere minori, charlotte brontë, shirley, edmund dulacCharlotte Brontë, per dire. Charlotte ha scritto un solo romanzo che possa essere considerato storico: Shirley, ambientato durante le guerre napoleoniche. Opera minore – scritta in cerca di evasione durante la malattia mortale di Branwell, Anne ed Emily, spigolosa e ineguale e con un principio di MarySuismo. Epperò non so che farci: adoro Shirley. Lo adoro per quel che c’è di ben riuscito (Robert Moore, la famiglia Yorke, il Reverendo Helstone, e i curati… oh, i curati!) e perché quel che non funziona del tutto è una meravigliosa finestra sul processo di evoluzione di Charlotte-La-Scrittrice, su certi meccanismi che valgono per molti scrittori, nonché sulla mente di Charlotte-La-Donna. opere minori, dickens, barnaby rudge

Dickens invece di romanzi storici ne ha scritti due: il celeberrimo A Tale Of Two Cities (uno dei più letti tra i suoi lavori) e il dimenticato Barnaby Rudge. Indovinate qual è il mio prediletto? BR è una vicendona un po’ vaga ambientata sullo sfondo dei Gordon Riots – una quasi-surreale sollevazione anticattolica nella Londra del primo Settecento – con un protagonista eponimo che dev’essere una delle meno riuscite creazioni dickensiane e una coppia di Primi Amorosi di cartoncino. Ma il povero, matto Lord Gordon e il suo perfido segretario, il corvo Grip (cui si ispirò Poe), la cameriera Miggs, la sera d’inverno nella locanda a Chigwell e l’assalto alla prigione di Newgate… Ah! Può darsi che non sia il più coerente dei romanzi, ma là dove funziona è firstest rate.

opere minori, steinbeck, cup of gold, la santa rossaSe poi veniamo a Steinbeck, sono messa ancor peggio: Cup Of Gold (pubblicato in Italia come La Santa Rossa), non solo è il mio Steinbeck preferito, ma in tutta probabilità il solo Steinbeck che mi piaccia davvero. E immagino che questa sia un’ammissione molto grave, perché CoG è ‘prentice work, e si sente che l’autore (ventisettenne all’epoca) sta cercando la sua voce. Tuttavia sono affascinata da Henry Morgan che, ben al di là del suo enorme successo piratesco, per tutta la vita insegue chimere  e s’impania nelle sue stesse menzogne in cerchi concentrici.

E in una vena simile, confesso ancora che, se parliamo di A.C. Doyle, le mie preferenze vanno decisamente alle avventure del Brigadiere Gérard, che tra tutti i lavori di Hesse prediligo Il Giuoco Delle Perle Di Vetro, che in fatto di Yourcenar ricordo con maggior piacere L’Opera Al Nero che non Le Memorie Di Adriano, che di Kipling preferisco i racconti ai romanzi… e potrei continuare a lungo.

Non so: qualche volta è per l’ambientazione storica, qualche volta perché mi piacciono le spigolosità di un autore in via di formazione, e qualche volta – sospetto – per spirito di contraddizione. Ma credo che ad attirarmi più di tutto siano le imperfezioni impigliate nella grana della scrittura, il contrasto tra ciò che funziona e ciò che non funziona, l’attrito con il genere inconsueto o inadatto, le smagliature che lasciano intravedere l’interno del meccanismo… E forse anche, lo ammetto, il piacere di una predilezione solo mia – o quasi. Che volete farci? Ciascuno è sentimentale a modo suo

E voi? Quali sono le vostre opere minori preferite? E perché?

 

 

 

Cose Minoriultima modifica: 2011-12-05T08:10:00+01:00da laclarina
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4 Commenti

  • Non so se possa essere definita un’opera minore ma sicuramente non è tra le prime opere dell’autore che saltano alla mente: Il Diario di Eva di Mark Twain, è uno dei miei libri preferiti. Semplice, lineare, sincero, sconfina in una tenerezza che non sembra proprio adattarsi al classico cinismo dello zio Mark.
    Giulia

  • Battendo come faccio io i bassifondi della letteratura, madame, qui tutto quel che c’è è “minore”, a detta di alcuni.

    Fra gli autori seri (hahaha), pregiudicai gravemente la mia maturità scientifica offrendo come romanzo del quale discutere con l’arcigno esaminatore di inglese, Northanger Abbey, della Austen.
    Questo, ahimé, ben prima che l’insopportabile piccola oppiomane diventasse popolare col pubblico dei cinematografi.
    Cominciò a strillarmi in faccia che era un’autrice “silly, useless and best forgotten”.
    Aggiungere alla lista dei miei autori di riferimento Meredith (Cassandra of the Crossways, The Shaving of Shagpath), Beerbohm (Zuleika Dobson) e fra i poeti il buon vecchio John “Suicide Kid” Donne non migliorò la mia situazione.
    Mi caricò di insulti.

    E un paio di giorni or sono ho segnalato Verdi Colline d’Africa come il mio lavoro preferito di Hemingway.
    Fatto che non ha suscitato particolare entusiasmo nella sala.

  • @Giulia: non conosco, ma mi hai fatto venir voglia di leggerlo.

    @Davide: Monsieur, come avrei voluto assistere a questo esame! 🙂 Ma Aunt Jane? Silly, useless, and best forgotten? J’adore La Tante Jane, moi…

  • Come dicevo, della Austen salvo solo Northanger.
    Questione di gusti (o mancanza dei medesimi).

    La mia maturità fu nasty, brutish and short – commissione ostile ed aggressiva, totalmente priva di umorismo.
    Prima domanda del pachiderma di inglese “Just talk!”
    Mia risposta, “In English, I suppose?”
    Da lì le cose presero una brutta piega…

    Non mi ripresi mai dal trauma.
    Loro neanche.