Dic 9, 2012 - musica, teatro    6 Comments

Lohengrin

In onore dell’apertura della Scala, l’altra sera, un po’ di Wagner, volete? Il meraviglioso preludio del Lohengrin, nell’esecuzione dei Wiener diretti da Kempe.

E non è per rovinare l’atmosfera, ma non so trattenermi dal raccontare questa storia; si narra che una volta, al Metropolitan di New York, la barca-cigno sia scesa dal cielo al momento culminante dell’ultimo atto e poi, per qualche eccesso di zelo dietro le quinte, se ne sia ripartita vuota e in anticipo verso le regioni celesti. Lasciato a piedi, il tenore (credo che fosse Lauritz Melchior) guardò sconsolato la barca che se ne volava via, poi si voltò verso il pubblico e domandò: “A che ora è il prossimo cigno?”

Applausi oceanici – manco a dirlo.

Cercate di non perdere l’ultimo cigno, e buona domenica.

Lohengrinultima modifica: 2012-12-09T08:12:00+01:00da laclarina
Reposta per primo quest’articolo

6 Commenti

  • L’ho sentita anch’io quella del cigno fuggitivo.
    Fa il paio con il plotone d’esecuzione della Tosca che invece di impallinare Cavaradossi fucila Tosca e poi si butta da Castel Sant’Angelo… al Met certe cose succedevano.
    Buona domenica.

  • Non solo al Met. Ho visto personalmente un plotone d’esecuzione schierarsi in duplice riga per la fucilazione di Cavaradossi – prima riga in ginocchio, spall’arm… E nel sollevare i moschetti, ogni singolo soldato della riga posteriore ha abbattuto il tricorno del soldato inginocchiato davanti – tutti tranne uno. E’ stato epico.
    Oppure uno Jago gettarsi il mantello sulla spalla nel rientrare dietro le quinte e urtare la prima di una fila di picche appoggiate al muro, facendole precipitare tutte in scena come le tessere del domino. Notevole anche quello.
    Girando per teatri d’opera si raccolgono di queste perle… Magari una volta o l’altra ci farò un post.

  • E quando – non ricordo in quale teatro – misero un trampolino elastico al posto dei materassi per il salto della Tosca?
    (la Tosca, mi dicono, è notoriamente opera maledetta poiché, richiedendo un cast ridotto, è il classico di chiusura di stagione, quando stanchezza e fretta erodono la qualità del lavoro d’insieme – la Tosca è perciò l’opera lirica col maggior numero di disastri in classifica)

  • La storia della Tosca rimbalzante gira in una tale quantità di versioni che a volte mi domando – ma è sempre meravigliosa. Mai letto Gerry Durrell e la Tosca di Corfù in onore del re di Grecia?

  • Manca, ma mi risulta uno Iago preso a fucilate da uno spettatore troppo coinvolto, ai primi del novecento, credo a Messina.
    E poi naturalmente il cavallo imbizzarrito che piomba sui timpani all’Arena di Verona (credo fosse l’Aida ma non sono sicuro… un dettaglio nella storia però mi assicura che il regista fosse Zeffirelli).

    Ho qui sullo scaffale Great Operatic Disasters, di Vickers , che è consigliatissimo anche per la bellissima introduzione di Peter Ustinov.
    E poi c’è un volume, di un autore italiano che non ricordo, che si intitola Figaro Qua, Figaro là, che è una specie di manuale di sopravvivenza per l’opera, che include aneddoti piuttosto interessanti.

  • Ho letto Vickers – è da lì che viene il cigno di Melchior. E mi par di ricordare che “Anche il Buffo nel suo piccolo” di Dara abbia una collezione di aneddoti.
    Il mio prediletto di tutti i tempi forse resta la Monserrat Caballé che a Parigi, nei panni di Violetta, irrompe alla festa di Flora non dalla porta, ma dal caminetto.
    E poi, a proposito di Jago, vale la pena di sentire Leo Nucci che racconta del bouquet di rose arrivatogli in fronte mentre raccoglieva gli applausi dopo un Otello. “Qui. In mezzo agli occhi. Con un po’ troppa precisione per non essere punitivo…”