Mar 25, 2013 - scribblemania    10 Comments

Il Club Delle Tre Pagine

Molti anni fa, quando ero una fanciulla con più tempo libero di quanto ne abbia ora, volevo avviare con la mia amica P. un gruppo di scrittura chiamato The Three Pages Club.

La faccenda doveva funzionare così: ogni due mesi, a turno, un membro avrebbe proposto tre regole. Tre regole di qualsiasi tipo: contenuto, forma, restrizioni, temi o elementi narrativi obbligatori, stile, registro, tono… Nel corso del mese successivo, ciascun membro avrebbe scritto un racconto della lunghezza approssimativa di tre pagine, rispettando le regole in questione. Alla fine del mese, tutti i racconti sarebbero stati caricati sull’apposito sito o blog – strettamente riservato ai membri del gruppo. Per il mese successivo si sarebbe letto, discusso e offerto critica costruttiva. Dopodiché il membro successivo avrebbe dettato le sue tre nuove regole, ricominciando daccapo il gioco. Chi dettava le regole era, per i suoi due mesi di carica, deputato a moderare la discussione. Qualora qualcuno avesse proposto una regola manifestamente impraticabile, gli altri membri avevano la possibilità di bocciarla se avessero raggiunto l’unanimità in proposito. Se fosse ammissibile o no bocciare più di una regola per tornata era ancora materia di discussione quando il progetto naufragò.

Scarse adesioni, dubbi sulla procedura, timore che un mese di tempo fosse troppo poco per scrivere, timore che un mese di tempo fosse troppo per rimanere motivati e coesi, terrore che la discussione degenerasse prima o poi in rissa…

Sinceramente mi dispiace ancora un pochino che the TPC non sia mai andato in porto. Mi attraeva la combinazione di gruppo di scrittura, possibilità di esplorare il rapporto tra vincoli e creatività, e società giocattolo.

Se avessi tempo, mi piacerebbe riprovarci. Ma d’altra parte, se avessi tempo mi piacerebbe riprendere a sciare e cavalcare, prendere lezioni di disegno, viaggiare di più, studiare il Tedesco come si deve… Suppongo che il TPC resterà nel fumoso reame delle idee irrealizzate. Però, se qualcuno di voi avesse voglia di mettere in pratica, si accomodi pure.

Magari poi fatemi sapere come è andata.

Il Club Delle Tre Pagineultima modifica: 2013-03-25T08:10:00+01:00da laclarina
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10 Commenti

  • Ho sempre sospettato che queste iniziative appartengano al mondo dei sogni. Come ammetti tu stessa, le giornate non bastano mai, e serve una motivazione più che ferrea per assumersi impegni e scadenze rigorose.

    Comunque sono idee molto fascinose, magari un pizzico “vittoriane”: i club, i circoli (Pickwick), le riunioni, le letture pubbliche. Sospetto che ormai viviamo in un mondo frettoloso e egocentrico; per non dire della sporcizia che, cronaca recente, si accompagna ai (cosiddetti) grandi premi letterari.

  • L’idea è buona e stimolante; ma come tutte le iniziative giovanili, l’entusiasmo prevarica tutto; mi spiego.
    La proposta di riprendere quell’iniziativa non mi sembra tanto peregrina, a patto che – secondo me, se posso permettermi -tu detti le tue “conditio sine qua non” per tutelarti, ma mi sembra rispettoso anche nei confronti degli altri no?
    Una su tutte, ognuna dovrebbe scrivere la sua opera no?
    Almeno credo, non so.
    Ciao, Enzo

  • @Simone: mi è sempre spiaciuto molto che la faccenda non sia mai decollata, e ogni tanto se ne parla ancora con nostalgia. In anni successivi ho fatto parte di gruppi di scrittura, e tutti avevano scadenze e termini di qualche tipo – un po’ perché le scadenze sono magnificamente utili, un po’ per filtrare chi era davvero interessato da chi non lo era. Funzionava. Almeno per un po’. Poi diventava troppo impegnativo, o si cominciava ad annoiarsi, o non ci si trovava più bene… ma dopo tutto non era un matrimonio, ed era sempre possibile salutare, ringraziare e uscire con grazia.

  • @Enzo: non sono sicura di capire il punto. Certo che ognuno dovrebbe scrivere – è proprio il punto di tutto il gioco. E le regole, valide per due mesi soltanto, servono… non tanto a tutelarsi (da che, tra l’altro?), quanto a rendere interessante il tutto. Ho notato che non c’è niente come una serie di limiti per stimolare le idee…

  • Non sono stato felice eh? Ci riprovo.
    Con quel che ho scritto prima, volevo intendere: ogni membro dell’iniziativa dovrebbe scrivere la propria opera, non certo lavori da combinare in un solo romanzo.
    “Tutelarsi” forse assume un’accezione un po’ forte in effetti, ti chiedo scusa per il misunderstanding; volevo riassumere altro, siccome ognuno ha “la sua marcia” come scrittore, credo che sia un pot pourri unificare lavori di vari autori.
    Spero di essermi spiegato ora.
    Enzo

  • Ah, adesso capisco. Scusa tu – a volte sono densa, e forse non mi sono spiegata bene nel post. No, no: ciascuno scrive il suo racconto alla sua maniera e secondo il suo gusto – nei limiti delle regole imposte dal Mr Pickwick di turno – indipendentemente dai racconti altrui e indipendentemente da quel che si è scritto nei mesi precedenti. Non è un round robin e non è scrittura collettiva.

  • I gruppi di scrittura esistono e funzionano – vivono di privacy, per cui di solito non scopriamo che esistono finché non viene pubblicato qualcosa che nel gruppo di scrittura è nato e si è sviluppato.
    Quindi, credo che i problemi nel creare una cosa del genere non siano nella pratica, ma nel trovare persone interessate e (forse) nel non mettere giù delle regole troppo ferree.
    Però si può fare.
    Si fa.
    Si sta facendo.
    Quindi non cestinerei l’idea.

  • Guarda che mi piace molto sta cosa, è davvero interessante; ne potrebbe uscire un bel risultato.
    Un’opera che avrebbe diverse interpretazioni ed un solo punto di partenza.
    Perché non le ricontatti e lo riproponi alle tue amiche?
    Enzo

  • @Davide: tutti eravamo d’accordo sul fatto che il funzionamento e la… consistenza delle regole dovessero essere rodati strada facendo – però la necessità di averle era fondamentale. Era quel che doveva fare del TPC quel che era, per le ragioni che ho detto. E l’idea non è mai stata cestinata del tutto, solo che…

    @Enzo: had I but time and world enough! Faccio fatica a seguire i miei progetti di scrittura, figurarsi infilarci dentro una produzione bimestrale di racconti. Il che, a ben pensarci… Ecco, di sicuro mi farebbe bene. E a dire il vero ho abbastanza smesso di scrivere racconti. Mai stati veramente la mia tazza di tè. Preferisco di gran lunga i vasti spazi di un romanzo o il rapporto diretto col pubblico del teatro. Col che non voglio dire che… No, per quanto voglia girarci attorno, il problema vero è sempre il dannato tempo – e non solo per me.

  • Già le scelte!