A Lume Di Candela

candele, luce di candela, romanzo storico, ricercaChiamiamola… boh, ricerca sul campo?

Qualche giorno fa una combinazione di guasto alla rete elettrica e giornata corta e bigia – come si conviene in vista del solstizio d’inverno, d’altra parte – mi ha costretta a un viaggetto nel tempo per un pomeriggio e parte di una sera.

Fuoco per riscaldamento e candele per luce e, una volta esaurita una batteria che per vari motivi era quasi scarica di suo, niente computer. E così ho lavorato, letto e scritto a mano nella stanza con il caminetto – e a luce di candela.

Non è che non fosse mai successo prima, ma stavolta ho preso appunti su gioie, practicalities e improbabilità dell’illuminazione a fiamma libera, e ve ne rendo partecipi. 

candele, luce di candela, romanzo storico, ricerca1) La luce di candela è fioca. Molto. Due candele accese in una stanza 5×5 arrivano agettare un cerchiolino di luce gialla grande abbastanza per una pagina e lasciano il resto della stanza nella semioscurità. A patto di tenere la fiamma bene alimentata, si legge meglio accanto al camino – a patto di sedere in basso e tenere il libro orientato nel modo giusto. E provandoci si acquisisce una nuova comprensione della storia del piccolo Kipling che si rovina gli occhi leggendo di nascosto alla luce di un fuoco magro. Nonché un nuovo rispetto per tutti quegli scrittori che hanno prodotto capolavori a lume di candela… On the other hand, anche senza voler leggere, scrivere o cucire, la quantità di luce è limitatissima. Vista da un’altra stanza attraverso una porta a vetri, la luce di due candele è un pallidissimo alone bigio, e vista attraverso una finestra da una distanza qualsiasi, ci vuole spirito d’osservazione per rendersi conto che la stanza non è al buio. Con quattro candele (un lusso sfrenato) le cose migliorano un po’, ma occorre alimentare seriamente il camino (altro lusso) per avere anche solo un po’ di quella luce dorata che “piove dalle finestre” o “splende nelle fessure della porta” in tante descrizioni.

2) La luce di candela è instabile. Voi sospirate sui tormenti del protagonista e la fiamma tremola. Voi girate pagina e la fiamma sussulta. Voi urtate involontariamente la gamba del tavolo e la fiamma vacilla. Qualcuno si muove a tre passi di distanza e la fiamma ballonzola. Qualcuno pare una porta e la fiamma sternutisce, crepita, soffia, fa del melodramma e mostra la sua disapprovazione riducendosi a un lucignolo clorotico. E tutto questo senza contare gli spifferi. Casa mia è abbastanza vecchia da avere spifferi e correnti in ogni dove – specie nelle notti di vento. E uno spiffero è sufficiente a dare le convulsioni alla fiammella. E se può essere graziosa a vedersi con le sue intemperanze, una fiammella convulsa non fa proprio nulla per facilitare la lettura. A volersela portare in giro, poi, la candela è infelicissima. Occorre proteggere la fiamma con una mano, se non si vuole che si spenga al primo angolo voltato – e salire le scale con una candela e le gonne lunghe è scomodo, pessimo per la reputazione e francamente pericoloso. Provate, o signore, a reggere candela e gonne e proteggere la fiamma con la normale dotazione di mani, senza mostrare le caviglie e senza darvi fuoco. Provate – e ricordate che proprio non volete lasciar spegnere la candela, perché una volta spenta…

3) La luce di candela è scomoda da procurarsi. I fiammiferi sono stati inventati negli Anni Trenta dell’Ottocento e commercializzati più tardi. E anche ad averli, basta che siano un po’ umidi per rendere l’operazione di accendere una candela assai poco agevole. Figurarsi con l’acciarino – ma in realtà la cosa più comune era accendere al fuoco o a un’altra candela. Il che significa che, se la candela si spegne a metà scala, non resta che andarsene a dormire nel buio pesto, oppure tornarsene a tentoni al camino o all’altra candela, riaccendere e ricominciare daccapo l’ascesa. candele, luce di candela, romanzo storico, ricerca

E tutto ciò, badate, è stato sperimentato usando candele di cera d’api, di buona qualità e con lo stoppino industriale che non è necessario smoccolare. Figuratevi quando si trattava di candele di sego o, peggio ancora, di stoppini di giunco immersi nel sego – e quelli avevano tutta una collezione di problemi di durata, di colature, di odori…

Ma per il sego credo che mi fiderò dei romanzi altrui, perché non sono certa di voler fare la prova.

Non credo proprio.

Non penso…

O Forse…

Magari una volta sola…

Hm. Qualcuno ha idea di dove potrei procurarmi una candela di sego?

A Lume Di Candelaultima modifica: 2012-12-03T08:04:00+01:00da laclarina
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4 Commenti

  • Ogni occasione è buona per accrescere il proprio bagaglio esperienziale… e per rendersi conto di come si stava peggio quando si stava peggio.
    Qui in Astigianistan i black-out sono abbastanza normali – aspetto problemi per gennaio-febbraio, o in occasione della prima grossa nevicata – per cui abbiamo casa imbottita di torce elettriche e pacchi di batterie.
    C’è anche un generatore autonomo, in caso di collasso della civiltà.
    E ho anche un paio di pacchi di candele – ma non di sego, sorry.

  • Ah be’, ma se non sono di sego non le vogliamo. 🙂

  • Premetto che non ho la più pallida idea se qualcuno commercializzi ancora le candele di sego.

    Però l’atmosfera del post è affascinante. Sabato mi sono messo a fare calcoli, di quelli pesanti, che riempiono una dozzina di pagine. Ho scritto tutto a mano, come si faceva una volta, anche perché è difficile fare calcoli scrivendo le formule al computer, troppo faticoso e lento.
    Nel mentre, ho avuto un’illuminazione: ormai le cose scritte a mano mi appaiono precarie, e mi sento al sicuro soltanto dopo averle digitalizzate o trascritte al computer. Quindi, stamattina, per prima cosa ho passato allo scanner le pagine di conti e le ho archiviate in attesa che il materiale sia pronto per la stesura definitiva.
    Non so se accade lo stesso a voi letterati, ma la scrittura a penna mi lascia un senso di incompiutezza.

  • Incompiutezza, dici? Be’, vedere un racconto/romanzo/play stampato in TNR corpo 12 – o su uno schermo, for that matter – mi dà un’impressione di compiutezza, ma credo che si tratti di qualcosa di diverso rispetto a quello di cui parli.
    On the other hand, quel che è scritto a mano mi sembra più difficile da rimaneggiare, in qualche modo. Il contenuto della pagina elettronica è fluido, modellabile. Ci si può sperimentare sopra senza timore di perdere tutto o di far danni. Ma questa è un’altra cosa ancora.